• DOMENICA 28 MAGGIO 2023
Esclusiva

Black Coffee, il profeta che ha visto il futuro

Tratto dal magazine di agosto/settembre 2018

Foto di Gemma Parker, Nic Boulton, Roberto Castaño

Testo di Ben Murphy e Ale Lippi estratto dal magazine di agosto/settembre 2018

Black Coffee ha lavorato duro per diventare non solo il più importante artista di musica elettronica del Sud Africa, ma anche una delle figure di spicco del panorama internazionale. Abbiamo incontrato questo mite gentiluomo a Ibiza, sede della sua residenza settimanale all’Hï, per parlare di filantropia, di come superare le avversità e del lavoro con superstar come Drake e David Guetta. L’artista di Durban – vero nome Nkosinathi Innocent Maphumulo – ha suonato ovunque, da istituzioni underground come il Panorama Bar di Berlino a festival enormi e importanti come l’Ultra a Miami e il Tomorrowland in Belgio. Chi vive i dj set e lo stile singolare di Black Coffee per la prima volta, ha l’impressione che sia sbucato dal nulla. In realtà la sua ascesa è il risultato di molti anni di duro lavoro, dedizione e fiducia in se stesso, superando considerevoli difficoltà che avrebbero dissuaso altri dal perseguire una carriera nel mondo della musica. Ha iniziato a frequentare l’ambiente dei dj mentre era ancora un ragazzino. Faceva parte di un soundsystem mobile, messo in piedo dal cugino. “Lui e i suoi amici avevano una specie di discoteca itinerante”, racconta. “Quando non lavoravano lo collegava nel suo appartamento e suonava musica. Ero curioso e mi sono imbattuto in quelle cassette. Ogni tanto mi portava con sé alle feste, ai concorsi di bellezza, alle feste di laurea. Usavamo dei mangiacassette. È così che è iniziato”. Parallelamente al suo crescente interesse per la musica da ballo, da adolescente forma gli Shana con Mnqobi Mdabe e Thandukwazi Sikhosana, gruppo influenzato dalle tradizioni musicali sudafricane e dai suoni elettronici contemporanei. 

Il trampolino di lancio verso la fama risale al 2003 quando, dopo aver studiato jazz alla Durban University Of Technology e aver continuato a fare il dj, Black Coffee ha l’opportunità di frequentare la Red Bull Music Academy (RBMA) a Cape Town. Questa esperienza cambierà in maniera irreversibile la sua prospettiva, permettendogli di lavorare con il leggendario trombettista jazz sudafricano Hugh Masekela. “La prima volta che sono stato in una stanza con Hugh Masekela, fu proprio alla Red Bull Academy. All’epoca non pensavo minimamente che avrei lavorato con lui. C’era tanta eccitazione. I ragazzi che erano lì, per lo più nemmeno dal mio paese, ne sapevano di più di me. Alcuni arrivarono persino con dischi che volevano che firmasse. Ecco perché quel viaggio per me ha cambiato tutto, perché quando sono tornato sapevo cosa volevo fare – tra cui avere lui nel mio album”. Il remix del 2005 di Black Coffee della canzone “Stimela” di Masekela è il primo successo del DJ/producer che segna una connessione esplicita tra il passato e il futuro del Sudafrica. Questo gli suggerisce la direzione da intraprendere: combinare il suo background jazz con i beat. “Ho capito la profondità del genere jazz e come rovescio della medaglia anche la musica dance. Mi sono ritrovato nella posizione privilegiata di conoscere entrambi. Quello che volevo fare era sia colmare il divario sia semplificarlo in modo che il fan della musica da ballo non si sentisse sopraffatto da esso. Volevo creare qualcosa che, anche un’amante della house avrebbe potuto definire “wow”,  senza dire “Oh, è jazz, non sono pronto per il jazz in questo momento. Allo stesso tempo volevo mantenere lo stesso rispetto con le persone del jazz, che sono spesso snob quando si tratta della loro musica remixata”.

L’esperienza alla Red Bull Music Academy ha contribuito notevolmente al lancio della carriera musicale di Black Coffee. Soprattutto gli ha fatto capire che poteva farcela da solo. Sicuro dei propri mezzi, in un’intervista del 2003 disse che nel giro di pochi anni sarebbe diventato uno dei più grandi produttori del paese, un presentimento di ciò che sarebbe poi avvenuto. “Perché tanta pressione? Era la verità. Era quello che volevo. Quando sono tornato a casa, ho iniziato a lavorare per raggiungere quell’obiettivo. Il mio album uscito due anni dopo, nel 2005, ha vinto il Best Album nei South Africa Music Awards, per il miglior album Urban Dance. E così anche gli altri dopo. Quindi quello che ho detto è stato una profezia.” Il primo album omonimo di Black Coffee, ha segnato la considerevole storia della house sudafricana e anche i ritmi funky e latini dei produttori newyorkesi come Masters At Work e Joe Claussell e altri artisti americani come Osunlade e Karizma, anch’essi influenzati dai ritmi africani. “Ho sempre voluto creare musica house così come la sento io, con tutte le influenze che mi circondano. Mi piacciono i pattern ritmici four-to-the-floor, che adatto a me così la gente dirà che suona diverso. È qualcosa che non posso scrollarmi di dosso. La cosa essenziale per me è avere quell’atmosfera africana nel lavoro che faccio”.

Mentre la carriera di Black Coffee decollava in Sudafrica, la sua musica stava cominciando a penetrare anche il mercato europeo. La rispettata etichetta deep house francese Real Tone pubblica il suo brano ‘Even Though’. Nel 2009, ha vinto due premi con il terzo album “Home Brewed” ai South African Music Awards, per il Best Urban Dance Album e per la categoria Best Male Artist e nel 2011 si è esibito nello stadio Moses Mabhida di Durban, “Africa Rising” ‘, di fronte a 8.000 persone. “Quello show è stato speciale. Lo abbiamo fatto insieme ad un’orchestra di 24 elementi. É stato uno delle cose più sorprendenti che mi siano mai capitate in carriera”. Black Coffee è diventato stratosferico con il successivo album “Africa Rising” e lo spettacolo dal vivo: un DVD e un triplo CD che è stato certificato doppio disco di platino in un mese. Dopo il grande successo di “Africa Rising” e l’album “Pieces Of Me” del 2015, disco di platino in Sud Africa, ha prodotto diversi grandi singoli pubblicati negli Stati Uniti su Ultra Music. Black Coffee ha trovato il modo di attirare il mercato del pop mantenendo intatte le sue radici profonde, aiutato dalla credibilità della sua etichetta Soulistic Music che, insieme ai suoi dischi, è stata uno sbocco per alcuni produttori sudafricani come Culoe De Song. Al fine di creare, proteggere ed esportare house music sudafricana, Maphumulo ha ideato un nuovo portale di musica online potenzialmente rivoluzionario chiamato Gumbox che spera diventerà una nuova piattaforma che aiuterà gli artisti pan-africani a guadagnare denaro in modo indipendente dalla loro musica. “È come Spotify, ma è più specifico per un mercato africano”. Black Coffee intende bypassare l’interferenza di grandi label o giganti della tecnologia, che inevitabilmente intascheranno gran parte dei profitti della musica, mentre gli artisti sono lasciati sul ciglio della strada. “Stiamo riscrivendo i libri dell’industria musicale in Africa”, dice. “Ci è sempre stato detto cosa fare, qualcuno arriva, mette le tende e dice: ‘Ciao, sono Sony, dall’America, firmi qui, è così che funzionerà’. ‘Sono Universal, Sono BMG, EMI. È stato fantastico e abbiamo imparato tanto, ma sento che è ora di capire i nostri punti di forza e iniziare a pianificare il nostro futuro. Il nostro futuro non può essere pianificato da qualcuno seduto a Stoccolma”.  

Tutto questo Black Coffee lo ha raggiunto nonostante una grave disabilità. Non ha più l’uso del braccio sinistro, paralizzato in un grave incidente automobilistico quando era solo un adolescente. Durante le celebrazioni per la liberazione di Nelson Mandela dal carcere nel febbraio 1990, viene investito da un veicolo che piomba tra la folla trionfante. “Era come la Coppa del Mondo”, racconta. “C’erano persone che festeggiavano per le strade. La folla passò davanti a casa mia. Io e i miei cugini ci unimmo a loro. I miei cugini tornarono e io no, rimasi fuori fino alle prime ore del mattino, fino al punto in cui avevo paura di tornare a casa perché sapevo che sarei stato nei guai. Qualcuno è sbucato dal nulla e ha investito la folla. 35 persone sono rimaste ferite. Due sono morte, incluso l’autista della macchina. “Dopo la sua guarigione, Black Coffee prese una decisione: non lasciare che la sua disabilità lo condizionasse o penalizzasse. Ha lavorato doppiamente per arrivare al punto in cui si trova ora. Detiene persino il Guinness World Record per il più lungo set di DJ con una sola mano, dopo aver suonato per 60 ore senza interruzioni al Maponya Mall di Soweto. “L’incidente ha cambiato completamente la mia prospettiva. Mi ha insegnato così tanto. Mi ha anche insegnato a lavorare davvero sodo. C’è stata una grande svolta mentale. Ci è voluto un po’, quando ero più giovane. Mi ha davvero colpito e ho capito a quel punto che non posso fare niente, qualsiasi cosa io faccia, sarà piuttosto limitante. L’unica cosa che so è la musica, ed è quello di cui avevo bisogno per mettere tutto. Ha cambiato la mia attenzione. Io, per arrivare dove voglio ho bisogno di ore ed ore, devo lavorare due volte più duramente di qualcuno che sia ‘normale’. Per me è stata una cosa positiva. Se dovessi chiedermi: “Desideri che non sia mai successo?” Direi di no. Mi ha dato tanto”. Per aiutare gli altri disabili in Sudafrica ha lanciato la DJ Black Coffee Foundation, una delle numerose iniziative filantropiche che ha ideato per restituire alla gente del paese. “Abbiamo fatto cose diverse con diverse case [di cura], ma c’è ancora bisogno di molto aiuto. Il mio paese ha bisogno di molto aiuto. L’ultima cosa che stavamo facendo è regalare una borsa di studio ad un bambino al college ogni anno fino alla fine degli studi. Stiamo facendo tante cose, per quanto possiamo.”

Essendo la star del Sudafrica più in vista a livello mondiale per quanto riguarda la musica elettronica, Black Coffee sente un senso di responsabilità nei confronti del suo paese. Avendo passato anni e molti sforzi per costruire sé stesso, imparando le insidie ​​dell’industria, vede la sua posizione come un’opportunità per aiutare gli altri, piuttosto che tirare l’acqua al suo mulino. “Viene con l’età e il tempo”, dice. “Ecco perché ho tutti questi progetti in corso, perché capisco l’impatto che avranno. Mi ci è voluto così tanto tempo. Quando ho fondato la Black Coffee Foundation, non ero ancora pronto, ma sono comunque andato avanti. Ho fatto alcune piccole cose, sistemato un paio di case, trovato sedie a rotelle per le persone. Abbiamo fatto quello che potevamo. Quello che ho imparato da questa esperienza è che devi prima riempire la tua tazza. Allora hai la forza di aiutare gli altri. Ho visto così tanti artisti che cercano di aiutare quando non possono nemmeno aiutarsi da soli. Poi tutto crolla.” Un’ulteriore impresa filantropica, la FAM Academy di Johannesburg, è il suo prossimo grande progetto extra scolastico: un college dedicato alla moda, all’arte e alla musica, con lo stilista americano Virgil Abloh (mister Off White) tra i nomi di alto profilo coinvolti. Una passione che lo porta volentieri a perdersi tra le vie della moda milanesi.

Come dj Black Coffee è sempre alla ricerca di nuovi artisti da inserire nei suoi dj set, per lo più composti da giovani produttori sudafricani: un modo in cui rimane un passo avanti rispetto alla concorrenza. È il tipo di musica che puoi aspettarti di sentire nella sua residenza all’Hï, che quest’anno è stata più audace e più imponente, conclusa sabato 6 ottobre. “Quello che suono non è la musica che puoi trovare abitualmente in giro. Proponiamo musica sempre underground, roba inedita. Ora la gente viene qui per questo”. Prima dei suoi primi show provava un senso di trepidazione, un senso di incertezza su come la sua musica house sarebbe stata percepita. “Sono ancora nervoso e sotto pressione. Prima della stagione, la quarta, il mio team mi ha proposto di mettere molte opere d’arte sui cartelloni pubblicitari e magari qualche mia foto. Vedi, per loro è come se fosse già tutto concretizzato e all’apice. Per me non lo è ancora. Potresti pensare che la mia faccia sia riconosciuta, ma io non la penso così. Abbiamo ancora bisogno di essere in giro, per questo in giro per Ibiza vedi per 80% la mia faccia e per il 20% opere d’arte”.

Intanto la sua mente è già alle sue prossime manovre. Sono state suggerite collaborazioni con le grandi stelle del rap e dell’R&B degli Stati Uniti, dopo che Drake ha campionato la sua ‘Superman’, per la sua canzone con Jorja Smith, ‘Get It Together’. Complessivamente ritiene che sia stata una cosa positiva, anche se alcuni fan hanno esitato nel trattamento da parte della superstar canadese di una delle loro canzoni preferite. “È stato bello, ha fatto conoscere il mio nome ad un pubblico più ampio”, afferma Black Coffee, in modo misurato. “Non abbiamo dovuto sederci in studio, hanno preso una canzone che avevo fatto quasi 10 anni fa ci hanno cantato sopra. Mi ha dato più visibilità in qualche misura, ma c’erano dei sentimenti contrastanti dai fan che temevano che la canzone fosse rovinata. Ma allo stesso le persone che non la conoscevano alla fine hanno detto “sentiamo l’originale”. Presto arriverà un nuovo album, ma prima c’è stata ‘Drive’, un singolo che ha sorpreso i suoi fan, in modo particolare quelli della deep house: una collaborazione con una delle più grandi star del pop e della EDM: David Guetta. “È una canzone che per me cambia tutto in termini di approccio musicale. È qualcosa che non ti aspetteresti da me, ma anche qualcosa che non ti aspetteresti nemmeno da David Guetta”. 

 

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Ale Lippi
Scrivo e parlo di musica elettronica per Dj Mag Italia e Radio m2o. Mi occupo di club culture a 360°, dal costume alla ricerca musicale.

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