Determinato e testardo, così si definisce Alex Niggemann in uno stralcio di una vecchia biografia. Eppure sembra che queste due caratteristiche siano servite al producer tedesco per riuscire ad emergere e guadagnare l’interesse del pubblico. Per lui 40 date in tre mesi attraverso il mondo, per celebrare il successo dell’album “Paranoid Funk”, due delle quali in Italia. Una questa sera a Bergamo per Bauhaus (di cui ringraziamo lo staff per la disponibilità e le agevolazioni a questa intervista) e l’altra domani a Pisa per Vibe. Ecco cosa ci ha raccontato.
Partiamo parlando di Soulfooled. Come sta procedendo questa avventura?
Entrambe le mie label Soulfooled e AEON stanno procedendo bene. Abbiamo avuto diversi artisti e remix di spessore coinvolti in questi progetti, oltre al supporto di artisti riconosciuti internazionalmente, ed un pubblico sempre più ampio apprezza il nostro lavoro. Trattandosi di progetti costruiti più sulla passione che sul business sono davvero contento di questi sviluppi e di avere la possibilità di supportare chi ha talento e se lo merita.
Hai lavorato con dei produttori di grande talento come Audion e Steve Bug, per citarne alcuni. Di queste collaborazioni qual è stata la tua preferita? Non ti preoccupare, non vogliamo una risposta diplomatica.
Ad essere onesti non ho un preferito. Ci sono diversi produttori molto capaci e alcuni di questi mi hanno influenzato molto. Compravo le tracce di Matthew Dear e Steve sin da quando mi sono innamorato del loro modo di fare musica. Mathew Johnson è un altro artista che voglio citare. Poi ti posso dire che sono un grande fan di Frank Wiedemann, in particolare delle sue tracce più vecchie e di Laurent Garnier, un eroe senza tempo!
Con la Soulfooled hai lavorato anche per scovare nuovi talenti, pensi di poter affermare “missione compiuta”?
Se ascolti tutto il catalogo penso proprio di sì. Basti pensare a nomi come Matthias Meyer, Patlac, Salvatore Freda, David Durango, Terje Bakke o Francys. Tutti hanno partecipato al progetto sin da quando era in fase embrionale.
Il tuo sound ha influenze diverse ma quale secondo te è stata la più importante?
Senza ombra di dubbio la Classic House di Chicago e Detroit.
Cosa possiamo aspettarci dalla tua performance al Bauhaus questo venerdi?
E’ un posto in cui manco da molto quindi non so che direzione prenderà il mio set venerdì notte. Ma posso promettere che ci sarà da ballare e sudare!
Attualmente chi sono gli artisti che segui con maggiore interesse?
Nessuno in particolare, come ti ho detto prima. Devo ammettere che la corrente di quella che viene chiamata ora “deep house” non mi dispiace. Mi piacciono le melodie, la malinconia, ma preferisco qualcosa di più fruibile per il ballo. Sfortunatamente alcuni artisti stanno inserendo delle componenti trance che non mi piacciono, credo si stiano allontanando troppo dal concetto originario.

E’ vero che sei un fan di Ken Ishii? Cosa ti ha colpito in particolare della sua musica prima che tu iniziassi a produrre la tua?
Beh, lui probabilmente è la persona che mi ha dato la spinta per innamorarmi definitivamente di questo genere musicale. Quella serata degli anni ’90 a cui ti riferisci mi ha cambiato la vita perché ero davvero affascinato da questo tizio che lavorava sodo su quattro giradischi e faceva ballare le persone come non mai. Poi non l’ho più seguito molto, oltre che ascoltare cosa producesse, e devo dire che preferisco i suoi lavori più datati. Resto comunque sempre curioso di sentirlo suonare!
Ho sentito che quando è possibile preferisci arrivare prima al party per capire il vibe del club e del pubblico. Credi che ogni dj dovrebbe approcciarsi in questo modo ad una performance?
Sicuramente sì! Un party con le sue vibrazioni si costruisce dall’inizio alla fine e piombare nel bel mezzo dell’evento cinque minuti prima di iniziare suonando solo quello che si ha in testa può davvero portare nella direzione sbagliata. Ho visto questa scena milioni di volte. Non è come un festival dove ogni dj suona un’ora e sa già cosa la gente si aspetta. Un party nel club è come un viaggio. Se parto da Berlino passerò per Monaco prima di arrivare a Milano, non posso arrivare direttamente a Catania e poi ripartire se capisci quello che intendo.
Sei un produttore decisamente prolifico. Ci puoi dire qualcosa in merito al tuo modo di lavorare in studio?
Ho costruito uno studio nella mia casa a Berlino. Per me la cosa più importante quando inizio una produzione è una buona acustica e delle casse monitor di qualità. Lavoro con Logic come sequencer e uso diversi hardware e software plug-in. Vado per tentativi e solo due volte ho avuto l’idea precisa di melodia prima di sedermi e mettermi all’opera. Ma devo dire una cosa a tutte le persone che stanno leggendo: non esiste una strada perfetta per produrre. La cosa più importante è conoscere bene gli strumenti con cui si sta lavorando. Ho visto persone produrre tracce incredibili con un computer e un paio di cuffie e persone con un studio pieno zeppo di strumenti capaci di stare tutto il giorno a domandarsi “ma questo è analogico?”. Non importa, la musica bella è bella anche se prodotta con un Gameboy.
Ultima domanda, ma non per importanza. Ci puoi svelare qualcosa sui tuoi progetti futuri?
Tra due settimane uscirà un mio nuovo EP su AEON e a Dicembre un singolo che ho realizzato con il cantante dei WhoMadeWho su Watergate Records che includerà un remix di Deetron. Ovviamente sarò anche in tour con gig in Europa, Asia e America durante i prossimi tre mesi.
10.10.2014