• GIOVEDì 05 OTTOBRE 2023
Interviste

Boss Doms racconta il suo progetto: “sarò il nuovo David Guetta, senza fare la musica di Guetta”

'I Want More' è il primo singolo del suo progetto solista. Lo abbiamo intervistato e ci ha raccontato della sua musica, degli artisti con cui ha lavorato, dell'Italia musicale e delle sue ambizioni internazionali

Se mi venisse chiesto chi è il personaggio del panorama musicale italiano che meglio rappresenta la contemporaneità, con ogni probabilità farei il nome di Boss Doms. Perché la sua parabola racconta benissimo l’evoluzione della musica sia dal lato artistico sia dal lato dell’industria e sia da quello dell’immagine. Doms è un musicista e un producer, quello che fino pochi anni fa sarebbe rimasto eternamente “dietro le quinte” a lavorare per cantanti e band. Invece oggi è uno come lui riesce a esprimere il proprio carisma sul palco (ed è un vero animale da palco: se l’avete visto dal vivo sapete di che parlo), in consolle, nelle produzioni e, da oggi, nel suo progetto solista, dove dance, elettronica, rock e canzone si incontrano in un mix inedito.
Non potevamo che approfondire un personaggio così interessante, entrando nel suo mondo e facendoci raccontare del suo nuovo percorso e del futuro che sta progettando. 

 

Sei in uscita con il tuo progetto solista, da tempo annunciato e già sulla bocca di tutti. Che cosa ti ha spinto a “metterci la faccia”, a proporti in prima persona?
Molto semplice: lavorando da producer per altri, presto la mia arte e le mie skill al servizio del cantante e dell’artista con cui lavoro. Metto la mia conoscenza nel progetto di un altro per cucirgli addosso il miglior sound possibile, per farlo arrivare al 110% del suo potenziale. Achille Lauro, Gemitaiz, Emis Killa, Anna Tatangelo, i nomi che potrei farti sono tanti… ho cercato di rendere i loro progetti il più personale possibile, con Anna Tatangelo ad esempio abbiamo cercato un vestito diverso dal solito, da quello che ci si aspetterebbe da un suo disco. Ma senza snaturarla, piuttosto cercando di far emergere un lato di lei che era latente, aveva un potenziale, ma non era ancora stato messo in luce. Perciò a un certo punto ho voluto dire le cose che ho bisogno di dire, di mettermi in prima persona a dire le cose mie.

Sei “uscito allo scoperto”.
Sì, è giusto che certe scelte vengano messe nel mio disco e non in quelli degli artisti per i quali presto il mio lavoro. Uno dei difetti peggiori del producer è imporre il proprio stile sugli altri, io questa cosa l’ho compresa e superata, perché è sbagliato, non voglio prendermi spazio nel progetti di altri. Mentre il mio stile lo cucio addosso a me. Avevo delle cose da dire, da esprimere, e sento che è il momento giusto per farlo, ho anche la libertà di farlo, ora. Ti rivelo questo “segreto”. Io e Achille Lauro ci eravamo fatti una promessa: avrei lavorato accanto a lui fino a che il suo progetto sarebbe sbocciato come avremmo voluto. Ho accantonato le mie ambizioni personali, da artista intendo, perché se avessi messo metà del mio impegno sui miei pezzi e metà sui suoi non saremmo arrivati da nessuna parte. Né lui, né io, e sarebbe stato tempo sprecato. Invece abbiamo lavorato sodo e oggi Lauro è diventato strafico, ora sento che è tempo di fare le mie cose, ho anche la serenità mentale di non abbandonarlo a metà del viaggio ma di avere dei risultati raggiunti, e ho anche nuovo slancio per il mio disco.

Qual è il tuo vestito, se parliamo di sound?
Il mio vestito, il mio sound, non saprei bene come definirlo, sono tanti vestiti. Questo è un assaggio di ciò che sarà, mi piace essere sempre diverso. ‘I Want More’ è il primo pezzo di un puzzle molto complesso. Qui c’è il mondo dell’elettronica ed è quello che mi appartiene di più. Il mio focus è tirare fuori nuovi sound, nuovi anche per me.

Da solista puoi anche permetterti dei cambi di stile, puoi esprimere anche quell’ego che da producer e da supervisore artistico va tenuto a freno, no?
Più che ego è un rispetto per le tue idee, credere nelle proprie visioni. Chiaro, se sto lavorando ai pezzi di un artista il risultato finale, l’obiettivo, è che sia un pezzo forte per lui, per lei, che valorizzi quell’artista. Non dev’essere uno spot per me sulle spalle sue. Anche perché la miglior pubblicità che mi posso fare è che il pezzo funzioni e diventi un successo, non che si sappia in giro che l’ho fatto io. Invece quando sono io a metterci la faccia, il nome, mi posso prendere i rischi e le libertà che voglio, ho delle responsabilità solo verso me stesso, non verso chi mi ha chiamato per fargli fare un successo.

 

Che rapporto hai con il mondo dei club?
Sono nato con questo mondo, suono la chitarra da quando avevo 10 anni ma quando ho scoperto le DAW è stato folgorante, perché ho capito che potevo fare una canzone totalmente da solo. Io non sono mai stato un grandissimo chitarrista, un virtuoso, ma ho uno stile mio, e quando vedevo che potevo fare tutto da solo con il computer, trasformando l’idea in canzone pur senza saper suonare tutto benissimo, è stata un rivoluzione. Ho tante idee, e poterle abbozzare tutte da me per poi poterci tornare su, rifinirle, chiamare qualcuno a registrare una parte o un’altra e mettere insieme il tutto a mio gusto, è qualcosa di fantastico. Sono legato anche per questo alla musica elettronica. E poi amo suonare come dj, naturalmente. Parecchio.

Hai un’immagine molto forte, nel progetto con Achille Lauro è emersa anche tutta la tua personalità – e considerato quanto Lauro sia “ingombrante” sul palco, è molto significativo. Quanto è importante per te la potenza della tua immagine, dei costumi, dell’iconografia?
Secondo me c’è una differenza enorme tra essere musicista e avere una visione artistica. Per esempio personaggi che stimo moltissimo per la musica, come KiNK, Darius Syrossian, sono fighissimi, producono 30 tracce alla settimana, sono fenomenali,  ma non hanno un profilo così preciso, manca una visione artistica che colpisca tutti i sensi, e secondo me l’aspetto visivo in questo conta moltissimo, perché completa l’effetto musicale, come la colonna sonora giusta completa un film. Mi ha affascinato tantissimo questo aspetto, da sempre. Penso a deadmau5, ai Prodigy, a Marilyn Manson… in Italia ovviamente Lauro. Ma anche Ghali: quando è uscito era tutto coerente in lui, capivi la sua storia e la sua narrazione dalle foto, dai video, parlavano tanto quanto i suoi pezzi. C’era già una coerenza artistica, e tutto concorre a completare un disegno artistico.

Visto che hai fatto diversi nomi: come vedi questo periodo per la musica in Italia? C’è stata una bella spinta in avanti nelle ultime stagioni. Sei d’accordo?
Io penso che se la maturità rispetto al rinnovamento, alla spinta di cui parli, non c’è adesso, ci sarà strada facendo. Abbiamo il compito di educare gli ascoltatori ad andare fuori dal seminato. Sai cos’è davvero figo? Quando fai cambiare idea alle persone sulla percezione di te. Molti partono con dei pregiudizi, magari non sopportano un certo sound, poi ne sono affascinati e dopo qualche tempo se ne innamorano. E per farlo bisogna rischiare, andare su territori che non si erano mai esplorati, o lontani dalla comfort zone di un artista; e poi un messaggio forte provoca reazioni forti, è normale, più è d’impatto più spiazza chi ascolta. È normale che non tutti lo capiscano, e mi gasa.

 

Sai cos’è davvero figo? Quando fai cambiare idea alle persone sulla percezione di te. Molti partono con dei pregiudizi, magari non sopportano un certo sound, poi ne sono affascinati e dopo qualche tempo se ne innamorano.

 

Dov’eri cinque anni fa?
Avevo appena iniziato ‘Ragazzi Madre’ di Achille Lauro, in uno studio che poi era uno scantinato. Oggi ho ancora quello studio, solo che ora è diventato una figata.

Dove sarai tra cinque anni?
Devo aver fatto almeno due volte Coachella, Tomorrowland, Ultra, un mese di residence a Ibiza e Las Vegas. Voglio essere il nuovo David Guetta che però non fa la musica di Guetta.

È appena uscita ‘I Want More’, il tuo primo singolo, e il sound è tutto elettronico, è dance. Cosa dobbiamo aspettarci dai prosismi pezzi? E quando dobbiamo aspettarcelo? Hai delle release date?
Il computer esplode di musica ma non so dirti quando saranno le release, perché siamo all’inizio ed è sbagliato pianificare una timeline senza avere ancora il polso su ciò che succede. Sto curando il mio progetto da tempo e voglio essere sicuro che tutto possa essere lavorato nei tempi e nei modi che merita. Di sicuro posso dirti che usciranno una marea di pezzi questi’’anno.

Chi è Kyle Pearce, il cantante di ‘I Want More’, e come sei finito a collaborarci?
Kyle è un artista che ha fatto varie hit, basta buttare l’occhio sulle piattaforme di streaming per vederlo. Amo come scrive, amo la timbrica della sua voce e il suo modo di cantare. È stato amore a prima vista. C’è un bel rapporto e potrebbero uscire altri pezzi insieme.

Canterai nei tuoi prossimi pezzi?
Qui mi spiazzi! Non so se spoilerarti… ci sono dei pezzi che scrivo dove ci metto la voce, anche senza lyrics, giusto per le linee vocali… ma poi non so mai se usarla o meno, la mia voce.

 

 

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Albi Scotti
Giornalista di DJ Mag Italia e responsabile dei contenuti web della rivista. DJ. Speaker e autore radiofonico.

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