Foto: Biagio Camiggio
In una stagione di trasformazioni, di navigazione a vista, di cambiamenti ormai in atto in tutto il settore del clubbing, da un lato per la naturale evoluzione delle cose, dall’altro per il terremoto pandemico che ha accelerato alcune evoluzioni e sgretolato diverse certezze, esistono realtà che invece sanno resistere e anzi mantenere uno status di cult, di serata “a cui si va”. Sono club radicati nelle grandi città come in provincia, sono realtà che si sono costruite una reputazione e che hanno nel tempo innescato dinamiche da cui poter trarre linfa vitale e slancio evolutivo. Ed è giusto allora raccontarle, andando a sviscerare insieme a chi queste club night le ha pensate, organizzate, vissute fin dall’inizio, come si lavora oggi nel mondo dei club in Italia.
After Caposile è un nome che si è fatto largo negli anni, conquistandosi passo dopo passo, con costanza e dedizione della squadra di questo club, il rispetto del settore e, soprattutto, un pubblico ampio e fedele, diventando riferimento per il Veneto e buona aprte del nordest italiano. Come dire, la provincia che diventa centro del mondo. Abbiamo intervistato Mattia Gianni, leader di After Caposile e vero e proprio frontman del clubbing italiano, personalità energica e schietta, per farci raccontare la storia di questo locale, strettamente connessa con la sua personale.

After Caposile è una realtà che si è lentamente, con costanza e continuità, affermata in uno scenario decisamente agguerrito, come quello del nord-est. Come ci siete arrivati e come è nata questa serata?
After Caposile nasce nel 2015 in un contesto di campagna, un agriturismo tipico del luogo, immerso nelle tenute degli appezzamenti agricoli tra Venezia e Jesolo. La sua posizione, negli anni, oltre ad essere un sorprendente sito naturalistico, dove il paesaggio lagunare e marittimo si fonde a quello della campagna, alla fine si è rivelata anche strategica in quanto è il punto centrale per chi arriva da tutto il Veneto ma anche dal Friuli-Venezia Giulia e altre regioni vicine. After Caposile per noi è come un figlio. L’abbiamo fatto nascere e lo stiamo guidando verso la crescita, vogliamo che si affermi nel panorama italiano del clubbing con solidità e che non sia solo un fenomeno passeggero. Ci siamo arrivati attraverso i punti chiave di chi ama il clubbing: passione, dedizione, costanza, compiendo molti sacrifici, e non meno importante, il fondamentale supporto di un grande gruppo fatto di persone che amano ciò che stiamo facendo, e si sentono parte del progetto. Ecco, penso che quest’ultimo sia stato proprio il punto chiave: l’unione tra noi e i clubber. Siamo stati e siamo tutt’ora anche noi dei clubber, proprio per questo riusciamo ad essere così vicini a loro e ad unirci per un unico obiettivo, che vuole essere proprio il benessere totale di chi va a ballare, dell’appassionato di musica che viene ad un nostro party e si sente felice.
Come sei arrivato a fare questo mestiere e quando hai capito che era appunto un lavoro e non semplicemente l’hobby di organizzare feste per il solo gusto di farlo?
La mia vita da PR inizia in giovane età, prima nelle grandi discoteche del Nord-Est e dopo qualche anno come organizzatore nella mia città natale. Per me è stata una rivalsa sociale, abitavo in un povero quartiere popolare che mi metteva al margine della società e questo ha fatto sì che quel vuoto venisse colmato dalla cosa che più amavo: la musica. Sono sempre stato una persona affamata, che non si accontenta mai, proprio per questo volevo a tutti i costi ribaltare la mia situazione sociale, e la musica è stata proprio il mezzo che mi ha permesso di iniziare a combattere. Negli anni sono riuscito a far sì che quel sogno diventasse realtà, ci ho dedicato tanto, e tutt’ora non mi accontento, mi ripeto sempre che abbiamo appena cominciato. Per me organizzare è come giocare una partita ogni giorno, pensando che la cosa più importante sia far divertire le persone e regalare alcune ore di spensieratezza a chi sceglie i miei party. Il giorno in cui ho capito che questo sarebbe stato il lavoro della mia vita è stato quando mi hanno licenziato dal mio lavoro. Facevo il parrucchiere, il mio datore di lavoro un giorno mi disse “Mattia il tuo lavoro non è questo, tu devi fare il promoter, è lì che devi mettere la vita”. Ecco quel giorno, tra una mia lacrima e le grida di mia madre, è stato la svolta della mia vita. Capii veramente che dovevo provare a dare tutto per questo mio sogno. Penso di essere una persona fortunata a fare qualcosa che ho sempre amato fare condividendo tutto questo con tutto il mio gruppo. I miei amici sono stati fondamentali, devo tanto a loro, sento di essere la loro voce, sento di dover raggiungere quanti più obiettivi proprio per loro, proprio per questo c’è un rapporto costante di supporto verso di me e quello che voglio raggiungere. After Caposile è di certo ad oggi già la vittoria più importante della mia vita ma, come dicevo, penso di essere soltanto all’inizio, c’è ancora tanto da realizzare.
Come altre storie di successo del clubbing italiano, quella di After Caposile è una storia nata e cresciuta in provincia. Credi che questo fattore abbia aiutato lo sviluppo e il consolidamento della serata?
Questa è una domanda alla quale nell’ultimo periodo ho provato a dar risposta molte volte anch’io, e penso che un progetto così sia valorizzato molto di più nascendo in provincia rispetto ad una grande città, qui la gente arriva perché ama la musica, la vibe, la cultura che c’è dietro, ama le persone che partono da ogni parte d’Italia e d’Europa. È molto più difficile che arrivino persone che vengono solo per moda, o solamente perché il movimento underground è cool. Diventa un vero e proprio luogo d’incontro, un centro in cui socializzare, tra ragazzi di ogni età, di ogni provenienza, estremamente orizzontale, con il fulcro principale che è la musica nel quale tutti si collegano e intraprendono rapporti umani. In provincia riusciamo a trasmettere meglio la nostra passione e diventa un’unica ondata di persone che quando sono qui non hanno alcun tipo di pregiudizio l’un l’altro. In una grande città è diverso, non sempre, ma spesso, le persone che arrivano al party non c’entrano nulla con esso, vengono là solamente per passare le ultime ore della loro serata. Certo è molto più semplice proporre una serata, avendo un bacino d’utenza molto più largo, ma penso che se After Caposile fosse nato in una grande metropoli non sarebbe stata la stessa cosa.

Qual è il vostro pubblico e com’è cambiato dalle prime serate ad oggi?
Il nostro pubblico negli anni è cambiato tanto. Nei primi anni, quando eravamo un vero e proprio after-party che apriva all’alba, era un pubblico molto più difficile da seguire. Negli anni abbiamo cambiato il concept, iniziando alle 11 del mattino, questo ha fatto sì che le persone al sabato sera in maggior parte restino a casa e, così facendo, arrivino molto più carichi e motivati. Avevamo il desiderio di trasmettere la nostra passione e costruire un vero movimento di persone che ci seguono perché hanno coltivato una loro cultura musicale e penso che per certi versi ci siamo riusciti. Le persone sono sempre più preparate e anche quando proponiamo artisti molto di nicchia, il pubblico è istruito. Questo fa sì che gli artisti che ospitiamo possano sentirsi a loro agio e proporre ciò che più si sentono dentro. D’altro canto, per noi è diventato più facile costruire le line-up, anzi è uno stimolo in più, avendo la risposta positiva del pubblico. Molte volte in Italia si propongono sempre gli stessi artisti e credo che questo sia uno dei principali motivi della caduta di molti club italiani.
Come è cambiato invece il modo di fare clubbing da parte di chi organizza, ovvero quali dinamiche sono cambiate e come? Come si lavora oggi rispetto a quando avete iniziato?
Negli anni siamo cresciuti molto, soprattutto sulla nostra mentalità. Eravamo molto giovani quando abbiamo iniziato a gestire After Caposile, e se da una parte è stato un pregio, dall’altro, non avevamo l’esperienza di molti altri grandi club. Abbiamo seguito e preso ispirazione da diversi concept di importanti club europei che ci hanno dato modo di capire che il club a differenza di una discoteca ha bisogno d’altro, ha bisogno di costante innovazione. Ispirarsi dai più longevi in Europa è stato come avere un consiglio da un fratello maggiore, abbiamo frequentato, visto, capito e messo in pratica una serie di dinamiche fondamentali per costruire un movimento culturale. Il pubblico è molto più adulto e consapevole ed ha bisogno di essere coccolato costantemente, noi cerchiamo di far sentire tutti a casa, infatti, per noi After Caposile è Capocasa. Noi siamo consapevoli che se mettiamo il business prima della passione si va dritti verso l’estinzione, per questo cerchiamo d’investire costantemente sul club per far sì che le persone possano vivere un’esperienza, una giornata intera con il sorriso, divertendosi ma allo stesso tempo anche utilizzando delle zone per poter socializzare. After Caposile è un punto di ritrovo ormai per tanti che al fine settimana si ritrovano uniti dalla stessa passione. La socializzazione è un dettaglio importante. Lo smartphone ci ha dato tanto in termini di velocità nel raggiungere le persone ma ci ha tolto tanto laddove si vive il momento, e noi vogliamo che le persone quando entrano nel club il telefono, si dimentichino di averlo, e lo tengano in tasca. Vogliamo creare rapporti d’amicizia tra le persone. Questo era uno dei motivi principali per il quale si andava a ballare al tempo dei nostri genitori ed è importantissimo salvaguardarlo. Questi sono i nostri obiettivi, ogni domenica.

Si parla di crisi dei club da tempo: l’avvento dei festival, la pandemia, un format ormai logoro rispetto ad altre proposte di intrattenimento, i costi… tu che opinione hai? Cosa c’è di vero e cosa invece no?
Dal mio punto di vista, la crisi dei club c’è perché si pensa che il guest deve essere la parte principale della serata, si pensa sia importante solo lui/lei, invece dev’essere la ciliegina sulla torta, ma se manca la torta, con solo la ciliegina non si fa una bella figura. La crisi dei club c’è perché molte volte si pensa che basti una sponsorizzata su Instagram per far sì che le persone partecipino ad una serata, mentre invece le persone vanno chiamate, va spiegato loro tutto, bisogna parlare con loro e farle innamorare dei nostri sogni, nelle piazze, nei bar e soprattutto nel club durante la serata stessa, fidelizzare le persone, fargli capire che le porte son sempre aperte e che ogni evento è particolare a modo suo e può lasciare loro qualcosa e liberare le loro emozioni. La figura del PR si è persa negli anni ma serviva a questo, ed erano persone in carne ed ossa che parlavano con la gente. Poi ci sono altri motivi che hanno sicuramente alimentato la crisi del nostro settore, sicuramente la parte economica è una di queste ma noi non cerchiamo mai questo alibi. Non fa parte di noi dire che la crisi economica è la crisi del clubbing. Ti faccio un esempio: durante la pandemia la maggior parte dei club è sparita. È scomparsa anche nei social-network, che per tanti è il cavallo di battaglia, tutto si era sospeso. Noi non abbiamo mai lavorato così tanto come in quei due anni. Non ci era mai capitato di avere così tanto tempo libero, è stato quindi lì che ci siamo rimboccati le maniche e ci siamo detti: è ora che dobbiamo agire! Eravamo tutti i giorni al club, lo abbiamo rivoluzionato completamente. Abbiamo rifatto la struttura del garden, tutta la pavimentazione, la consolle nuova, il bar nuovo. Abbiamo passato due anni bui ma ti posso assicurare che ogni volta che noi entravamo al club e lo rendevamo un posto migliore noi tornavamo a casa con il sorriso. La ripartenza dopo la pandemia è stata una delle emozioni più importanti della nostra vita.
Quale può essere l’antidoto alla crisi dei club?
Purtroppo, l’antidoto non è dietro l’angolo ma serve un lungo lavoro fatto negli anni ripartendo dalle basi che sono la passione per la musica, il rapporto umano con le persone e l’accoglienza dei clienti. Noi viviamo la festa proprio come i nostri i clienti e se i primi a non divertirsi siamo noi è difficile che ci riescano gli altri. La cura dei dettagli, una proposta musicale nuova ed il sound-system, in maniera fondamentale, sono le basi poi per tutto il resto. In poche parole, serve l’amore per questo lavoro.
Curiosità e retroscena: mi racconti qualche aneddoto particolare sulla serata o su di te? Qualcosa che ci aiuti a conoscervi meglio e che non hai mai raccontato a nessuno…
Aneddoti e curiosità ce ne sono davvero tanti in questi sette anni ma sicuramente uno spicca su tutti per me, essendo la coronazione di un mio grande sogno, ovvero ospitare gli Apollonia. Il mio annuncio dell’arrivo degli Apollonia ad After Caposile al microfono è quello che più rimarrà nella storia. Da sempre loro tre assieme sono i miei artisti preferiti e dopo aver chiuso l’accordo con l’agenzia li ho annunciati al microfono alla fine di una delle nostre serate, l’emozione era talmente tanta che quando è stato ora di pronunciare la parola Apollonia non sono riuscito nemmeno a dirla e non si è capito nulla. Un momento di super imbarazzo per tutti ma allo stesso tempo si è capito quanto fosse importante per me questo annuncio.

Parliamo di futuro: cosa avete in serbo per il 2023 e come ti immagini After Caposile nelle prossime stagioni?
Siamo sempre proiettati all’anno successivo e cerchiamo sempre di portare a compimento i nostri desideri. Ora stiamo lavorando su un paio di punti importanti, il primo è la finalizzazione del nostro sound system. Con l’arrivo dei satelliti e amplificatori D & B Audiotechnik abbiamo dato una grande svolta all’acustica del nostro club ma non è finita qui, a brevearriveranno anche i subwoofer e con quest’ultima aggiunta andremo a proporre uno dei migliori sound system in circolazione. Invece per quanto riguarda il locale stiamo lavorando a stretto contatto con degli architetti e designer molto rinomati per la presentazione della seconda sala estiva che noi chiamiamo Silos. Sarà una zona completamente nuova con ambientazioni Maya, influenze tropicali, tahitiane, samoa. In questa zona ci sarà una seconda sala e la nuova zona chill-out che sarà qualcosa di unico in Italia. Non vogliamo svelare nulla, stiamo lavorando molto per presentarla all’apertura stagionale del garden nelle prime settimane di aprile. Se dovessi pensare ed immaginare After Caposile nei prossimi anni me lo immagino, figurativamente parlando, come un grande bazar della musica dove puoi trovare all’interno più situazioni per poter vivere la giornata con i tuoi amici. Non mi piace pensare che sia solo musica, certo quello è il fulcro e lo sarà sempre, ma preferisco vederlo come un club dove ognuno possa trovare più attrazioni per poter divertirsi, più spunti d’ispirazione per sviluppare le proprie passioni, per liberare le proprie fantasie, per sentirsi parte di un gruppo.
Ultima, inevitabile domanda: da dove arriva il nome After Caposile?
Il nome nasce in maniera semplice ed è nato ancora prima che arrivassimo noi. Il nome After nasce dal fatto che il party si svolgeva dopo le serate jesolane (il locale si trova a dieci minuti dal centro di Jesolo, città che è stata per anni capitale della movida), mentre la parola Caposile è proprio il nome del paese dove si trova il club. Abbiamo deciso di mantenere il nome originale per non dimenticarci mai le nostre radici, le nostre origini, siamo partiti dal nulla, abbiamo costruito tanto ma la casa dev’essere sempre la stessa, e sempre lo sarà, e come la definizione di casa ci ricorda l’accoglienza, la vicinanza e la fratellanza così dev’essere sempre anche dopo grandi innovazioni ed ingrandimenti. After Caposile è la nostra casa, la nostra Capocasa!
10.03.2023