• MERCOLEDì 22 MARZO 2023
Clubbing

Il Berghain di Berlino è ancora il miglior club underground del mondo

Con un rave pasquale di oltre due giorni, l'istituzione berlinese ha confermato il suo status leggendario.

Chiamatela retorica. Chiamatela ridondanza. Incattivitevi e parlate pure di banalità. Ma il Berghain di Berlino è ancora il miglior club underground del mondo. Ne abbiamo avuto la prova nel lungo weekend pasquale, dove la consueta maratona dal sabato sera al lunedì mattina è stata addirittura prolungata fino al martedì. Nulla al mondo è equiparabile a quello che avviene nel monolite beige di Friedrichshain angolo Kreuzberg. Anche per questo il divieto di fare foto e video rimane severo. Da appassionato cronista e reporter mi chiedo spesso chi sarà il fortunato che avrà l’onore di aprire le porte del Barghain al mondo. Un evento che potrebbe significare che siamo arrivati alla fine. Una fine spifferata da più finestre che al momento rimangono soltanto quelle dotate di tapparelle elettriche del Panorama Bar, aperte sapientemente a tratti nelle ore del giorno come a dimostrare che, nonostante tutto, là fuori c’è ancora della vita che scorre. All’orizzonte, il logo gigante della Mercedes gira ipnoticamente su se stesso in cima all’omonima arena che domina lo skyline visto dal Panorama Bar. Qual è il vero progresso, qual è la vera evoluzione? Il Berghain come rifugio post nucleare è una tesi che mi affascina non poco. 

Parlare di club suona arcaico. Quello che avviene ogni santissimo weekend dal 2004 nel Berghain è la messa in scena di un rave, con tutte le sue dinamiche sacre e profane, con tutti i suoi peccati più o meno originali. La famigerata selezione all’ingresso è talmente incomprensibile da essere chiarissima. La coda all’esterno sempre chilometrica nelle ore di punta. Un po’ di esperienza è richiesta per evitare di congelare. I berliners sostengono che il club non sia più quello di una volta, in un perfetto gioco di rivendicazione autoctona ugualmente praticato in ogni dove. Per un forestiero rimane un posto incredibile, indescrivibile, perché non esiste. Un’esperienza non raccontabile perché a tratti inumana. Tutto diventa magico al Berghain, anche i dischi banali suonano meglio. L’atmosfera lo protegge dalle radiazioni nocive e ne regola il funzionamento.


Ormai andare al Berghain – o meglio, provare ad entrare al Berghain – fa parte di un rito collettivo che interessa qualsiasi giovane che si avvicina alla capitale tedesca
. Il probabile rimbalzo si affronta con il sorriso sulle labbra come un due di picche di una bella ragazza approcciata malamente in un bar della città. È diventato quasi goliardia. Lo sanno. Ed è per questo che esternamente le difese sono molto alte. In coda vige ancora un assoluto silenzio, il nero è ancora il colore dominante e in pochi azzardano manovre alla Marc Marquez. Qui la bandiera nera sventola eccome. Fa impressione la differenza tra la quiete fuori e il delirio dentro. Non sembra possibile che, mentre a poche decine di metri si fa la spesa in una delle più grandi utensilerie della città, Gerd Janson alle 12:30 di lunedì mattina stia suonando un evocativo Zombie Nation. Bello così. Giusto così. Al Berghain giocano un altro sport. Non è la Champions League rispetto alla Serie A o l’Eurolega rispetto al campionato di Basket. È il wrestling.

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Ale Lippi
Scrivo e parlo di musica elettronica per Dj Mag Italia e Radio m2o. Mi occupo di club culture a 360°, dal costume alla ricerca musicale.

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