Stiamo passando mesi difficili e non è un mistero che molti club terranno la saracinesca abbassata anche quando si potrà tornare a ballare. Perché restare fermi per sei mesi, con la prospettiva di altri sei – come minimo – nelle stesse condizioni, è semplicemente insostenibile per un esercizio commerciale. Ne abbiamo parlato più volte durante la primavera e l’estate, anche insieme ai proprietari stessi, qui sul sito o durante le nostre dirette su Instagram. E a volte ci siamo anche detti che forse i toni si sono estremizzati per quel tipico modo tutto italiano di essere sempre un po’ lamentosi, anche quando le cose vanno bene. Figuriamoci se vanno male. Ma no, non è questo il caso. Il periodo è davvero drammatico. Anche al di fuori dei nostri confini, naturalmente. Ed è utile fare un paragone con l’estero e sapere che aria tira. Mal comune non è mezzo gaudio.
In questi ultimi giorni sono apparse su Instagram delle critiche molto dure al governo e al sistema britannico. Su profili eccellenti: Calvin Harris (che vive in America da tempo ma è scozzese, non dimentichiamolo), Fatboy Slim, Eats Everything. Per citarne tre. I messaggi si concentrano sulla mancanza di aiuti e di visione da parte del governo verso i lavori di chi, costretto alla chiusura da tempo, non ha davvero altro modo di sopravvivere se non quello di ricevere dei sussidi o una qualche forma di aiuto. E rimandano a We Make Events, una raccolta fondi attivata da un movimento internazionale (il logo con il “bollino rosso” di e l’hashtag #wemakeevents campeggiano infatti anche su molti altri profili in questi giorni, non solo di artisti britannici) allestita proprio per aiutare il settore. E ancora, parlano di come sia difficile pensare di non poter essere in un club in mezzo ad altre persone, in una routine di vita spezzata improvvisamente e in modo decisamente traumatico, se pensiamo a come stare davanti a un pubblico sia un momento non solo eccitante e divertente, ma assolutamente adrenalinico. Bushwacka, altro nome storico della club culture made in UK, parla invece proprio di un passato che sembra lontano anche se risale solo a pochi mesi fa. Insomma, se abbiamo spesso ascoltato le voci dei dj e dei promoter italiani, sappiamo che anche altrove le cose stanno proprio come qui. Il 2020 è un anno maledettamente strano, non soltanto devastante da un punto di vista professionale, e quindi economico, ma anche emotivo. Perché ora non ci stiamo pensando, ma quando sarà il momento di rimettere piede in un locale, stiamo certi che non lo faremo con lo stesso spirito di un tempo.
01.10.2020