• GIOVEDì 26 GIUGNO 2025
Interviste

La leggendaria Blacktronic di Bruno Bolla festeggia i 20 anni

Un nome leggendario e un dj tra i più importanti del clubbing italiano: Bruno Bolla racconta Blacktronic

Blacktronic è una storia lunga, che parte oltre 20 anni fa e che è l’espressione artistica più intrinseca di Bruno Bolla, uno dei nomi più storici della consolla italiana. Bolla è stato uno dei grandi protagonisti di quella stagione creativa, fervida, elegante e “alta” del nu jazz, della felicissima promiscuità di house, funk, techno, jazz e di tantissimi altri pianeti sonori che hanno orbitato e danzato, in modo gioioso e unico, insieme in un periodo storico straordinario. Tutto sotto il cappello della black music.

Bruno Bolla è diventato uno dei simboli di quel momento, e nella sua lunga carriera è riuscito a mantenere la sua identità musicale senza renderla obsoleta, al contrario evolvendosi e restando sempre attento alle novità. Questo non gli ha tolto la voglia di celebrare la sua creatura più felice e nota, Blacktronic, che ritorna in una maniera tutta nuova. Ci siamo fatti raccontare tutto dal protagonista di questa storia, ovviamente Bruno Bolla.

 

Blacktronic compie 20 anni: ci racconti come è iniziato questo viaggio?
Blacktronic inizia la sua storia nel 2003 con una compilation divisa in 2 cd, uno più soft, una selecta da warm up anche nello stile del mix impostato su un soffice fade out, l’altro più diretto al dancefloor e con mix a volte molto lunghi dove viene piu fuori la mia tecnica da dj. Tutto fatto con i giradischi live e senza tagli e cuci tecnici… un mix vecchia maniera per intenderci. Nel 2005 con gli stessi criteri esce il volume 2 e sull’onda di un certo successo di critica e vendite viene abbinato un tour promozionale in Giappone, Honk Kong e Singapore che coincide anche con le prime gig e la trasformazione in serate d’intrattenimento. Da qui la celebrazione del ventesimo anniversario nel 2025.

Che cos’è oggi Blacktronic e perché il tuo, chiamiamolo, “personal brand” è ancora così importante per te?
Blacktronic si è chiaramente evoluto negli anni. È stato un precursore di quello che oggi viene definito afro-house portando alla ribalta artisti che non erano molto popolari nei primi 2000; gente come Osunlade e Joe Claussell per esempio. Il suono di Blacktronic è sempre stato una specie di ponte tra tradizioni ed i suoni degli originatori della black music, artisti come Fela Kuti, James Brown, Manu Dibango, Curtis Mayfield, Marvin Gaye, giusto per citarne qualcuno dei più conosciuti ma anche eroi della musica brasiliana ed in generale del latin jazz o della musica afrocubana come Milton Nascimento , Gilberto Gil, Azymuth o Tito Puente, Mongo Santamaria, Irakere e molti altri. Un insieme di stili ed umori ancestrali che si fonde con le sfumature più contemporanee della musica elettronica. È diventato per me un marchio di fabbrica importante perche ha caratterizzato molto del mio lavoro degli ultimi 20 anni. Per me dopo un certo periodo da dj “classicamente” house è stato una specie di ritorno alle origini ma senza nostalgie e facili revival. Nella sostanza Miles Davis che incontra, che so, Flying Lotus o Kendrick Lamar o le realtà elettroniche nate sull’ispirazione delle band di Sun Ra.

Sei un dj di lungo corso e la tua carriera è un manifesto di come si possa far ballare tanta gente con stili e generi innovativi. Come hai cominciato? Cosa ti appassionava da ragazzo e cosa ti ha spinto a dire “nella vita voglio essere un dj”?
Ho iniziato come molti quasi per gioco. Un hobby. Mi piaceva l’idea di fare qualcosa con la musica ma mi è venuto piu facile armeggiare con dei giradischi piuttosto che imparare uno strumento. Poi con il tempo ho addirittura iniziato a vivere di questo lavoro e mi sento molto fortunato per questo. Sono quindi grato al destino che mi ha fatto questo regalo. In realtà non so come e quando è scattata la voglia di fare il dj, ricordo che inizialmente mi inccuriosiva di più la figura dello speaker radiofonico ma poi, per una serie di circostanze, mi sono ritrovato catapultato nel mondo dei club e da lì non sono più uscito.

 

E oggi, nel 2025, cosa ti spinge ancora a stare in consolle? Qual è la musica che ti fa innamorare?
Oggi le cose sono un po’ cambiate, la mia attività è diventata con il tempo molto piu diurna, la tendenza generale ai daytime mi piace molto, trovo sia più vicina alla mia idea di potere suonare musica di qualità, di avere meno vincoli e responsabilità di dovere cercare di educare il classico dancefloor da club. È una responsabilita che mi aveva un po’ stancato, per quello che, a volte, preferisco una sonorizzazione o dancefloor piccoli magari in posti inusuali e non deputati al club classico. Ho suonato per molti anni in dancefloor molto grandi e mi è piaciuto anche molto, se c’è da farlo lo faccio ancora ed anche bene, credo, ma ad oggi non è una priorità per me.

Cosa hai in serbo per i 20 anni di Blacktronic? Qualche celebrazione speciale?
Il ventesimo di Blacktronic sarà chiaramente un sunto musicale che mi piace definire quasi riepilogativo, un dj set molto lungo, senza molti schemi di bpm o sequenze, un freeform live mix coadiuvato da visual che racconteranno tante epoche musicali, esattamente come farà la musica. Passato presente e futuro in un mix volutamente scomposto, vibrante e veloce. Poi ci saranno shirt dedicate e piccoli gadget sonori a beneficio del pubblico.

Se dovessi associare Blacktronic a tre dischi iconici, quali sarebbero?
Domanda super difficile ma proviamo: Fela Kuti ‘Water No Get Enemy’, Pharoah Sanders ‘Harvest Time’, James Brown ‘Mind Power’.

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Albi Scotti
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