Grande soddisfazione per Big Fish, che esce sulla mitica label Mad Decent di Diplo con il nuovo ep “Midnight Esxpress”, due tracce bass oriented davvero massicce: “Theron” e “Don’t you say you love me” – prodotta a quattro mani con Aquadrop, il quale su Mad Decent ha già fatto capolino in diverse occasioni. Sono belle soddisfazioni per un artista che sa sempre reinventarsi e non teme di mettersi in gioco, dai Sottotono alla trap, dai successi hip hop (suoi e per altri, da Fibra a Emis Killa) dalla costruzione di una “family” di produttori come Doner Music, situazione piuttosto rara nel panorama italiano. Ho fatto qualche domanda a Fish riguardo tutto questo. Intanto beccatevi le tracce, perchè sono davvero killer. Sotto il link, l’intervista.
Come si finisce su una label come Mad Decent?
Per quanto riguarda me, è successo tutto in modo semplice e naturale. “Theron” nasce da una prova del giro di basso, in un giorno di marzo verso le due di notte. L’ho salvata, come faccio con tutte le prove. La mattina dopo l’ho risentita e ho detto “quasi quasi provo a lavorarla”. Una volta finita la bozza l’ho mandata per un feedback ad Aquadrop e a Massimiliano, il label manager Doner, che mi hanno detto che secondo loro era una bomba… da lì l’ho finita. Per “Don’t you say you love me” Aquadrop mi ha girato un’idea di pezzo e l’abbiamo sistemato insieme. Da qui ci è venuta l’idea di proporre le tracce a qualche etichetta, e Mad Decent ci ha risposto subito interessata. Sono pezzi non propriamente industry standard e loro ci hanno visto la novità come sempre, ricordiamoci che i trend musicali degli ultimi anni escono da lì.
Dopo 20 anni di esperienza nel campo della produzione, sembra sempre che tu abbia voglia di novità, di cambiare suono, di spostarti verso cose che non hai mai fatto prima, senza la paura di sembrare un newcomer, per certi versi, perchè questa nuova avventura con una label americana come MD rappresenta in qulche modo l’inizio di qualcosa. Mi sbaglio?
A me piace fare musica, è il mio lavoro. Sono fortunato perché nella vita faccio la cosa che mi piace di più in assoluto e per questo mi sento un privilegiato. Mi sono affacciato alla musica elettronica in punta di piedi, solo ed esclusivamente con la fotta che può avere un dodicenne davanti all’ultimo Fifa. Poi solo il lavoro, le prove ed anche qualche delusione ti portano consapevolezza ed esperienza. Uscire su MD è un bel risultato ed è un altro passo. In questo momento sto lavorando a pezzi nuovi senza pensare a nulla. Poi è chiaro che spero in altre opportunità tipo questa.

Perchè in Italia guardiamo sempre all’estero come a un traguardo, e non cerchiamo di partire dall’interno per costruire storie analoghe a quelle di grande successo che vediamo fuori? Mad Decent è un esempio emblematico, in questo senso. Tu ci provi con Doner, ma sono davvero pochi quelli che nel nostro Paese tentano di mettere in piedi delle realtà simili, delle factory.
Boh. Come in tutti generi musicali, penso che in Italia ci sia poca collaborazione e poca professionalità nel gestirsi la carriera. Ormai essere dj/produttore sembra quasi sia più uno status che non una passione e una professione, perciò diventa difficile costruire qualcosa con questi presupposti… Noi stiamo cercando di sviluppare la carriera di chi lavora con noi e di dare della possibilità, seppur minime, ai nuovi produttori. Abbiamo nel nostro roster artisti come Aquadrop e Retrohandz che si stanno facendo conoscere a livello internazionale, altri come Akroama, INARI e URAMESHI! che sono agli inizi ma hanno il talento per far parlare molto di sè in futuro. Sul sito di Doner Music puoi vedere la nostra squadra al completo. In più abbiamo attrezzato il nostro sito per farlo diventare la nostra TV con contenuti musicali e di attualità. Da settembre partiremo anche con questo nuovo progetto, si chiama BeatBox Tv e i primi contenuti sono già online: http://www.donermusic.it/beatbox/ Guardandomi intorno, rispetto tantissimo ad esempio il lavoro fatto da Traxtorm, che da ben 20 anni è ai vertici mondiali dell’hardcore. Penso sia una delle strutture più organizzate d’Italia.
Negli ultimi anni ti sei proposto con crescente insistenza come dj trap/dubstep e ditorni, diciamo. La tua nuova avventura discografica americana ti porterà a percorrere questa strada in modo ancora più deciso, magari anche oltreoceano? Ci sono progetti in questo senso?
Ormai suono un po’ di tutto nei miei set. Dai pezzi trap di Og Maco alla UKG di Royal T, dai Flosstradamus a Novelist. Diciamo che sono abbastanza pronto a svoltare le situazioni che mi si presentano. Non ci sono progetti oltreoceano al momento, mi sembra un po’ prematuro parlarne. Continuerò a suonare e vedremo.
02.09.2015