• DOMENICA 04 GIUGNO 2023
Clubbing

Un Natale rock’n’roll con The Bloody Betroots a Milano

Dal dj set al concerto, The Bloody Beetroots torna sui palchi con la formazione live e ancora una volta è una bella botta di energia

Spesso i concerti che regalano più soddisfazioni sono quelli dove non hai particolari aspettative. In questo caso non perché la mia considerazione di The Bloody Beetroots live sia bassa. Tutt’altro. Semplicemente, conosco talmente bene questo progetto in tutte le sue trasformazioni e sfaccettature da vederne ormai quasi il codice, per usare una metafora dal film The Matrix (avete presente quando Neo a un certo punto “legge” il codice di programmazione di cui è composto l’agente Smith?). Un po’ perché ho seguito Bob Rifo dall’inizio, un po’ perché nonostante tutti i suoi tentativi di smarcarsi dalla bolla della scena electro di fine anni ’00, in qualche modo c’è sempre una componente che ci riconduce anche da quelle parti. E poi, diciamo la verità, tutti quelli che facevano parte di quella fantastica scena, così colorata, rivoluzionaria, naïf, a suo modo punk, hanno bruciato e consumato in fretta la propria fiamma. Addirittura gli stessi Justice, sicuramente l’act di maggiore impatto di quel periodo, ha vissuto un anno ottimi risultati in questo 2017, ma gran parte dei fan erano lì per vedere il simbolo di qualcosa che apparteneva inequivocabilmente a una stagione passata. Certo, non ancora totalmente storicizzata, ma di sicuro ormai giunta al tramonto.

Ed è qui che Sir Bob gioca le sue carte migliori. Perché se è fuori discussione che ci sono i fan della prima ora, quelli che sbroccano quando parte ‘Warp’ o sul finale incandescente con ‘Cornelius’, è altrettanto vero che in giro si vedono felpe del periodo Church Of Noise così come giovani molto più avvezzi alla post-EDM e addirittura diversi metallari. The Bloody Beetroots, se ci pensate, non ha mai regalato al mondo le hit straccia-classifica né si è mai messo lì a studiare a tavolino i pezzi radiofonici. Quello che ha saputo progettare con una visione d’insieme grandiosa e invidiabile, è la creazione di un immaginario unico, personalissimo, inconfondibile. E questo gli permette di poter portare in scena un live che è sostanzialmente rock’n’roll, in primis nell’attitudine ma anche nel set up e negli arrangiamenti, ma che possiede naturalmente una radice elettronica, più vicina ai Prodigy che ai “live” dei dj EDM. E questa è la magia di Bob. Trasformare tutto in un grande frullatore che trita e sputa energia allo stato puro. Ed è ciò che sorprende ogni volta che lo si va a vedere. Da sensation mascherata dietro la consolle, Sir Bob è cresciuto arrivando a fare ciò che voleva fin dall’inizio: la rockstar. Il frontman. Quello che urla con il microfono in mano (tra l’altro con una capacità vocale invidiabile) e che salta da una parte all’altra del palco, che fa stage diving e che incita la folla al pogo a suon di “c’mon muthafuckassss!!!!”.

Ci vuole, una cosa così. È liberatoria. The Bloody Beetroots per restare se stesso si è messo in gioco, rimettendo in discussione diverse prioprità e uscendo con l’ultimo album con una indipendente, riconfigurando il proprio brand. Ma tutto questo non gli ha impedito di restare fermamente convinto della bontà delle sue scelte. Ha corso dei rischi quando poteva fare delle scelte di comodo, saltare sul treno di un mainstream che lo vedeva già con un biglietto in mano e un posto riservato senza discussioni. Ma era un treno su cui evidentemente si sentiva scomodo. E, appunto, ha fatto altre scelte. Scelte che pagano, perché il pubblico gli è fedele e non si fa mancare nemmeno un beat. E sicuramente è andato a casa con una botta di adrenalina in corpo, che di questi tempi è un gran bel regalo di Natale.

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Albi Scotti
Giornalista di DJ Mag Italia e responsabile dei contenuti web della rivista. DJ. Speaker e autore radiofonico.

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