• SABATO 03 GIUGNO 2023
Interviste

Capofortuna, la convivenza di dj e musicisti sotto il tetto del funk

Un'attitudine funk molto italiana e una formazione in cui convivono dj, producer, musicista. Teneteli d'occhio

Il nome l’hanno rubato a Rino Gaetano, omaggiando un suo grande pezzo. E con il pezzo, e il cantante, condividono una certa attitudine libera, funk in un senso molto italiano (e un giorno sul concetto di funk molto italiano ci dovremo scrivere un articolo di quelli lunghi, infiniti, bellissimi), e selvaggia. Rame, Ricky e Crimson sono i Capofortuna, un trio che sta producendo musica molto interessante, in una formazione che include la mentalità da dj, quella da producer e quella del musicista senza troppi traumi. Una convivenza estremamente naturale, dove ci si trova sulle lunghezze d’onda che uniscono e non si pone l’accento sulle differenze inconciliabili. La terza generazione di musicisti elettronici. Con esperienze importanti alle spalle e intorno, su tutte Pasta Boys (formazione semplicemente mitologica dell’Italia house anni ’90 e ’00) e Funk Rimini (che invece sono attivissimi e con grande stile), Capofortuna è un progetto che sta riscuotendo molta attenzione tra il pubblico e anche tra chi sta “dall’altra parte”, e quindi dj, producer, discografici e addetti ai lavori vari. Con tante date estive alle porte, e la preview di un nuovo EP che potete ascoltare qui, ci è sembrato giusto accendere una luce su di loro e farci raccontare il loro mondo.


Capofortuna è un progetto che nasce da diverse esperienze artistiche e discografiche: mi raccontate brevemente chi siete e la genesi del gruppo?

Siamo un trio, composto da Dj Rame (samplers e drum machines), Ricky Cardelli (flauto traverso e synths) e Francesco “Crimson “ Cardelli (chitarra e basso). Ci siamo incontrati nel mondo della musica “non da club”, apprezzando soprattutto il prog-rock, il funk e tanti artisti italiani seminali. I nostri ascolti sono rivolti verso un mondo musicale variopinto che passa da Ivan Graziani ai A Certain Ratio, dai primi Genesis al mondo legato ad etichette come Vertigo Records fino ai classici Motown e Staxx.

Mi pare di capire che il filo conduttore del progetto sia una chiave funk, un DNA black. È così?
Certo, chiaramente tutto quello che riguarda il mondo della musica Soul e Rnb fa parte del nostro DNA, siamo dj, produttori e musicisti che amano tutte le derivazioni del blues dalle sue origini fino alle derive più sperimentali e contemporane.


Siete insieme da qualche tempo ormai e i vostri pezzi ricevono supporto e stima da molti personaggi importanti e da un pubblico sempre crescente. Quando avete capito che il vostro era un progetto con delle potenzialità?
Le persone spesso erano sorprese, sopratutto all’inizio, perché non riuscivano a catalogare quello che sentivano, ma il feedback è sempre stato positivo. La maggiore soddisfazione è vedere che ai nostri live il pubblico si lascia trasportare dall’energia e balla dall’inizio alla fine. 


Voi siete parte di una nuova ondata di artisti che stanno sparigliando le carte, in Italia e direi non solo, nel sistema della musica da club: abbiamo visto i dj che diventavano producer, i producer che si sono messi a fare i dj, i musicisti che si buttano sull’elettronica, voi siete uno step ancora successivo, vi vedo così. Qual è il valore aggiunto di avere figure così diverse nello stesso progetto?

Unendo i nostri percorsi musicali abbiamo messo insieme le nostre idee su quello che vogliamo proporre. Una parte viene da oltre vent’anni di concerti e l’altra da un esperienza lunghissima del dancefloor. Cerchiamo di esprimere in un unico concetto tutti i linguaggi  musicali possibili. L’obiettivo è quello di essere in simbiosi come se fossimo un unico dj.


In questo momento si sente forte la voce di unire macchine e strumenti, live e dj set, forse come mai prima d’ora. Perché, secondo voi?
Perché il pubblico ha sete di musica “suonata”. In un momento storico dove il computer ha sostituito quasi tutto, l’esperienza di sentire un suono e collegarlo ad una azione visiva è una magia che non si può sostituire, come la curiosità e la voglia di scoprire che molti suoni usati ancora oggi sono prodotti da macchine e tastiere di epoche passate.


Siete futuribili – passatemi il termine – ma guardate molto a certe suggestioni del passato, una cosa che la musica da club ha sempre fatto, per necessità o per volontà. Voi come lo vedete il futuro?
È molto difficile parlare del futuro, siamo sempre concentrati sul presente. Siamo comunque felici di vivere in un periodo storico dove, nonostante le difficoltà, la musica da club viene vissuta in molti contesti diversi, da grandi spazi all’aperto o edifici ri-qualificati a piccoli club per un numero ristretto di appassionati. Gli eventi culturali e artistici per fortuna non mancano e in ogni città esistono delle realtà che sostengono questa esigenza di condividere la musica. Nelle produzioni musicali oggi possiamo attingere a qualsiasi fonte, noi abbiamo scelto l’energia che solo i dischi degli anni ’60 e ’70 avevano. Un’energia data dal fatto che in quelle registrazioni sono state impresse su nastro le emozioni e i sentimenti che i musicisti in studio si sentivano addosso, è qualcosa che non puoi sentire ma lo avverti. Oggi è molto difficile trovare questo tipo di feeling in un brano da club, perché, grazie al computer, riusciamo a correggere tutto, quindi anche le imperfezioni che rendono la musica umana. Noi continueremo a seguire il flusso, sapendo che tutto dipende esclusivamente dal fare bene il nostro lavoro, sopratutto continuando a divertirci. Per ora abbiamo mischiato tutto senza compromessi, e sicuramente continueremo con questo approccio libero.

A proposito di futuro: so che avete diverse novità che stanno bollendo in pentola, ce le potete anticipare?
Stiamo lavorando al nostro album, ed è imminente l’uscita di ‘Rising Grace E’ su Cognitiva Records impreziosito da un remix di Leo Mas & Fabrice. La tappa su cui stiamo concentrando le nostre energie è sicuramente quella del 6 luglio al Kappa FuturFestival di Torino, dove inseriremo alcuni pezzi inediti al nostro set.

 

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Albi Scotti
Giornalista di DJ Mag Italia e responsabile dei contenuti web della rivista. DJ. Speaker e autore radiofonico.

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