Esce oggi questa mina. Ieri me la stavo ascoltando per bene e le aspettative non sono state disattese. Il pezzo è la summa della nuova generazione del rap italiano che nell’ultimo anno e mezzo ha ribaltato le prospettive del genere e si è fatta largo in breve tempo con un immaginario, un flow, un suono e un’estetica tutti nuovi, costringendo immediatamente gli altri (leggi “over 30”) a inseguire. Di fatto ‘Bimbi’ sancisce il momento d’oro di tutti i protagonisti del brano: Rkomi, Izi, Tedua, Sfera Ebbasta e Ghali. E del loro deus ex-machina: Charlie Charles. Suo il pezzo, suo il tipico suono. Mi piace pensare che ‘Bimbi’ sia il punto di arrivo di un periodo e l’inizio di un altro. Perchè qui dento ci sono tutti gli elementi che hano caratterizzato questi due anni, è come se fosse un greatest hits in una canzone, trademark sonori e tic linguistici compresi: STO, skrrrr e compagnia bella.
Qualcuno dirà che è la solita cosa impacchettata meglio, che Charlie Charles fa sempre il solito beat, che sti rapper dicono le stesse cose, che oh, zio, una volta il flow era diverso. Ma sono le solite, leziose critichine. La verità è un’altra. Un bravo beatmaker dà sempre un tocco caratteristico alle sue produzioni, poi cambia sound e ne trova un altro. Un mc trasforma il suo flow disco dopo disco. Pensateci bene: un tempo le mode duravano un decennio, sentivamo diversi album con lo stesso suono. Oggi tutto corre veloce e dopo sei mesi ci sembra di aver ascoltato già tutto quello che potevamo aspettarci da un artista. Calma. ‘Bimbi’ è la summa di un momento storico, traccia una linea. Questo rap, questa trap, è all’apice del suo successo. Se vi piace, godetevelo. Le cose evolveranno da sè, ci sono prospettive molto interessanti all’orizzonte: Rkomi al lavoro con la supervisione di Marracash, l’album di Ghali. Il resto è livore e rosicata. Onestamente, questi ragazzi hanno saputo mettere in piedi qualcosa di bello. Beat solidi e dall’appeal internazionale, un immaginario intrigante e divertente. Il rap oggi è questa cosa qui. Per i nostaglici ci sono sempre in giro DJ Gruff e i Colle Der Fomento, con tutto il rispetto del mondo, a vomitare la loro realness dallo stesso centro sociale scassato con la canna in mano e il felpone oversize col cappuccio. Punti di vista. Mica c’è nulla di male. Ma non c’è nemmeno nella furbizia con cui questi ragazzi puntano ad ampliare la fanbase e ad andare in radio. Anzi. Il male è l’auto-ghettizzazione, dal mio punto di vista. È come quando leggo certe critiche un po’ miopi a Drake o Kanye West. Sono due artisti capaci di fare la loro cosa e diventare universali: dovrebbe essere un demerito? Il primo straccia i record di streaming ogni volta che butta fuori qualcosa; sta svecchiando il genere con penellate di dance e di ritmi che fino a pochi anni fa avremmo considerato impensabili in un album hip hop da milioni di copie, allontanandosi dal machismo esasperato e dalla retorica di troppo rap autorefereniale in favore di uno sguardo diverso sul genere. Diverso e vincente, perché poi si fa presto a criticare Drake, ma provateci voi a fare un paio di album come i suoi (pure se devo dire che il nuovo ‘More Life’ è un tantino troppo lungo). Kanye ha raggiunto uno status unico al mondo tra picchi di follia e colpi di genio. Io apprezzo e ammiro uno così, capace di uscite senza peli sulla lingua in un’epoca di paraculi insopportabili. Io me li terrei ben stretti. Provateci voi a fare quello che fanno loro.
Mentre scrivo, apprendo che è uscito anche un nuovo singolo di Kendrick Lamar, si chiama ‘The Heart part IV’. Siamo in tutt’altro territorio. Lamar è riuscito a sbocciare e a farsi rispettare grazie a un approccio molto più real e molto più “classico” (ma estremamente contemporaneo): i campioni funk, i temi sociali affrontati con maturità e una certa durezza senza fronzoli. Lui è un’altra cosa. E mi piace molto. Me lo gusto proprio. Ma finché la musica è musica, e non diventa partito politico, c’è spazio per entrambe le cose. Come nella vita. Non sopporto i brontoloni che odiano tutto a tempo pieno, avranno pure loro una giornata felice, no? Tirando le somme, partendo da ‘Bimbi’ e finendo con Kendrick, che vi posso dire? Il rap sta bene, è in uno dei suoi momenti magici. Ovvio, non tutto è oro quel che luccica e so bene che c’è un mare d fuffa in giro. Ma c’è tantissima musica di valore, considerando soprattutto che si tratta di mainstream, e dunque di musica che non si fa amare solo dagli appassionati. Se poi non siete convinti e oh, zio, una volta il flow era diverso, che ci posso fare? Vi lascio con la vostra nostaglia oversize. Io me ne guardo bene.
24.03.2017