LA SCENA – Prima c’erano la disco e l’hip-hop. Poi solo l’hip-hop. Oggi l’hip-hop (quello vero) è praticamente scomparso mentre a Manhattan si fanno belli per le serate EDM e a Brooklyn biciclette a scatto fisso, barbe, occhiali tondi e calzettoni risvoltati fanno da contorno ad un quartiere popolatissimo e giovanissimo, a tratti mittleuropeo. L’idea è ancora un pò grezza forse ma nonostante questo offre ai novellini fan della musica elettronica un’esperienza unica. Questa è in estrema sintesi la storia geo-musicale della grande mela che ha vissuto nei giorni intorno a Capodanno il periodo nottambulo migliore dai tempi dello Studio 54.
MANHATTAN – A Manhattan abbiamo detto andare in scena l’EDM che, come sappiamo, ha conquistato in pochi mesi il mercato musicale americano in maniera incredibile (o forse viceversa, indagheremo). Locali come Marquee, Space Ibiza New York, Pacha New York e location come il Pier 36 e Madison Square Garden ospitano continuamente il meglio del circuito dance mainstream. In questo bel pentolone non ho paura di mettere anche un Luciano e un Cielo con Vega e co. Martin Garrix, Oliver Heldens, Diplo, Skrillex, Sebastian Ingrosso, Disclosure, Ten Walls, Dusky, Duke Dumont, Borgore la notte di Capodanno erano tutti intorno a Times Square. Nelle sere precedenti, Armin Van Buuren, Kaskade, Dada Life, Carnage were in town.

JACK U – Mai come questa volta i riflettori sono stati puntati sul leggendario Madison Square Garden dove Diplo e Skrillex promettevano ai fan il #GreatestNyeEverOfAllTimeEver e posso confermare che, se così non è stato, ci siamo andati parecchio vicini. Intorno al palazzetto un alone di leggenda ha accompagnato 15 mila fan all’interno del santuario dove, tra le 20 e le 1 di notte, abbiamo assistito ad una serata storica, dalla portata simbolica e (soprattutto) mediatica di altissimo livello. In diretta streaming su Yahoo, i due golden boys dell’industria elettronica mondiale hanno organizzato una festina insieme agli amici Yellow Claw, Rudimental, A&SAP Ferg più vari ed eventuali. Prima ognuno per conto suo con slot da un’ora (22-23 Diplo / 23-24 Skrillex) poi insieme per una delle rare (finora) apparizioni del progetto Jack U (24-1). Il sound di Jack U è geniale. Non solo perché al meglio della dubstep di Skrillex si unisce la genialità di Diplo nell’interpretare e anticipare le tendenze ma soprattutto perché entrambi sanno perfettamente quello che la gente in pista vuole e in quale momento lo desidera. Che sia Nicki Minaj, Beastie Boys, Martin Garrix o Dj Kool, Nas o Kiesza (con loro sul palco dal vivo ad interpretare “Take U There”) non fa differenza. Il tutto si incastra e funziona maledettamente alla perfezione. Ogni disco, ogni remix, ogni edit accade la stessa motherfuckin story: il palazzetto esplode.

BROOKLYN – Dall’altra parte del ponte la musica cambia. L’ambiente è più familiare. C’è un po’ di Londra, un pò di Amsterdam e Berlino nella notte al di là del fiume. La scena elettronica – diciamo tra mille virgolette – “underground” è ancora un po’ grezza come detto in apertura. La programmazione artistica dei due club principali, l’Output e il Verboten, non segue una linea ben precisa ma forse la figata sta proprio in questa libertà che si permette di coinvolgere Damian Lazarus e Annie Mac, Ame e Erick Prydz, Nick Warren e Todd Terje fino a Thomas Jack e nella voglia continua, serata dopo serata, di provare, sperimentare e sentire quello che per anni è stato – se non inesistente – ghettizzato in maniera importante. Se il Verborten è il club meno sorprendente (intendiamoci, in Italia sarebbe di gran lunga il migliore tra i club e in Europa sarebbe tra i primi 10), l’Output di Brooklyn è un piccolo gioiello di clubbing contemporaneo. Non molto grande, può ospitare circa 800 persone (1000 stipatissime) su due livelli con una bella balconata che avvolge la sala. Il club è curato in ogni minimo dettaglio soprattutto nella produzione (US, king of sick produtctions nda) dove il parquet sul pavimento e la gommapiuma sul soffitto assorbono i bassi sparati senza ritegno da un Funktion-One potentissimo (4 colonne ai 4 angoli del dancefloor più richiami vari). I Club dovrebbero essere tutti così. Brooklyn come Milano è piena zeppa di spazi, location, warehouse come dicono da quelle parti. Ma a differenza di Milano a Brooklyn li usano come devono essere usati sfruttandone tutto il potenziale. “Cityfox” è un’etichetta svizzera “focuses on good music, always danceable, psychedelic and fresh electronic rhythms somewhere between techno & house”, si legge sul suo profilo Soundcloud, che si muove con una certa dimestichezza tra i magazzini del quartiere. Ame, Mano Le Tough e Apollonia sono state le star che hanno sonorizzato la maratona di Capodanno in maniera ineccepibile spinti al limite dai visual straordinari di Projektil (date un’occhiata ai loro lavori sul sito projektil.ch) e da un soundsystem impeccabile, il KV2 Audio 3D surround sound (leggi: circondato da una montagna di suono e bassi provenienti da 24 fonti poste in cerchio intorno al mega-dancefloor = ciaone!).

THE BRIDGE – Manhattan e Brooklyn vivono la notte in maniera differente. Breve e intensa quella di Manhattan, lunga e spirituale quella di Brooklyn dove la vista dello skyline al di là del fiume impone orari da after-hours. La scena però pare non vivere i conflitti di un tempo. Le frontiere si sono aperte, i confini sono più sottili e, come sempre accade quando si parla di America e americani, la voglia di fare squadra per diventare i migliori al mondo supera ogni tipologia di attrito. Questa l’impressione da osservatore esterno naturalmente. Così a New York accade che nel giro di poche settimane Solomun prima presenti lo showcase della sua etichetta (la Dynamic) dai ragazzi di “Cityfox” a Brooklyn, poi salga in consolle al Marquee circondato da tavoli di sbocciatori folli. Questa è New York oggi e se New York fa così vuol dire che va bene. La storia ci ha insegnato questo.
09.01.2015