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“Il 2021 sarà l’anno della rinascita?” È una delle domande più quotate del mondo, in questi mesi. Ma il quesito che attanaglia promoter, dj e adetti ai lavori è un altro, ancora più specifico: “da che momento del 2021 si potrà pensare ad un ritorno alla normalità?” Sì perché, come sempre accaduto, tutto – dal lancio di un album, all’organizzazione di un tour o un festival – ha bisogno di mesi di accurato planning.
Come sarà il 2021, quindi, per chi spera di tornare a ballare? Per ora il sentimento è quello di un cauto ottimismo anche se, sotto il silenzio stampa, sembra essere tutto un ribollire di idee e un continuo – inevitabile – posporre di decisioni da prendere. L’effetto domino sarà una cosa molto probabile: come accaduto la scorsa primavera, quando la cancellazione di alcuni grandi festival interazionali (vedi Ultra Miami) diede il via a una raffica interminabile di altri rinvii, lo stesso potrebbe verificarsi nei primi mesi del prossimo anno, ma al contrario. Tanti promoter potrebbero lasciarsi influenzare dalla propensione al rischio di alcuni flagship-festival e decidere di tornare a investire soprattutto per la seconda parte del 2021.

Ultra Taiwan a parte – l’unico evento internazionale svoltosi negli ultimi 9 mesi, non senza qualche polemica relativa ai guest DJ che avrebbero violato la quarantena per ritrovarsi nella hall dell’hotel in cui erano alloggiati – i segnali per un anno all’insegna dei sound system finalmente accesi sono contrastanti. Tomorrowland ha già annunciato che la sua sedicesima edizione si farà a luglio prossimo, come da tradizione. Intanto, però, incassato il successo dell’edizione virtuale, continua a investire sul suo ‘Digital Festival’ in programma per Capodanno con tantissimi ospiti internazionali. Ultra Music Festival sventola fieramente sul suo sito le date del 26, 27 e 28 marzo quando – speriamo – l’iconico Bayfront Park accoglierà nuovamente decine di migliaia (o saranno molti meno?) di eccitati festival-goer. Electric Daisy Carnival si accoda e conferma le date per i suoi eventi in Messico (16-18 aprile), Las Vegas (21-23 maggio) e Portogallo (18-20 giugno). L’inglese Creamfields ha già annunciato da mesi una line up davvero clamorosa per l’agosto del 2021 e sembra sicuro di poter tornare ad infangare gli stivali dei suoi incrollabili partecipanti nelle colline piovose di Daresbury. In Italia, due nomi su tutti: Nameless Music Festival ha da tempo pianificato le date tra fine maggio e inizio giugno (ricordiamo l’atteso cambio di location di 200.000 m2 a Poncia), mentre Decibel Open Air ha recentemente annunciato che si svolgerà a metà settembre al Parco delle Cascine di Firenze. C’è poi il capitolo Ibiza che, capitanata dagli annunci di line up faraoniche di Hï Ibiza, sembra prepararsi a una stagione 2021 davvero infuocata. Insomma, le file di “chi ci crede” si stanno lentamente ma inesorabilmente ingrossando, con grande entusiasmo da parte di tutto il comparto, dai dj che potranno tornare sui palchi che non calcano da marzo ai raver che avranno l’opportunità di tornare, frementi, sotto cassa.
Non tutti sono però disposti a credere che, soprattutto nei primi sei mesi del 2021, si potrà tornare al volume di affari pre-covid19. Il Time Warp 2021, per esempio, ha recentemente comunicato un nuovo rinvio delle date dal 30 marzo al 30 ottobre. Lo spostamento è dovuto, dobbiamo dirlo, alla momentanea indisponibilità della location trasformata in un centro vaccini, tuttavia sembra che agli organizzatori questo slittamento vada più che bene. Altri nomi storici come BUKU Music + Art Festival, Glastonbury e Lollapalooza hanno dichiarato – chi in maniera ufficiale, chi informale – di essere orientati a tornare non prima della festival season 2022. Una chiara indicazione del clima di incertezza che si respira e della difficoltà di programmare ingenti investimenti senza certezze di un ritorno economico, anche minimo.

La casistica è varia, così come gli umori degli addetti ai lavori. Ciò che si respira, però, è una enorme voglia di ritorno alla normalità. O meglio, di ritorno all’eccezionalità dei party, al caleidoscopisco clima di festa, magica spensieratezza e unione che solo ceerti concerti, raduni, festival e party riescono ad offrire. Visto e accettato questo fisiologico entusiasmo e questo incalcolabile desiderio di evasione dopo tutte le privazioni a cui siamo stati sottoposti, possiamo ragionevolmente ipotizzare che il 2021 sarà l’anno in cui – una volta usciti dalla pandemia grazie al vaccino – festival e i party vedranno un sostanziale rimbalzo delle presenze rispetto agli scorsi anni. Se, come alcuni scherzosamente (ma non troppo) dicono, la festival season 2021 sarà l’occasione di festeggiare due anni in uno, possiamo di conseguenza aspettarci che gli eventi, non potendo aumentare a dismisura la propria capacità, aumenteranno la loro durata per far fronte a una domanda più grande del solito? Questa necessità di svago – magari a un prezzo ragionevole e su scala locale – sarà abbastanza sostanziosa da ridare slancio agli investimenti di molte realtà di medie e piccole dimensioni che corrono il rischio di non riaprire più dopo un anno di stop?
Banalizzando questa delicata e complessa questione, il 2021 sarà davvero l’anno del 2×1, in cui rifarsi – a tutti i livelli – di un anno di calma piatta? Vedremo. Speriamo. Il nostro settore se lo meriterebbe, per quanto ha sofferto e per quanto poco è stato considerato. Per intanto possiamo solo rispettare le regole e sperare nel vaccino, consci che i nostri comportamenti hanno una grande influenza non solo sull’oggi, ma anche sull’estate che verrà.
17.12.2020