• LUNEDì 05 GIUGNO 2023
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C’è davvero bisogno di cambiare stile per piacere a tutti?

Parliamo di Axwell Λ Ingrosso, ma non solo. Con l'EDM che si mischia sempre di più con il pop, i fan non riescono a darsi pace. Ma è "colpa" dei soldi?

Sui social network di Axwell Λ Ingrosso, se non ve ne foste accorti, è scoppiata una bufera. I fan attaccano, i dj, stizziti, rispondono a tono. Raramente si vede farlo, soprattutto a top player come loro, perchè solitamente tutto viene sistemato da un bravo social media manager che interviene prima che accada il peggio. Ma cosa succede?

Succede che ‘Dreamer’, l’ultimo singolo del duo svedese, era fino a qualche giorno fa una delle release più attese dell’anno. Hype alle stelle dalla sua prima anteprima, all’ADE 2016, e subito amore incondizionato dalla fanbase. Ci sono tutte le premesse per un nuovo “istant classic”, una di quelle canzoni che sin da subito prendono un posto speciale nel cuore della gente.

Però, ovviamente, c’è un però. Come già accaduto in maniera più lieve per ‘More Than You Know’, dalle piccole anteprime del pezzo nelle settimane precedenti all’uscita ufficiale si sente qualcosa di diverso. In sostanza Axwell Λ Ingrosso hanno modificato il drop, che dalla classica progressive è diventato molto più pop, esattamente come in ‘More Than You Know’. Apriti cielo.

Fatevi un giro nella sezione commenti di un qualsiasi account social degli ex Swedish House Mafia per capire l’entità della protesta. Niente, alla gente proprio non va giù. Quella canzone andava lasciata così, senza se e senza ma. “Rilasciate la versione originale di Dreamer e tutto si risolverà per il meglio” scrive addirittura qualcuno. C’è rabbia, c’è tristezza, c’è delusione. Certo, si potrebbe imputare una reazione un po’ esagerata ai milioni di fan in giro per il mondo che proprio non si danno pace ma la musica, lo sappiamo benissimo tutti, smuove emozioni primordiali, istinitive e spesso illogiche.

Perché? – si chiede la gente – perché?

La risposta popolare arriva subito: i soldi. Tutti danno la colpa ai soldi. Dietro alla parola “soldi” c’è un concetto un po’ più ampio, ovviamente. L’idea di base è che tutto sia stato fatto per piacere di più all’ambiente cosiddetto mainstream, e quindi girare di più su radio generaliste, sui servizi di streaming, le tv e via dicendo, tradendo i fan che si aspettano invece un sound sempre omologato a quello che li ha fatti innamorare dei loro artisti preferiti.

Il pratica, il concetto dell’accusa è che hanno cambiato stile per piacere alla massa. Un po’ la stessa cosa tacciata ad Alesso, che ha recentemente risposto alle decine di lamentele. Ma sarà vero? Sarà falso? Quanto sarà vero e quanto falso? Una risposta sicura, ovviamente, non la si può dare, a meno di non essere seduti al tavolo delle riunioni del loro management.

Si può provare tuttavia ad indovinare, con un po’ a logica. Estendendo il concetto, sarà vero che artisti come Axwell Λ Ingrosso o Alesso, mai stati neanche lontanamente associabili all’underground negli ultimi dieci anni almeno, abbiano bisogno di cambiare stile per arrivare alle masse? In fondo, a pensarci bene, non sono tutte cose che hanno già fatto? Pezzi come ‘Sun is Shining’, ‘Calling’, ‘Heroes’, senza stare a scomodare quelli del periodo SHM, non hanno forse garantito ai ragazzi scandinavi fama, notorietà, passaggi in radio e in streaming, amore della gente e anche un bel gruzzolo? Ma certo che sì. E allora perché tirarsi dietro le ire dei fan?

Dietro dev’esserci qualcosa di più, non può essere solo questo. Sarà che dopo anni ed anni a produrre sempre lo stesso stile abbiano avuto voglia di cambiare qualcosa? Banale, no? Un po’, ma chi ha detto non dev’esserlo? In fondo per rischiare di andare contro la proprio fanbase il motivo dev’essere valido, radicato nelle volontà, e i soldi, per chi ha già i milioni in banca, secondo me vanno in secondo piano rispetto ad altre cose.

Certo non si può ignorare il fatto che ‘More Than You Know’ o ‘Dreamer’ siano decisamente più appetibili ad una porzione ancora maggiore di pubblico rispetto a quelle progressive house, anche se comunque, già di per sé, quest’ultima rientra nel concetto di musica pop per molte caratteristiche.
È anche vero però, ed innegabile, che sulla folla, ai festival o nei club, abbiano molto meno presa sul pubblico rispetto alle altre.

Che fare, quindi? Restare nel proprio “happy place” e continuare all’infinito a fare sempre la stessa cosa, riscuotendo comunque un grande successo e assicurandosi tutto ciò che ne deriva, rischiando tuttavia di ridurre il proprio lato artistico ad un susseguirsi di produzioni a colpo sicuro o provare ad uscirci, da questo porto sicuro, per esplorare rive inesplorate, al di là del mare? C’è chi sceglie uno, c’è chi sceglie l’altro.

Nessuna delle due opzioni è giusta o sbagliata, questo è sacrosanto sottolinearlo. È una semplice questione di scelte. Ne avevamo giusto parlato qualche tempo fa con i Third Party, forse tra i pochi puristi del genere progressive house rimasti in circolazione.

E tra chi decide di staccarsi dal passato poi, c’è chi come Alesso sembra aver dato un taglio netto e voltato pagina, anzi, cambiato proprio libro, e chi invece, come Axwell Λ Ingrosso, lascia sempre una porticina aperta, un sentore di remix, remode, edit o qualunque altro modo in cui decideranno di chiamarlo.

Ma tutto questo gira intorno ai soldi e al successo? Secondo me, opinione soggettiva ed assolutamente confutabile, non proprio. Si sente la voglia di sperimentare, di fare qualcosa di diverso dal solito ma che possa comunque piacere alla gente. Si sente il bisogno di differenziarsi da sé stessi ma anche, e posso solo immaginare quanto sia pesante sulle spalle, la pressione di non fallire e soprattutto di mantenere costante una popolarità che non è mai da dare per scontata, soprattutto nel mercato discografico di oggi. È tutto perduto per i vecchi fan degli svedesi? Impossibile dirlo. È stato distrutto tutto per colpa del solo vile denaro? Non credo.

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