foto di Manuel Gonzales Puig
A giugno non ci sono discussioni: Barcellona è la capitale europea se non mondiale della musica elettronica. Come altrimenti definire una città che in dodici giorni ospita quasi senza soluzione di continuità Primavera Sound, Sónar, OffSónar ed altri eventi come ad esempio Afterlife?
Quest’anno la nostra attenzione si è concentrata in particolare su OffSónar, o meglio ancora sulle tre serate che hanno visto succedersi X di Adriatique, Solid Grooves e &ME e Adam Port, nell’ambito di una rassegna che ha proposto prima di queste tre giornate i concerti dei RÜFÜS DU SOL e come autentico gran finale elrow.
Un vero e proprio festival ormai parallelo più che alternativo: un percorso ed un approdo che nemmeno il più inguaribile ottimista poteva prospettare all’inizio del terzo millennio, quando durante il Sónar iniziarono a svolgersi alcuni party organizzati da promoter ed etichette discografiche in location a volte di fortuna e con il più semplice dei passaparola, tanta buona volontà ma evidentemente con una visione ben precisa. Chi non poteva permettersi il festival ufficiale (ma anche gli irriducibili da after), si affidava alle feste “off”, che ne sfruttavano fama e traino sociale (prima che social, parol ancora ben di là da venire). Tante le affinità se vogliamo con l’Amsterdam Dance Event, che con gli anni ha di fatto raddoppiato la sua programmazione dividendosi tra ADE by Day e ADE by Night, per la gioia non soltanto degli organizzatori, delle label e dei dj coinvolti, ma di Barcellona tutta e dintorni, che sicuramente trae amplissimo giovamento dall’indotto che si crea nelle prime due settimane di giugno grazie a tanta buona musica: soltanto all’OffSónar le presenze sono state più di 40mila.

Due gli elementi principali che anche quest’anno spiegano il successo di OffSónar: la varietà della programmazione e indubbiamente la location, il Poble Espanyol ubicato sulla collina del Montjuïc, vicino al porto industriale. Costruito nel 1929 per l’Esposizione Universal, Poble Espanyol è una sorta di villaggio incantato, una vera e propria Spagna in miniatura, un museo architettonico all’aperto con ben 117 repliche di edifici, piazze e strade provenienti da tutte le regioni spagnole e che si divide in tre aree ben definite: Monasterio, Plaza Mayour, Carpa & Picnic. Se per quasi tutti i festival del mondo le scenografie e gli allestimenti vanno costruiti ad hoc, al Poble Espanyol il contesto fa già quasi tutto per conto suo, miscelando musica, storia, arte ed architettura. Registi come Tim Burton e Guy Ritchie troverebbero terreno più che fertile per girare i loro film o le loro serie tv.
Tutto ciò ovviamente si esalta ed esalta la programmazione musicale di OffSónar, che anche quest’anno è stata all’insegna della trasversalità, puntando sul sicuro in particolare al venerdì con Solid Grooves ed al sabato con &ME e Adam Port (Keinemusik): orario clou per entrambi dalle 20 a mezzanotte. Altra ottima scelta. Se si vuole intercettare o non perdere un target adulto è cosa buona e giusta offrire il meglio dei party entro mezzanotte: non come unica scelta ma come principale alternativa. Per gli irriducibili esisteranno sempre e comunque i club dove il guest non sale in console prima delle 2 di notte, per tacere degli afterparty. Solid Grooves era presente con il suo tridente al gran completo – Dennis Cruz, Michael Bibi e PAWSA – sempre affiatatissimi e sempre in grado di fare un set nel quale ogni passaggio tra una traccia all’altra è sempre stato pulito e naturale, quasi fosse un unicum. Il risultato? La creazione di un’onda sonora molto fluida, lineare e coerente. Idem il giorno dopo per &ME e Adam Port, per i quali ormai si crea sempre di più l’effetto concerti, con il pubblico che canta le loro più grandi hit conoscendole molto bene tutte a memoria. Sempre un bel vedere ed un bel sentire.

25.06.2025