Perché spacca. Potremmo finire qui l’articolo ma ovviamente non siamo su qualche sito sensazionalista ed è giusto e doveroso argomentare questa affermazione. Dunque, Billie Eilish è una ragazza americana, nata a Los Angeles diciassette anni fa. E da un paio d’anni si sta dedicando alla sua carriera musicale, con un successo senza precedenti per una teenager che fa musica. Billie macina mese dopo mese milioni di follower, di ascolti, e lo fa con un sound nuovo, sicuramente pop ma dove suoni, produzioni, idee e riferimenti pescano da tutto fuorché dai cliché e dalle mode degli ultimi anni. Produzioni che sono affidate al fratello, Finneas O’Connel (classe 1997), e da cui emerge una naturalezza molto contemporanea nel mescolare dance, ballate classiche, trap, hip hop e molto altro in maniera mai banale e anzi sempre originale. L’album di debutto della ragazza, ‘When We All Fall Asleep, Where Do We Go?‘, appena uscito, ne è chiara testimonianza. Da ‘Bad Guy’ a ‘Xanny’ a ‘You Should See Me In A Crown’ a ‘When The Party Is Over’ i territori attraversati sono molteplici, differenti eppure tenuti insieme dalla coernza stilistica di Billie, che peraltro, a diciassette anni possiede una padronanza vocale e un talento interpretativo fuori dal comune anche rispetto a colleghe molto più mature di lei. E la cassa in quattro fa capolino in diversi episodi.
Dunque, fondamentalmente, è questa la ragione, anzi, le ragioni, per cui una tantum esuliamo dal nostro sentiero maestro e ci occupiamo di un’artista e di un disco che non sono strettamente dance. Perché fa piacere parlare di un nome che sta svecchiando il panorama pop e che con buona probabilità riuscirà a imporsi nei prossimi anni (anche in Italia è stata accolta con un clamoroso sold out poche settimane fa e il suo prossimo concerto di agosto si preannuncia altrettanto ambito); perché ci fa godere trattare di un album che è una vera producer’s delight, una delizia dal punto di vista musicale e anche di scrittura. E siamo felici di vedere qualcosa che va oltre il solito prodotto preconfezionato, con successo e con indubbia personalità, nei pezzi come nei testi e nell’immaginario (guardate l’inquietante video di ‘Bury A Friend’ per capire di che parliamo).
Billie Eilish non è una dj, non è una producer, non appartiene di diritto al nostro mondo. Ma ne è vicina per spirito e per voglia di rompere certi schemi. Anzi, a dirla tutta, forse proprio la dance, nicchia per vocazione ha sempre rotto diversi schemi, dovrebbe prendere nota da questa ragazza.
29.03.2019