Foto: Alessandra Pellegrineschi
under:tones è il progetto nato dalla mente di Alex Neri, storico dj e produttore membro dei Planet Funk, e Matteo Zarcone produttore e polistrumentista internazionale. Abbiamo raggiunto i due artisti che ci hanno raccontato del progetto e del nuovo disco, ‘Encounters’.
Amici di famiglia fin dall’infanzia, i due hanno collaborato in studio per anni prima di decidere nel 2019 di fondare questo progetto. Il primo disco del duo purtroppo non ha vissuto un periodo fortunato a causa della pandemia che ha bloccato il mondo intero senza dare la possibilità ad Alex e Matteo di promuoverlo adeguatamente. Sono in procinto di pubblicare il secondo disco, che vedrà la collaborazione in tutto il progetto della voce di Sonny Reeves, produttore e cantante britannico. Il primo singolo, ‘Dreaming (Wide Awake)’ uscirà l’1 agosto, e l’intero disco sarà presentato con un live il 13 luglio a Lerici, città natale del duo.
Com’è nata l’idea del nuovo album?
Noi ci abbiamo creduto molto. È un progetto legato anche ai visual, è un percorso culturale e contemporaneo votato all’arte. Questa cosa della pandemia ci ha stroncato le gambe, e quindi abbiamo deciso di produrne un altro. La musica ormai non è relegata a un disco, non ha più un tempo: vai su Spotify ascolti un artista di qualsiasi periodo.
Avete scelto Sonny Reeves come voce del disco. Come è nata la collaborazione?
Conosciamo Sonny da anni, è un produttore ma ha questa voce bellissima, molto varia. Lui aveva già lavorato su due tracce del primo album. Si presta molto al tipo di progetto. E possiamo dire ufficialmente che da qualche settimana lui è ufficialmente il terzo membro del gruppo. Gli abbiamo chiesto se se la sentisse di diventare a tutti gli effetti parte di under:tones perchè comunque è un impegno. E siamo molto orgogliosi del fatto che lui sia stato felice della nostra proposta e abbia accettato subito.
È un disco da ascoltare tutto in un fiato oppure è un lavoro su cui bisogna soffermarsi traccia dopo traccia?
Ha un suono e un genere ben preciso, come il progetto. Si può anche tranquillamente passare da un album all’altro. Ed è anche la nostra speranza: che questo disco ci dia la possibilità anche di fare riascoltare il primo perchè è tutto legato.
Nonostante ci siano generi diversi nello stesso disco, ad esempio in ‘Thunder’ ci sono delle drums che richiamano la d’n’b, comunque ascoltandolo dall’inizio alla fine trovo un filo conduttore.
C’è! Quello che ci piace del nuovo modo di fare musica è che chi produce musica elettronica non ha tanti confini. Pensa a Four Tet: fa delle ballad incredibili e poi in dj set magari suona techno per due ore. Questa cosa è un plus, chi fa musica elettronica deve sperimentare, deve essere libero e questa è la filosofia di under:tones. Ovviamente c’è un genere e speriamo di aver prodotto un disco di elettronica intelligente, l’ambizione non è fare musica mainstream.
Foto: Alessandra Pellegrineschi
Ascoltando il disco emerge questa libertà di raccontare questi scenari differenti.
È stata la scelta dell’album che appunto si chiamerà ‘Encounters’ perchè lo abbiamo scritto e registrato a Los Angeles, poi lo abbiamo definito tra Londra e Firenze, quindi era già nella nostra visione il produrre un disco che facesse incontrare sonorità diverse, è qualcosa di voluto. L’idea era quella: se pensi a Fred again.. o a Four Tet appunto, fanno delle tracce che possono essere ascoltate in un club o in una venue da 70mila persone e riescono a coinvolgere un pubblico molto eterogeneo, e la visione di under:tones è sempre stata questa.
Nella produzione delle singole tracce c’è stato qualcosa in particolare che vi ha ispirato? Perchè c’è una forte componente cinematografica.
Non è un caso che fossimo a Los Angeles che è la patria del cinema: quando si è là si vedono dei colori, dei tramonti che sono suggestivi. Questi elementi hanno influenzato molto l’album. Ascoltandolo ci sono dei riferimenti west coast molto evidenti. Ci siamo lasciati proprio trasportare dall’emozione. Abbiamo scritto l’album in solo due settimane, di getto.
Se doveste descrivere questo disco con una parola, quale sarebbe?
Probabilmente il titolo dell’album, ‘Encounters’. Il primo nome che avevamo scelto era ‘Crossroads’, per descrivere questo incrocio di destini anche tra noi tre membri, un intreccio di influenze. Poi abbiamo cambiato nome e crediamo sia la chiave di lettura: non solo un incontro trapersone, ma un’incontro di generi, di suoni, di stili. Che poi è una caratteristica del nuovo linguaggio della musica, ormai è tutto contaminato. Forse un’altra parola potrebbe essere libertà.
Come verrà portato in giro questo album?
L’ambizione è quella di portare il live nei festival e nei posti dove possiamo esprimerci al meglio. Una parte preponderante del live è legata alla componente visual che sarà interattiva con quello che noi faremo sul palco. Lavoriamo con una crew di artisti che collaborano con noi da diverso tempo. È un live in cui sul palco noi faremo diverse cose, ma ci vedremo poco noi e molto i visual perchè sono tutti più o meno syncati e fatti ad hoc per le singole canzoni. Sarà un collage di immagini, colori e interazioni che utilizzerà queste nuove tecnologie, ma in una pasta più analogica che più ci appartiene.
09.07.2025