• LUNEDì 05 GIUGNO 2023
Interviste

60 seconds with Pellegrino

Il dj e producer partenopeo, il suo ultimo EP, la sua anima multiforme e il primo disco comprato, una chicca per veri intenditori

 

Cantautore, musicista e dj, Pellegrino Snichelotto (per tutti Pellegrino) da anni è un riferimento per quanto riguarda le avanguardie sonore provenienti da Napoli e dintorni; collezionista di strumenti musicali analogici, è anche fondatore della Early Sounds, etichetta discografica che quest’anno festeggia il primo decennale di vita, distribuita in tutto il mondo dall’olandese Rush Hour. A settembre è uscito il ultimo EP ‘Quimere’, che Pellegrino ha realizzato insieme al collettivo Zodyaco, da lui fondato. È il momento di conoscerlo meglio con le sue risposte in 60 secondi.

 

 

Il primo disco che hai comprato?
‘The Black Saint And The Sinner Lady’ di Charles Mingus (1963).

I tuoi idoli quando eri agli inizi?
Joe Zawinul e Larry Levan: in realtà è difficile citarne soltanto un paio. La somma di tutti, elaborata e filtrata attraverso le propria percezione, ci influenza e ci rende ciò che siamo.

Se non fossi diventato dj adesso saresti…
Uno che sogna di diventarlo.

Che lavori hai fatto prima di diventare dj a tempo pieno?
In realtà da sempre sono molto vicino al mondo della musica e dei club in un modo o nell’altro; frequentavo l’ambiente sia in Italia sia all’estero e producevo anche prima di fondare nel 2012 la mia etichetta Early Sounds Recordings. Quindi direi produttore discografico e distributore di dischi, altra attività che ho lanciato durante la mia lunga permanenza a Berlino.

La cosa più pazza che hai fatto con i primi soldi guadagnati con la musica?
Non è mai una pazzia comprare dischi e synth…

Le tue serie tv preferite?
The Wire, i Sopranos, rimasta per me iconica (RIP Gandolfini), 1992 e True Detective (la prima stagione).

Il tuo rapporto con i social?
Li uso principalmente per lavoro, anche se alle volte capita che mi perda in flussi infiniti di scroll e video. Tendo a dividere abbastanza nettamente la mia vita privata dal lavoro di dj e produttore, sarò un boomer ma credo che la vita vera si consumi fuori dai social.

I tuoi hobby?
Abbraccio passioni che mi esaltano ed entusiasmano per periodi più o meno brevi, le uniche che sono rimaste costanti nel tempo sono mare (vero amore indissolubile), fotografia, lettura, storia del ‘900 e ultimamente lunghe passeggiate in moto.

Che cosa suggerisci ai giovani che vogliono diventare dj o producer?
Seguite l’istinto e siate sinceri rispetto a ciò che fate e poi tanta, tanta pazienza. In sintesi ci vogliono 5% di talento, 5% di fortuna, 90% di tenacia.

Un errore che non rifaresti?
Accompagnarmi a persone negative e tossiche, ma più che un errore credo sia una fase imprescindibile del percorso, per imparare a capire chi siamo e quanto siamo disposti a rischiare per raggiungere gli obiettivi che ci siamo preposti.

La scelta migliore della tua vita?
Rinnovare ogni giorno il bisogno di provarci.

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Dal 1996 segue, racconta e divulga eventi dance e djset in ogni angolo del globo terracqueo: da Hong Kong a San Paolo, da Miami ad Ibiza, per lui non esistono consolle che abbiano segreti. Sempre teso a capire quale sia la magia che rende i deejays ed il clubbing la nuova frontiera del divertimento musicale, si dichiara in missione costante in nome e per conto della dance; dà forfeit soltanto se si materializzano altri notti magiche, quelle della Juventus.

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