• MERCOLEDì 04 OTTOBRE 2023
Interviste

Bedouin: una Saga ancora tutta da scrivere

Il nuovo album, la residenza ad Ibiza, i set nei festival, da UNUM a Tomorrowland. Per i Bedouin questa sarà un’estate come tutte le altre

Quella in arivo per i Bedouin è un’estate molto speciale. Venerdì 19 maggio è uscito sulla loro label Human By Default ‘Temple of Dreams’, il loro album di debutto, mercoledì 24 maggio è iniziata la nuova stagione ibizenca della loro serata Saga, in calendario tutti i mercoledì al Pacha sino al 4 ottobre. Tamer Malki e Rami Abousabe non mancheranno di suonare in festival più underground come UNUM, dall’1 al 6 giugno in Albania, in compagnia tra gli altri di Ricardo Villalobos, Raresh e tINI ed in altri più mainstream, Tomorrowland su tutti, dove sono in programma sabato 22 luglio nello stage Terra Solis insieme ad Amémé, Capoon e Francesca Lombardo. Prima e dopo, alcune serate in Italia, che segnaleremo a breve nelle nostre agende. Non poteva davvero esserci momento migliore per intervistare i Bedouin.

Una prima domanda. Originalissima. Perché il nome Bedouin?
Tamer: sono nato in Giordania e sono emigrato a Boston quando avevo 13 anni.
Rami: sono nato e cresciuto nel New Jersey da genitori egiziani. Siamo due vagabondi, come lo sono i beduini, che percorrono il deserto tra la Giordania e l’Egitto. Tutto ha un senso.

Come è nato il progetto Bedouin?
R: Ha preso vita al Burning Man, anzi nel deserto del Burning Man ad essere precisi, dove abbiamo suonato insieme per la prima volta. La gente ha iniziato a notarci e da allora non ci si è più fermati. Il Burning Man è casa nostra, un luogo molto, molto speciale per entrambi.

Quando avete capito di aver svoltato?
T: per me la musica è sempre stata “la” passione. Prima di dedicarmi alla musica a tempo pieno, lavoravo in radio.
R: anche per me la musica è sempre stata la grande passione. Essendo cresciuto alle porte di New York, ho trascorso la maggior parte della mia giovinezza nella scena rave cittadina; in un primo momento mi sono dedicato al design grafico e ho avuto per anni un buon successo, prima di diventare dj e produttore a tempo pieno.

Che cosa significa suonare nelle migliori venue ed eventi del mondo? Del Burning Man abbiamo detto. Altra vostra pietra miliare, il set per la piattaforma a Cercle, lo scorso anno a Petra, in Giordania. Oltre 2 milioni e 200mila views su YouTube.
T: il set del Cercle è stato uno dei momenti più importanti della nostra carriera per una serie di motivi. Sono stati necessari anni per pianificarlo, lavorando a stretto contatto con il governo giordano: siamo molto grati al team del Cercle che ha lavorato instancabilmente per realizzarlo. Per me è stato un momento molto speciale: sono nato e cresciuto in Giordania fino all’età di 13 anni, quindi si è trattato di un ritorno a casa. A Petra è stata anche la prima volta che abbiamo realizzato un set ibrido e questo è risultato un altro grande motivo di soddisfazione.

Che cosa si prova quando vi dicono che suonare un genere tutto vostro, al punto che ormai porta il vostro nome?
T: Suoniamo sicuramente musica house, ma allo stesso tempo abbiamo creato un suono molto specifico, facilmente identificabile e che trae origine dalle nostre origini mediorientali mescolate alla nostra formazione occidentale, così come prendiamo ispirazione da quello con il quale siamo cresciuti negli anni novanta.

Venerdì 19 maggio 2023 esce il vostro primo album. Raccontatelo ai lettori di DJ Mag Italia.
R: È davvero un sogno pubblicare finalmente il nostro album di debutto. Abbiamo lavorato su alcuni di questi brani per più di 7 anni, quindi è soltanto possibile immaginare la quantità di ore che abbiamo trascorso in studio per realizzare l’opera completa. Abbiamo scritto e suonato noi stessi tutte le musiche e i testi dei brani originali e non abbiamo usato campioni in nessun punto dell’album. Ci sono invece alcune tracce che non utilizzano testi originali: una è una vera e propria cover di ‘Tijuana’ di J.J Cale, un’altra contiene il testo di una canzone popolare farsi cantata da Delaram, un cantante d’opera iraniano, un’altra ancora utilizza il testo di ‘Un Ramito de Violetas’ di Cecilia, cantata nel nostro album da Chico Castillo dei Gipsy Kings.

Quanto è difficile scegliere i brani per un album? Quanti erano pronti o quasi e non sono stati scelti?
T: Ci sono brani che sapevamo fin dalla loro creazione che erano destinati all’album e li abbiamo conservati per questo momento. ‘Wash Away’, ad esempio, la prima canzone che abbiamo scritto più di 7 anni fa; analogo destino per ‘Voices In My Head’; altri sono stati semplicemente inseriti al loro posto, come la cover di ‘Tijuana’ ed il singolo ‘Aliens’. Poi c’è una traccia che suoniamo spesso nei nostri set e che era nella tracklist originaria dell’album, ma poi è rimasta fuori. Prima o poi la pubblicheremo come singolo!

In Italia siete molto seguiti ed apprezzati. Qualche nome di festival, club e dj ai quali vi sentite particolarmente legati?
R: Abbiamo avuto la fortuna di suonare in diversi club italiani, quali The Sanctuary a Roma, il Nabilah a Napoli ed il Volt a Milano, ci siamo divertiti un mondo a suonare al Kappa FuturFestival lo scorso anno, speriamo di tornarci presto: questa estate torneremo spesso in Italia, presto diremo dove. Per quanto riguarda i deejay, DJ Tennis è uno nostro buon amico, quando suona alla nostra serata Saga spacca sempre! Ageless è uno giovane duo italiano che a sua volta è stato con noi a Saga: non vediamo l’ora di vedere sin dove sapranno arrivare!

E proprio il momento di parlare di Saga. Che cosa significa essere resident al Pacha durante la 50esima stagione del locale di Ibiza?
T: il Pacha è stato il primo club dove sono andato la prima volta che sono stato a Ibiza, è davvero incredibile essere qua a suonarci durante la sua 50esima stagione. Per noi significa molto essere parte della cultura sempre più fiorente della musica elettronica: Ibiza è ovviamente una parte enorme di questa cultura. Ibiza è come la Silicon Valley per il mondo della tecnologia e il Pacha è come il quartier generale della Apple. È il luogo in cui molte carriere sono decollate e dove molti hanno scoperto la loro passione per la musica elettronica. La storia del Pacha è una storia che abbiamo sempre ammirato e siamo onorati di farne parte. A modo nostro.

 

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Dal 1996 segue, racconta e divulga eventi dance e djset in ogni angolo del globo terracqueo: da Hong Kong a San Paolo, da Miami ad Ibiza, per lui non esistono consolle che abbiano segreti. Sempre teso a capire quale sia la magia che rende i deejays ed il clubbing la nuova frontiera del divertimento musicale, si dichiara in missione costante in nome e per conto della dance; dà forfeit soltanto se si materializzano altri notti magiche, quelle della Juventus.

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