• SABATO 03 MAGGIO 2025
Interviste

‘Ruit Hora’ è il titolo degli ultimi 4 anni (e dell’album) di Valentini

Valentini ha pubblicato 'Ruit Hora', un disco complesso e vissuto

Foto: Alessio Panichi

Valentini non è solo un produttore e un compositore, ma un musicista a tutto tondo che esplora la propria arte mettendo a nudo i propri sentimenti e le proprie insicurezze. Da alcune settimane è possibile ascoltare il suo nuovo album, ‘Ruit Hora’. Abbiamo deciso di raggiungere l’artista per parlarne insieme e capire al meglio questo disco.

 

L’album contiene 8 tracce, ma è frutto di un lavoro durato ben 4 anni che lo ha portato a produrre (e poi a escluderne tante) più di trenta canzoni. Il titolo, ‘Ruit Hora’, è in latino e il significato letterale è “precipita l’ora”. Il senso di queste parole però allude alla fugacità del tempo e all’incombenza della morte: sentimenti che inconsapevolmente Valentini ha voluto esprimere in questo disco. Nel corso di tutta l’intervista, è emerso quanto la musica sia per lui un bisogno vero, uno sfogo e una necessità di inserire le proprie emozioni all’interno delle composizioni. E da tutto ciò è derivato il fatto che non si è quasi mai reso conto di ciò che volesse trasmettere in un determinato brano.

Tutta la produzione dell’album è stata vissuta come un flusso di coscienza in cui Valentini riversava ciò che provava in un determinato momento. Solo una volta giunta a conclusione la grande mole di canzoni, l’artista si è reso conto del filo conduttore che legava il tutto e ha deciso di realizzare questo progetto includendo alcune delle produzioni degli ultimi 4 anni. Parla quasi con imbarazzo del tema del disco affermando di preferire che siano gli altri a dire ciò che sentono, essendone lui cosciente solo in parte: ognuno può rivedersi in modi differenti. “Anche se il timore dell’inevitabile è qualcosa di comune, nel mio caso assume una forma più intensa, che a volte mi limita in alcune situazioni. E sono combattuto perchè è vero che il senso si può riassumere in questo tema, ma non voglio che all’ascoltatore passi solo questo messaggio.”

La realtà è che ‘Ruit Hora’ è, emotivamente e non solo, un album complesso che non può essere goduto e compreso appieno tramite un semplice ascolto. Nelle precedenti produzioni, come ‘When Everything’s Right’, traspariva più un senso di nostalgia che però in questo disco sembra essere stato abbandonato, lasciando spazio a sentimenti più “tormentati”. Nei vecchi pezzi partivo dall’idea di voler fare canzoni in un determinato modo: sceglievo prima la direzione che avrei voluto dare al brano, i bpm, il tipo di batteria, eccetera. In ‘Ruit Hora’ invece sono stato guidato solo dall’istinto”.

 

Il senso di angoscia e ansia è ben presente in quasi tutta la durata del disco. Una canzone come ‘Scura Maie’ non lascia spazio a molti dubbi. All’interno è stato inserito un campione vocale di un lamento funebre abruzzese. Sample che ha voluto fortemente anche per stabilire un legame ancora più profondo con le sue origini (Valentini è nato infatti nelle Marche al confine con l’Abruzzo).
A sottolineare però un’evoluzione dell’album interviene ‘4:10’ e soprattutto l’ultimo brano, ‘Mono No Aware’, in cui invece emerge la percezione di qualcosa di diverso, una presa di coscienza dell’accettazione di tutto ciò che deve accadere. “Non volevo trasmettere un sentimento di speranza, ma appunto più qualcosa legato alla rassegnazione che permettesse quindi di trovare una sorta di pace con se stessi”.

In tutti i progetti di Valentini viene a galla il suo stretto rapporto con il cinema. Esperto ed appassionato, è chiaro sia nelle sue produzioni che nei suoi videoclip, quanto anche questa forma d’arte sia per la sua musica qualcosa di imprescindibile.

Foto: Silvia Merlo

In ‘Ten’, ad esempio, il campione è tratto da una discussione tra mamma e figlio contenuta in un film del regista iraniano Abbas Kiarostami. ‘Lumen Fati’ e ‘Detentio’ erano nate come bozze di soundtrack da mandare ai registi”. Si perchè, tra i tanti lavori, Valentini si occupa anche di colonne sonore come quelle realizzate per ‘Calugem – Storia di un padre sui tetti’ e ‘Bostrico, parassita minatore’, entrambe opere dirette dal regista Giacomo Bolzani. Quest’ultimo si è occupato anche del videoclip di ‘Detentio’. “Ho subito pensato a lui l’ho fortemente voluto perchè ero sicuro che Giacomo, che è un documentarista, riuscisse a creare qualcosa che sposasse la mia idea al 100%: non volevo fosse solo un video del brano, ma più un cortometraggio”.

 

‘Lumen Fati’ e ‘Detentio’ erano nate come bozze di soundtrack da mandare ai registi”.

 

Con ‘Ruit Hora’, l’obiettivo di Valentini è sempre più chiaro: allontanarsi dal mondo del djing e del clubbing trovando un nuovo modo di esprimersi, più concettuale, tramite un mondo diverso da quello con cui ha interagito nella parte precedente della sua carriera. Infatti ci ha spiegato che, in vista di esibizioni dal vivo, abbandonerà la consolle proponendo un live set con lui alle tastiere e ai sintetizzatori e un batterista ad accompagnarlo.

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