• MERCOLEDì 25 GIUGNO 2025
Interviste

Merk & Kremont: un’estate Oceanica

Un nuovo pezzo insieme a Jovanotti, una vita da dj e da producer: il duo delle meraviglie ci racconta la loro storia

Foto: ufficio stampa Merk & Kremont

Federico e Giordano sono due ragazzi come tanti altri. Due facce da “bravi tusi”, bravi ragazzi, appunto, in milanese. Facce pulite, sorridenti, modi educati, vestiti eleganti e alla moda senza eccessi. Ordinati. Non ordinari, di sicuro. Perché Fede e Gio hanno dei superpoteri, e nascondono una doppia identità come i supereroi. Sono, di fatto, due supereroi. Sono Merk & Kremont, due dj e due producer che fanno ballare l’Italia (e non solo) da più di dieci anni, e che producono hit da altrettanto tempo. Per i club, per i festival, per le radio, per se stessi e per tanti altri artisti. 

Il loro studio milanese, dove li raggiungiamo per l’intervista che state per leggere (molto bello, molto pulito, estremamente bianco dai muri al soffitto), è tappezzato di dischi d’oro e di platino, con i volti di tanti eroi del pop tricolore. E per l’estate 2025 M&K hanno deciso di avvalersi del supereroe per eccellenza, altro che Superman o Batman: Lorenzo Cherubini, aka Jovanotti. Insieme, i tre hanno confezionato ‘Oceanica’, sul sample di ‘Hope’ di Ninetoes (quella resa famosa da Carl Cox) che poi è una melodia di handpan firmata Ralph Mc Donald, straordinario percussionista scomparso nel 2011 ma il cui riff più famoso ancora fa la storia. 

Di questo, della musica che cambia, di Zedd e Dua Lipa, dell’EDM che “sta tornando” (cit.) e di tanto altro abbiamo parlato con Merk & Kremont. Anche di sbronze in Cina. O forse lì era con Fede e Gio, chissà…

 

Come siete arrivati a lavorare con Jovanotti per ‘Oceanica’?
M: Beh, ovviamente siamo suoi fan da sempre. Ci conosciamo dal 2018, quando abbiamo fatto un dj set in un suo incredibile pop up store a Milano, con lui che ci faceva da vocalist. Poi ci ha invitato a suonare al Jova Beach Party e ci siamo visti e sentiti in tante occasioni. Abbiamo sempre sognato una collaborazione con lui ma abbiamo aspettato il momento giusto: quando abbiamo iniziato a lavoare su questo sample ci è venuto subito in mente di sentirlo.

E…?
M: E prima di uno dei suoi concerti a Milano in quest’ultimo tour, gli abbiamo scritto. Così abbiamo sentito insieme il pezzo in camerino, dal telefono, avevamo solo la strumentale. Lui ci ha detto che era una bellissima idea e una volta spedita la traccia ce l’ha rimandata nel giro di pochissimo già finita, cantata, a posto. Una cosa fuori dal normale pe rnoi che siamo smpre qui a limare e rifare ogni dettaglio. Lorenzo invece ha registrato i take in giro per hotel in tour!

Il sample di ‘Ocenica’ è molto noto. Non è sempre semplice ottenere il clearence, ovvero il permesso legale di utilizzo di un campione musicale dal, o dagli, autori/autrici. In questo caso è stato complicato?
K: Ma guarda, in realtà no. Il sample originale è preso da una registrazione live di Ralph Mc Donald, un percussionista, ed è stato ripreso da tantissimi producer, diciamo che l’ha reso famoso Carl Cox. La nostra canzone riprende proprio il campione originale, è molto molto vecchio, anni ’70, ma ci è andata di lusso perché a chi possiede i diritti di McDonald era già successo di dare in licenza il sample, quindi ha acconsentito senza nessun problema.

Foto: ufficio stampa Merk & Kremont

Siete usciti con un singolo che si preannuncia come un bel successo. Avete un sacco di date. Cosa vi aspettate dalla vostra estate?
K: L’obiettivo è quello di vedere il pezzo crescere e sperare che entri nel cuore dei fan, di solito è un processo molto graduale.
M: È una trasformazione che si nota di settimana in settimana, quando le cose si mettono bene. Ogni data, ogni serata la gente conosce il brano di più e a un certo punto tutti lo sanno e lo cantano. Lì vuol dire che il pezzo ha spaccato.
K: È quel momento che i nostri amici chiamano “sing-a-long”, quando parte il coro.
M: L’unico ostacolo, se vogliamo, è che quest’anno siamo usciti molto tardi, di solito i brani estivi iniziano a girare da maggio o addirittura aprile in certi casi…

Ecco, come trovate sia cambiato il mercato in questi anni? Voglio dire, è cambiato in modo tale che questo effetto si possa ottenre in mento tempo rispetto al passato?
K: Sì, da un lato. Dall’altro, c’è molta più offerta: tante tante hit, tanti tanti hook, tanti tanti video… quindi alla fine la conocrrenza è tantissima ma si annulla nel mare della Rete. Oggi non è soltanto necessario avere un’idea forte, bisogna avere la costanza di proporla finché non sfonda il muro d’indifferenza dei social e dell’algoritmo.

Cosa vuol dire essere Merk & Kremont nel 2025? Perché è vero che siete giovani, ma siete in giro da tanto: cosa vuol dire essere un duo di produttori importanti nell’ambito del pop italiano ma anche due producer dance dalla carriera consolidata e due dj che girano sempre a mille?
M: Fisicamente un po’ più impegnativo di quando abbiamo iniziato…

La cover di ‘Oceanica’ ispirata alla leggendaria copertina di ‘Three Feet High And Rising’ dei De La Soul

Quando avete iniziato?
K: Nel 2013, anche se poi le cose hanno iniziato a girare tanto nel 2014. Nel tempo abbiamo imparato a gestirci meglio, ad allenarci, a fare il classico riposino pre-serata che a vent’anni ci sembrava proprio una cosa da vecchi ahah! Ecco, abbiamo capito che sulla lunga distanza aiuta la performance, ed è fondamentale arrivare preparati sul palco, anche fisicamente. Dal punto di vista di come suoniamo, abbiamo molta più esperienza del suono e del tipo di pubblico che abbiamo davanti, quindi è più semplice “leggere” la serata da subito e capire in che direzione andare; allo stesso tempo abbiamo sempre voglia di vedere posti nuovi e suonare dove non siamo mai stati, siamo sempre curiosi e affamati. Quindi diremmo che è anche meglio oggi di quando abbiamo iniziato.

Com’era fare una serata quando avete iniziato?
M: Eravamo dei party boys, molto più di oggi ahah! Diciamo che anche qui, l’esperienza è sapere quando possiamo fare festa. Per dire: ok, bella serata, bella gente, da domani abbiamo due giorni liberi. Bene, possiamo fare serata anche noi dopo il set. Abbiamo imparato a pianificare.
K: Sì, una volta non esisteva il lungo termine, eravamo giovani e vivevamo ogni serata al massimo, anche nel party.
M: Una volta era: ci stiamo divertendo? Sì?? E allora divertiamoci di più!!! Oggi siamo molto più controllati, anche perché all’epoca avevamo vent’anni, era normale pensare a fare festa.

Quando avete iniziato era l’apice dell’epoca EDM, ma era anche l’apice dell’poeca dei “duo”: Tizio & Caio, Questo & Quello… c’era sempre una “&” in mezzo a due nomi, spessoi mprobabili. Devo dire che bene o male tutti nell’ambiente abbiamo capito subito che voi avevate una amrcia in più, che sareste rimasti sulla scena. Cosa vuol dire essere sopravvissuti a quell’epoca e quando avete capito che la vostra carriera non sarebbe finita lì?
K: Non lo so se c’è stato un momento in cui abbiamo capito che quella moda sarebbe finita. Noi siamo arrivati nella fase finale dell’apice dell’EDM e quindi mentre iniziavamo a fare sul serio vedevamo che c’era sempre meno attenzione per quel sound.
M: Non siamo mai stati parte del trend principale perchè siamo arrivati un po’ dopo. Quando andava la big room non la suonavamo, non ci piaceva, e quando noi siamo arrivati alle prime serate “vere”, era già un trend in discesa. Siamo sempre stati più groovy, se anche quella che suonavamo non era house, preferivamo il groove ai pestoni. E il fatto che il momento d’oro di quel mainstream fosse già alle spalle ci ha aiutato nel riuscire a non omologarci, forse. E quello che suoniamo oggi ne è l’evoluzione.

Un vostro collaboratore e amico comune, Floriano Cuccato, dice spesso che “l'”EDM sta tornando”. Lo chiedo a voi: sta tornando?
K: Flo è il capo dei meme! È un amplificatore di trend! In realtà sì, ci piacerebbe che tornasse ma la verità è che “sta tornando” è un meme tutto nostro, iniziato dal fatto che un paio di anni fa in certi locali abbiamo notato che suonando alcune vecchie hit il pubblico impazziva, sia perché c’era già un po’ di effetto revival, sia perché l’EDM ha un tipo di energia che non vediamo più da tanto tempo. E da lì è partito tutto il mitico “sta tornando”. Comunque c’è sempre più attenzione verso la dance, anche perché la urban dall’altra parte è proprio scesa.

 

Ecco, a proposito, avete anche un lato molto pop nelle vostre produzioni.
M: Ce l’abbiamo sempre avuto nel sangue e ci piace davvero tanto il pop, quando abbiamo pubblicato ‘Hands Up’, e ormai sono passati sette anni, avevamo un sacco di pezzi pop mai pubblicati nell’hard disk. Quindi ci piace molto il pop e ci piace molto lavorare anche a dischi di altri, produrre artisti e cantanti, è un lato della nostra vita artistica e della nostra carriera molto importante e a cui teniamo molto. Se ci fossimo messi a produrre tracce da discoteca tutti i giorni saremmo impazziti. Per noi sviluppare il lato pop è anche un modo per distrarci e approfondire dei territori interessanti al di là di ciò che è il nostro “core” da club.

E oggi come lo vedete il pop italiano?
K: È in una fase di cambiamento perché è finito il ciclo della trap – che è diventata pop – e ha saturato il mercato, nel senso che la nicchia di una volta è diventata mainstream e manca forse una nicchia nuova, gli estremi sono troppo distanti, quindi o fai gangsta trap e devi essere veramente cattivo, ma è sempre più difficile essere più cattivi perché finisce che vai davvero in galera… oppure fai pop super melodico, molto conservatore come suono. Manca qualcosa che faccia dire “ecco la novità!”. Ma arriverà, come sempre.

Mi dite qual è la vostra collaborazione dei sogni?
K: Ma produttori o cantanti? Italiani? Internazionali?

Mmm… ma tutto, dai. Vale tutto.
K: Cantante direi Dua Lipa, ci siamo conosciuti di recente perché abbiamo aperto il suo live qui a Milano.
M: Producer direi Max Martin, ma perché vorremmo vedere come lavora, come ragiona.
K: Poi in realtà un sogno l’avevamo anche realizzato, anche se il pezzo non è mai uscito…

Cioè?
M: Cioè eravamo stati chiamati da Zedd a Los Angeles per una traccia che gli era piaciuta e siamo stati invitati a casa sua, nel suo studio, tutto bellissimo, addirittura era così gentile da chiederci “ma vi dà fastidio se cambio il suo di questo kick?” Insomma era stata un bella session, poi però le cose non sono andate in porto, non abbiamo mai saputo il perché. Sono cose che capitano, nella musica.

Beh, niente male. E anche gli altri due obiettivi non sono proprio piccolissimi. Ma visto che siamo sulle curiosità e prima parlavamo di quando eravate giovani e festaioli, vogliamo chiudere con qualche aneddoto che non avete mai raccontato? Quelli bella da rockstar?
K: Beh… è capitato di fare festa e bere un pochino più del dovuto. Fai conto che una volta abbiamo praticamente fatto chiusura in un club e il volo era abbastanza presto, ci siamo presentati in aeroporto e non eravamo in grado di mettere le valigie sul nastro dei controlli… non so con quale cuore ci abbiano fatto partire.
M: Io ne ho una bella: eravamo in Cina e dopo il set Kremont torna in hotel mentre io decido di godermi un po’ più a lungo la serata. Solo che ero piuttosto alticcio e il telefono mi si era scaricato. Mi ricordavo che alloggiavamo in un Hilton ma ce n’erano una ventina in città. Così ho dato tutti i miei soldi al tassista e gli ho chiesto di fare il giro degli Hilton fino a quello giusto. Ci abbiamo messo un po’…
K: “Un po'” vuol dire che mentre io uscivo dalla stanza per fare check out, lui stava rientrando in albergo…

 

 

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