• MERCOLEDì 07 GIUGNO 2023
Interviste

60 seconds with Ràkale

Il dj e producer italiano, le sue nuove produzioni, la sua capacità di guardare sempre avanti. E quell’hobby che verrà.

 

Ràkale è il nome d’arte del dj e producer italiano Dodi Palese, lo stesso nome scelto per la sua etichetta discografica creata nel 2017. Sin dalla sua prima release per la label tedesca Compost Records, Dodi Palese ha saputo mostrare eclettismo e trasversalità, caratteristiche che ritroviamo nella sua nuova produzione, ‘Irregular Step’, uscita sulla Funnuvojere di Massimo Pagliara. Ecco le sue risposte in 60 secondi.

 

 

Il primo disco che hai comprato?
Sono cresciuto tra i vinili, mio padre ha una radio locale. Ho iniziato a comprare dischi a 14 anni, quando ho affinato i miei gusti musicali: tra i primi c’erano sicuramente “Bless The Funk” di N.Y. Connection, “Put Your Hands” di Shellback, “Stand Tall” di Department Of Soul e “I Know You Need It” di Groove Syndicate, tutti del 1996.

I tuoi idoli quando eri agli inizi?
Quando ho iniziato i miei idoli erano alcuni dj locali del Salento come Mela, Maurizio Macri, Dario Lotti, Dj F… Erano anni nei quali non c’erano i social, era quasi impossibile seguire un dj internazionale per farlo diventare un idolo. I miei idoli erano miei amici: sono stato fortunato.

Se non fossi diventati dj adesso saresti…
Sono diplomato in ragioneria…

Che lavoro hai fatto prima di diventare dj a tempo pieno?
Ragioniere in un’azienda commerciale.

La spesa più folle che hai fatto con i primi soldi guadagnati da dj?
Mai fatto spese folli: guadagno come dj ma non ancora così tanto da potermi permettere follie.

Le tue serie tv preferite?
Gomorra e Narcos. Viste e riviste. 

Il tuo rapporto con i social?
Non male direi, cerco di usarli il giusto. Sono diventati anche un modo per scoprire nuova musica e nuovi talenti. Mi ci diverto e li vivo con leggerezza. Ne riconosco la potenza ma cerco di non diventarne succube.

I tuoi hobby?
Credo il fai da te. Dico ‘credo’ perché in realtà non l’ho ancora mai praticato a causa della mancanza di tempo, ma mi sto organizzando. Ora i miei figli stanno crescendo e credo che potrebbe essere un buon modo per divertirci insieme.

Che cosa suggerisci ai giovani che vogliono diventare dj o producer?
Lavorare duro, ogni giorno e metodicamente. Bisogna considerarlo un lavoro come tanti altri, come fare l’impiegato ad esempio. Ovviamente sono indispensabili passione e dedizione, che vengono naturali soltanto quando si ama profondamente quello che si fa. Non è un lavoro facile, non è un gioco. Ma ne vale la pena!

Un errore che non rifaresti?
Sinceramente? Non ho rimorsi. Credo che nella vita siamo il risultato di ogni nostro passo, anche di quelli falsi. E se oggi sono quello che sono, e tutto sommato sono una persona soddisfatta, lo devo ad ogni esperienza. Poi sono uno che guarda sempre avanti, mai indietro.

La scelta migliore della tua vita?
Fare il dj, far diventare questa passione un lavoro vero, fatto di impegno e sacrificio ma anche di qualche soddisfazione. Ho scommesso su me stesso, ci ho creduto e non mi sono risparmiato. Oggi posso dire che era la scelta giusta.

 

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Dal 1996 segue, racconta e divulga eventi dance e djset in ogni angolo del globo terracqueo: da Hong Kong a San Paolo, da Miami ad Ibiza, per lui non esistono consolle che abbiano segreti. Sempre teso a capire quale sia la magia che rende i deejays ed il clubbing la nuova frontiera del divertimento musicale, si dichiara in missione costante in nome e per conto della dance; dà forfeit soltanto se si materializzano altri notti magiche, quelle della Juventus.

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