Foto: Albertino m2o Radio
Per un DJ o un producer sentire la propria traccia suonare in radio è sempre un grande sogno. Soprattutto se a farlo sono radio e personalità di assoluto riferimento nel proprio mondo. A volte, però, da dj e produttori si ha una percezione della radio troppo semplicistica e distante dalla realtà.
Scopriamo Radio m2o, le scelte artistiche e le tendenze della musica elettronica in radio insieme ad Albertino: artista, icona dance e da sempre abile intercettore delle nuove tendenze. E soprattutto, da sei anni direttore artistico di Radio m2o, emittente che sotto la sua guida è cresciuta fino a toccare i 2 milioni di ascoltatori nell’ultimo, recente rilevamento degli ascolti nazionali. La radio di riferimento per la dance, la cui programmazione tocca il mainstream come la musica più strettamente da club, come – ad esempio – nelle DJ MAG Sessions in onda ogni martedì notte in partnership con DJ MAG Italia.
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Come descriveresti l’evoluzione del sound di m2o negli ultimi anni? Ci sono stati cambiamenti significativi, più affini alla tua identità come direttore artistico?
È stata una scelta anche dell’editore, non è stata solo una mia scelta. La proprietà desiderava cambiare totalmente il progetto perché il precedente non ha funzionato, quindi per me è stata una meravigliosa opportunità di avere un foglio bianco su cui costruire una radio. Io ho fatto un lavoro sulla scia del “less is more”, ho creato una radio che secondo me è molto in linea con le radio europee e internazionali che hanno quel tipo di format che si chiama CHR: quindi mi sono occupato del sound design, della costruzione di tutto il palinsesto e ovviamente insieme ai miei collaboratori abbiamo ricostruito tutto l’archivio musicale. Inoltre, non parliamo solo di cose nuove, parliamo anche di hit di qualche anno fa e poi qualcosa che arriva fino agli anni Novanta. Prediligo la musica al continuo parlare. Per questa ragione abbiamo lavorato molto sulla ricerca musicale perché, certo, bisogna pensare al proprio gusto personale, ma soprattutto all’intuizione, che è ciò che ti permette di individuare il disco che potrà diventare una hit e una tendenza. Poi a volte si sbaglia… però spesso ci azzecchiamo!
Qual è il punto di forza della tua m2o?
Secondo me il goal è stato essere una radio immediatamente riconoscibile, identificabile ed essere ancora oggi un punto di riferimento, anche se non ti nascondo che non è più come una volta: oggi ci sono tante alternative alla radio come le varie app e i social. Detto ciò, dopo sei anni posso dire che con m2o abbiamo raggiunto l’obiettivo non solo in termini di numeri di ascolti, perché siamo cresciuti tantissimo, ma anche di fatturato che, in quanto azienda, è sempre la cosa che conta di più per la proprietà.
Quali sono i segnali che ti fanno intuire il potenziale di un nuovo artista o di un nuovo genere e, quindi legato a questo, quali sono i criteri che guidano la tua selezione?
Ci sono spesso dei brani interessanti, ma metterli in programmazione non sarebbe la scelta giusta per la mia radio. Noi siamo piuttosto rigidi in questo perché vogliamo mantenere la riconoscibilità. Diciamo che come radio bisogna pensare soprattutto ad accontentare il maggior numero di persone, perché la radio è destinata al grande pubblico, perciò se alcune volte diciamo “no” non è sempre perché il brano è brutto, ma perché vogliamo mantenere la nostra linea. Sicuramente va anche detto che, al di là dello stile, ci sono quei nomi che sono una garanzia: se ti arriva il nuovo disco di David Guetta cantato da Sia vai abbastanza sul sicuro, come per i Black Eyed Peas o Bad Bunny… E a proposito di Bad Bunny, per rispondere all’altra parte della domanda, noi siamo forse tra i pochi che rischiano e scommettono su dei nomi prima che esplodano. Quando io capisco che c’è qualcosa che può diventare un fenomeno, lo inseriamo. Non so dirti se è un discorso di talento naturale, che sicuramente incide, di fortuna o un mix di entrambe. Per esempio, avevamo anticipato il fenomeno Keinemusik suonando i loro dischi molti anni prima del loro innegabile successo. Una delle cose che mi rende orgoglioso del mio lavoro radiofonico è che mi sono accorto che quando noi partiamo a spingere su uno stile poi, a cascata, partono anche le altre radio sulla medesima linea.
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Come vivi da direttore artistico, il rapporto tra la scena underground e il circuito più mainstream del djing?
Con Dance Revolution, in onda al venerdì dalle 23.00, ho modo di suonare e sperimentare il sound che mi piace, non mi pongo problemi di etichette anche se In Italia è un po’ tutto bianco o nero. Sul nostro territorio c’è molta discrepanza tra il settore mainstream e quello underground, personalmente ho ottimi rapporti con tanti DJ della caratura di Ralf, Alex Neri, Joseph Capriati, a cui destino la notte di m2o, che è l’orario più in linea per quel tipo di sound. Mi piacerebbe che i due mondi potessero amalgamarsi, invece, per un certo tipo di pubblico, essere un DJ commerciale suona quasi come “di poco valore”. David Guetta è un DJ mainstream stimato e apprezzato per il suo largo range sonoro: in Italia ho difficoltà ad individuare lo stesso atteggiamento di apertura verso altri.
Che consiglio daresti agli emergenti del settore?
Apprezzerei un po’ più di studio e ricerca musicale. Capisco che il problema attuale è che, avendo a che fare con mille applicazioni, nessuno è più guidato all’ascolto della musica che invece è fondamentale perché tanti dischi hanno una storia importante. Invece, non di rado, accade che alcune tracce vengano catalogate come “nuove” quando non lo sono affatto.
Abbiamo notato che Radio m2o si è evoluta anche dal punto di vista dei contenuti: che cosa è M2o PLUS?
Abbiamo dato ai social un taglio molto interessante realizzando dei contenuti esclusivi che non andiamo a proporre in radio perché non sarebbe il canale ideale. Preferisco che la radio dia spazio alla musica più che ai racconti personali, così tutto ciò che è più discorsivo, come un’intervista di un’ora con Ilario Alicante, ad esempio, catalizzi la giusta attenzione sul canale social. Sostanzialmente, quindi, volevamo dare ancora più valore alla nostra professione artistica trattando sui social i temi più svariati del nostro settore, che catturano la nostra attenzione e che ci interessava approfondire.
23.10.2025




