Se volessimo tracciare un percorso di come si sono evoluti la scena dei dj e il mondo della club culture, negli ultimi cique anni, potremmo prendere ad esempio la storia di Amelie Lens, e non servirebbe altro. Amelie ha annunciato il suo stage, quello che curerà e di cui sceglierà line up e timetable, per il prossimo Tomorrowland. Si chiamerà Exhale, come la sua comunità di technoheads, e ha comentato l’annuncio così: “Il mio primo anno a Tomorrowland suonai in un piccolissimo tendone con dieci spettatori, senza nemmeno essere presentata; la seconda volta suonai al Coincidence Rave Cave per ottanta persone, il terzo anno al Drumcode in The Woods, il quarto sul Mainstage e con Carl Cox sul suo palco e ora, per il mio quinto anno a Tomorrowland, avrò il mio Exhale Stage entrambi i weekend!”. Conclude poi lanciando un gioco: “riuscite a indovinare la line up?”.
Ecco, la parabola di Amelie Lens è quella di un settore che cinque anni fa vedeva la techno come un fenomeno duro e puro, con una storia lunga alle spalle ma sempre e comunque di nicchia. Oggi la techno ha definitivamente preso il posto dell’EDM nell’immaginario collettivo, e i suoi eroi sono quelli da mainstage. Anzi, spesso le sue eroine, perché il successo di Amelie Lens è lo specchio di un settore in cui spesso le star sono donne. Amelie Lens, Charlotte de Witte, Peggy Gou, HAAi, Deborah De Luca, Nina Kraviz, Nastia, gli esempi sono moltissimi. Con un esercito di newcomer pronte a dare un ricambio generazionale. Il connubio techno e donne in consolle ha ribaltato schemi vecchi di anni, ed è un modello davvero illuminante in un momento storico in cui si parla di pari opportunità e di gender equality. Un modello che non possiamo che sostenere e di cui vogliamo parlare sempre più spesso, dando sempre meno peso a un fattore che deve diventare scontato, non essere sorprendente. Amelie ne è indubiamente leader: dj di successo, producer e label owner (peraltro la sua Lenske sta spaccando), aggregatrice di fan e di artisti, come dimostra proprio un brand come Exhale. La case history più interessante degli ultmi anni, appunto.
21.01.2020