Estratto dal magazine di giugno in edicola
In un mondo tremendamente (e piacevolmente) saturo come quello della musica elettronica, sono le idee a fare la differenza. Quei tentativi, spesso ben riusciti, di portare il racconto ad un livello superiore. Se per quanto riguarda la dance mainstream i grandi festival hanno saputo, agilmente, cambiare marcia e vestire su misura le nuove sonorità, d’altra parte l’underground non ha saputo rigenerarsi velocemente, probabilmente intrappolata nella sua stessa definizione. Poco tempo fa, ho avuto il piacere di intervistare Victor De La Serna, una delle menti dietro il party spagnolo di successo Elrow, il quale non si è mostrato per niente offeso quando gli ho fatto notare che la sua festa assomiglia molto, come impostazione, a quelle EDM. Anzi, il paragone lo ha reso felice. “Portiamo i livelli della produzione EDM nell’underground. Non c’è niente di sbagliato in questo!”, è stata la sua risposta più che esauriente. Elrow è l’emblema del nostro ragionamento. Come il party “Ants”, nato all’Ushuaïa di Ibiza, che lavora su questa unità di misura, aiutato da una location spaziale. È in questo contesto che operano da qualche anno Pip Rush e Bert Cole, due inglesi che, grazie ad una visione nuova, nobile, filosofica e rivoluzionaria del concetto di festa, stanno facendo parlare molto del loro progetto Arcadia Spectacular, che molti di voi avranno conosciuto grazie ad un’istallazione spettacolare a forma di ragno esposta all’Ultra Music Festival di Miami. Parlare con loro è stato un modo per capire come sta la musica elettronica.
Ciao ragazzi, da quanto tempo vi state dedicato al progetto Arcadia Spectacular e cosa facevate prima?
Sono nove anni che ci dedichiamo al progetto Arcadia. Prima io (Pip nda) facevo lo scultore, lavorando con materiali riciclati, mentre Bert lavorava per un’azienda che produceva la più grande struttura a trazione del mondo, utilizzata per tutti i tipi di eventi, dall’opera al teatro, capace di contenere migliaia di persone. Entrambi abbiamo sempre avuto a che fare con i festival e la cultura dei free party, condividendo l’interesse per un certo tipo di creatività non convenzionale.
Una delle mie immagini preferite dell’ultima Music Week a Miami è quella del ragno di Arcadia all’Ultra Music Festival. Come nasce questa idea?
Il ragno è solo una delle nostre istallazioni, quindi sarebbe meglio definire l’idea dietro Arcadia come un insieme di cose. La nostra idea è quella di ridisegnare la struttura lineare di un palco per trasformarla in qualcosa di più immersivo e interattivo. Volevamo sfruttare l’antico rituale secondo cui le persone si riuniscono intorno al fuoco per celebrare la vita e lo abbiamo fatto creando un oggetto tridimensionale che non sembrasse mai un’illusione, ma una cosa intensamente reale. Abbiamo usato la più ampia forchetta creativa possibile, coinvolgendo circensi, ingegneri, esperti di robotica, scultori e musicisti. Il tema centrale della nostra idea riguarda il rispetto reciproco per il mondo che ci circonda. Per questo, l’utilizzo di materiali riciclati è di vitale importanza.
Come siete arrivati alla spettacolare istallazione del ragno?
È stata un’evoluzione organica. Quando lavori con del materiale riciclato, la produzione dipende sempre da quali pezzi riesci a trovare, o da quali pezzi trovano te! Non abbiamo mai pensato al ragno a tavolino. Abbiamo iniziato a modellare una scultura di metallo in modo astratto, poi abbiamo trovato alcuni customs scanning units che hanno funzionato come gambe, e sei motori a reazione che sembravano proprio degli occhi. Solo a quel punto ci siamo resi conto che davanti a noi stava prendendo forma un ragno.

Vi ricordate della prima istallazione che avete fatto?
Oh sì! Incredibilmente, la nostra prima installazione doveva essere uno spazio chillout…! Poi, dopo che è stato collegato un soundsystem e che Eat Static è salito in consolle, ci siamo ritrovati cinquemila persone impazzite a ballare. Questo ha cambiato completamente la nostra visione.
A proposito di musica, di che tipo di musica vi fate ambasciatori, qual è la vostra colonna sonora ideale?
Per noi la musica è un’esperienza. Per questo cambia in base a dove ci troviamo e al pubblico che abbiamo di fronte. Non vogliamo che Arcadia rappresenti solo una cosa e la musica, essendo un linguaggio, serve per comunicare e unire la gente. Nel Regno Unito, ad esempio, proponiamo musica drum’n’bass, in Asia siamo più EDM, mentre all’Ultra Music di Miami esploriamo il lato più profondo della house e della techno.
Come siete entrati in contatto con Ultra Music Festival?
Russell, il capo di Ultra Music Festival, ha visto l’istallazione del ragno a Glastonbury, ci ha voluto incontrare e il resto è storia.
Il momento in cui, durante una serata, Arcadia Spactacular si presenta al pubblico assomiglia molto ad un vero e proprio spettacolo teatrale, dove le arti performative hanno un ruolo centrale. Immagino che ci sia un lavoro anche sui contenuti.

Assolutamente. Gli spettacoli sono il nucleo della nostra proposta, sia perché mettono insieme tutti gli elementi dell’esperienza che vogliamo trasmettere, sia perché aprono verso una dimensione differente. Gli spettacoli sono il catalizzatore, il punto di svolta della serata. Una volta che il pubblico è caldo, il climax dello spettacolo lo trasporta in un viaggio e il dancefloor è pronto per il decollo.
Pensando al ragno di Miami, potremmo definire l’Arcadia Spider anche come un modo per mostrare la spettacolarità dell’underground, o meglio, come un tentativo, ben riuscito, di rendere la musica underground meno noiosa e ripetitiva?
Senza dubbio è un modo per dimostrare cosa l’underground può fare, che può essere costruita dal basso senza un importante investimento iniziale o un supporto aziendale. Allo stesso modo, riguarda lo sviluppo dell’idea che la musica dance può avere a che fare con tutto il nostro spettro sensoriale. Immagina un dj quando suona. Ogni tocco, ogni mix prende forma grazie all’insieme del lavoro delle luci, degli acrobati, di chi si occupa della pirotecnica, dei gruisti, dei tecnici laser e via dicendo. Quando queste persone vibrano tutte insieme su un groove, questo è l’esatto istante in cui provi un momento di magia reale, in un’esperienza nella quale sei coinvolto totalmente.
Leggi l’intervista completa sul magazine di giugno in edicola!

28.06.2017