• LUNEDì 08 DICEMBRE 2025
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Il ritorno di Apparat che nessuno in realtà attendeva

Un nuovo viaggio sonoro tra fragilità e rinascita che piomba come una notizia inaspettata nel settore della musica elettronica. Cosa bolle nella pentola del genio tedesco 

Foto: Carsten Aermes

Apparat, alias Sascha Ring, torna dopo anni di silenzio con il suo sesto album in studio ‘A Hum Of Maybe’, in uscita il 20 febbraio 2026 su Mute in diverse edizioni fisiche e digitali, segnando una delle uscite più attese della scena elettronica internazionale. Un progetto nato dalle macerie di un blocco creativo che sembrava avergli spezzato il legame con la musica, un vuoto che il musicista e produttore berlinese ha affrontato imponendosi un esercizio quotidiano: un’idea di brano al giorno, senza giudizio, senza la pressione della perfezione, solo un flusso libero di tentativi e piccole intuizioni.

Da quel deposito di bozze accumulate per oltre sei mesi nel 2025 sono emersi i frammenti più forti, trasformati poi nelle undici tracce che compongono ‘A Hum Of Maybe’, un album che parla di amore, identità e della continua tensione tra ciò che siamo e ciò che stiamo diventando. Il primo estratto, ‘An Echo Skips A Name (Alternate Take)’, introduce immediatamente il tono emotivo del disco: percussioni… calde, synth… sospesi e una narrazione sotterranea che racconta lo slittamento impercettibile che può trasformare una relazione, quella dissolvenza del riconoscimento che Ring descrive come un’erosione lenta, quasi invisibile.

 

L’intero progetto abita uno spazio intermedio, coerente con il titolo: il maybe come luogo fertile, non come esitazione ma come stato di possibilità, dove le certezze si allentano e si aprono mondi di sfumature. Non un aut-aut ma un insieme di polarità che convivono, analogico e digitale, micro e macro, luce e ombra, un hum che rappresenta la corrente sotterranea dove, secondo Ring, “la vita realmente accade”. Il disco mantiene una forte impronta collettiva grazie alla presenza dei collaboratori storici Philipp Johann Thimm, Christoph “Mäckie” Hamann, Jörg Wähner e Christian Kohlhaas, che con strumenti acustici e interventi mirati ampliano la dimensione organica del lavoro.

 

La copertina di ‘A Hum Of Maybe’ di Apparat

Tra le voci ospiti spiccano KÁRYYN nel brano ‘Tilth’ e Bi Disc in ‘Pieces, Falling’, due presenze che aggiungono ulteriori livelli emotivi e testurali a un album che si muove liberamente tra melodia, manipolazioni elettroniche e aperture classiche. ‘A Hum Of Maybe’ segna così il ritorno di un artista che ha sempre esplorato il confine tra club culture e musica da camera, ma che qui si espone più che mai, trasformando il percorso di smarrimento e ricostruzione in un racconto sonoro intimo e potentissimo.

Un capitolo nuovo, non per ripetere quanto fatto, ma per riaffermare la possibilità del cambiamento come motore creativo. Apparat porterà il disco anche dal vivo con un tour internazionale che toccherà l’Italia ad aprile: il 15 all’Alcatraz di Milano e il 16 alla Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, due occasioni per vedere come questo nuovo equilibrio prenderà forma sul palco. ‘A Hum Of Maybe’ è già preordinabile e promette di essere uno dei ritorni più significativi del 2026, un album nato dal dubbio ma destinato a lasciare un segno nitido.

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Riccardo Sada
Riccardo Sada
Distratto o forse ammaliato dalla sua primogenita, attratto da tutto ciò che è trance e nu disco, electro e progressive house, lo trovate spesso in qualche studio di registrazione, a volte in qualche rave, raramente nei localoni o a qualche party sulle spiagge di Tel Aviv.
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