• GIOVEDì 28 SETTEMBRE 2023
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Live memorabili, dischi a sorpresa, copertine imbarazzanti: è l’anno di Skrillex

Era nell'aria dopo anni passati dietro le quinte, è arrivato col botto: 'esplosivo ritorno di uno dei grandi protagonisti della musica elettronica

Foto: Marilyn Hue

È tornato Skrillex. È tornato definitivamente, con due album nel giro di una manciata di giorni. Dopo l’ampiamente annunciato ‘Quest For Fire’, a sorpresa è arrivato a stretto giro anche ‘Don’t Get Too Close’. Il tutto mentre Sonny Moore se ne va allegramente in giro per il mondo insieme ai suoi nuovi compagnucci Fred again.. e Four Tet a combinare disastri come dei live flash mob a Times Square o una data al Madison Square Garden di New York, annunciata tre giorni prima dell’evento e sold out in pochi minuti (ripeto: il Madison Square Garden, non esattamente il circolo sotto casa). Insomma, se i segnali sembravano abbastanza netti, la realtà parla chiaro: il 2023 è e sarà l’anno di Skrillex. Un ritorno che lo vede incredibilmente protagonista dopo anni in cui si era inabissato, emergendo soltanto per qualche produzione per terzi. Ma facciamo qualche considerazione sul nuovo corso di uno degli artisti più significativi – e iper-attivi – del decennio passato.

 

Skrillex era arrivato sulla scena col botto. Era il 2010 e in pochissimi mesi il suo dubstep agli steroidi si era imposto in modo unico e personalissimo: l’esplosione EDM era dietro l’angolo ma ancora c’erano solo dei segnali; i suoni UK di fidget e le evoluzioni electro-house si stavano trasformando; il dubstep originale, quello bristoliano e londinese, si era fatto i muscoli ma non si era spinto così oltre. E poi, c’era il rock’n’roll. Quello elettronico. Quello di act come Justice, Boys Noize e The Bloody Beetroots, che avevano mostrato come una via energica ed esplosiva al dancefloor fosse possibile. I teenager erano assetati di dance, i club e i clubber stavano cambiando, l’estetica stava cambiando. Radicalmente. Una carica ormonale senza precedenti era nell’aria. Skrillex è uno di quelli che al tempo ha saputo leggere le coordinate giuste, o forse, semplicemente, era talmente tanto dentro quello spirito, da aver intercettato tutto nel modo più giusto, riportando esattamente quello spirito selvaggio e primordiale nei suoi pezzi. Ovviamente, è stato un successo andato ben oltre i numeri. Skrillex è subito diventato un manifesto vivente, un simbolo generazionale, a livello sonoro come estetico. Inchiodato in quella fantastica rivoluzione. La prima vissuta in diretta sui social.

E poi? E poi Sonny ha premuto forte il piede sull’acceleratore: Diplo, Jack Ü, Justin Bieber, i Grammy, le produzioni per il pop più pettinato. I tour infiniti. Non ne ha sbagliata una. Non ha sbagliato nemmeno a prendersi una pausa e a mettersi dietro le quinte, senza strafare e soprattutto senza stufare. Molto saggio da parte di uno che non aveva nemmeno trent’anni quando ha deciso di tirarsi indietro per un po’. E ovviamente, l’ha fatto al momento giusto, ancora una volta, proprio quando quella wave si stava definitivamente spegnendo e sopravvivere non sarebbe stato così semplice. Ci sono riusciti i pochi tanto forti da essersi creati un brand al di sopra dei generi musicali, come Swedish House Mafia, o chi ha saputo cambiare in maniera saggia, come Diplo, o ancora chi ha avuto un peso tale (e una forza di marketing tale) da riposizionarsi nel modo migliore, come David Guetta.

 

Ma Skrillex ha fatto di più. Ha creato desiderio, aspettativa, ha saputo levarsi di mezzo per lavorare dietro le quinte come producer di lusso nel pop; ha fatto comparire il suo nome in rarissime occasioni, quelle necessarie a far sperre in un ritorno, a far drizzare le antenne ai fan, ai promoter, ai giornalisti, agli appassionati. Poi, nel giro di pochissimo, rieccolo sulle scene, pronto a riprendere il suo posto e a farlo con stile. Con mosse, manco a dirlo, azzeccatissime: un sound contemporaneo, le alleanze perfette per lo zeitgesit, una comunicazione guerrilla che sembra ingenua e spontanea e col cavolo che lo è. Ora l’attesa è alle stelle, tutti lo vogliono, tutti lo stanno chiamando a suonare, tutti bramano il ritorno di uno dei più importanti personaggi dell’ultimo decennio.

Ma i dischi? Beh, non sono male. Se ‘Quest For Life’ è il lato più estremo, clubby, potente di Sonny Moore, che comunque furbamente pesca da ciò che sta funzionando e che non stona con il suo DNA musicale, ‘Dont’ Get Too Close’ è più rassicurante, è il pop interpretato da un producer che il pop sa plasmarlo e gestirlo in modo sempre cool. Che poi, i due album non sono nemmeno così distanti, con le dovute differenze ovviamente, ma non sono mondi inconciliabili. E sono due buoni dischi. Il primo è anzi molto interessante, godibile ma da mettere nel novero delle grandi uscite che finora il 2023 ci ha riservato. Forse si fa via via stucchevole con lo scorrere dei minuti, forse i brani sono troppi, forse qualche extended version ci avrebbe fatto godere di più di questi shottini alla goccia. Il secondo invece è un po’ meno avvincente, si arrotola talvolta in una comfort zone prevedibile, è una buona raccolta di brani-che-funzionano ma senza particolari highlight, tolto forse Justin Bieber che comunqua la vogliamo mettere, ha un bancomat nelle corde vocali e con Skrillex funziona come la Coca Cola con il ghiaccio e il limone in un torrido pomeriggio estivo. Se proprio vogliamo trovare un difetto a ‘Dont’ Get Too Close’, è quella tremenda copertina con il riccio generato dall’AI. Non si può vedere. Specie se comparata con l’umbratile e inquietante raffigurazione che campeggia sul disco gemello.

 

Ma per tracciare la riga alla fine del bilancio, possiamo essere felici di un ritorno in questo grande, selvaggio stile. Perché c’è bisogno di personaggi come Skrillex, che anche quando sono costruiti e quando le loro mosse sono pianificate con ampio anticipo e con scrupolo maniacale, riescono comunque a risultare sorprendenti e spiazzanti per i fan. In un mondo codificato, prevedibile, iper-regolamentato, ci piacciono i personaggi che si prendono un marigne di rischio e il gusto dell’avventura. Nei dischi e nelle apparizioni pubbliche.

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Albi Scotti
Giornalista di DJ Mag Italia e responsabile dei contenuti web della rivista. DJ. Speaker e autore radiofonico.

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