Il 2010 è l’anno che vede la nascita dei Circle Traps, trio di provenienza inglese (East London) e composto da Jack Wyllie, Duncan Bellamy e Will Ward. Il loro progetto si sviluppa grazie alle influenze dei Portico Quartet, band di cui Jack e Duncan fanno parte e che ha guadagnato la ribalta internazionale ed il consenso della critica. Nonostante gli obiettivi raggiunti nel corso degli anni con la prima formazione, i due sentono l’esigenza di esplorare territori nuovi e l’incontro con Will concretizza questa idea. Abbiamo seguito i Circle Traps nel corso del loro live al Panorama Bar di Berlino prima di intervistarli e scoprire di più su questo progetto parallelo.
Ciao ragazzi, benvenuti su Dj Mag Italia e grazie per la chance di questa intervista. La nascita di questo progetto risale al 2010, ma la prima release in realtà è arrivata un anno dopo. Ci potete parlare del primo anno della vostra carriera e dei propositi che volevate adempiere con questo progetto?
Ciao Matteo, il primo anno abbiamo iniziato a fare musica a casa di Will. Abbiamo ascoltato diverso materiale new wave e musica elettronica di artisti emergenti fino al momento in cui abbiamo avuto sufficiente tempo a disposizione per sviluppare questo progetto.
Ricordo che la stampa nel periodo di “Fjord” (uno dei vostri grandi successi) vi ha paragonati ad un mix tra Actress, Andy Stott, Four Tet e Mount Kimbie. Pensate sia una definizione corretta di ciò che proponete?
Questa è una definizione che ci siamo dati anche noi stessi. Sono gli artisti che più abbiamo ascoltato agli albori di questo progetto e per questo motivo la stampa poi li ha utilizzati in quasi tutte le interviste.
Avete rilasciato molto materiale dai dancefloor killer come “Machine City” a lavori più sperimentali come “Obelisk”. Qual è il volto dei Circle Traps che sentite più vostro?
Pensiamo di divertirci attraverso ogni aspetto del progetto. Certo, suonare materiale prodotto per il dancefloor è davvero divertente, ma anche i nostri lavori introspettivi fanno parte di noi, ci riportano ai giorni in cui li abbiamo prodotti. Mai come adesso comunque guardiamo all’aspetto club dei live perché per noi esibirci è un grandissimo piacere e divertimento.
Avendo un background così rilevante sono curioso di sapere che set up usate in studio e durante i vostri live.
In studio abbiamo tantissime macchine tra cui una Juno 60 e alcune drum machine. Il set up live lo hai visto prima ed è composto da alcuni hardware e Ableton per la quantizzazione. Cerchiamo sempre di mantenere alta la componente live ed evitare i preset che sono noiosi.
Pensate che avere un passato da musicisti abbia conferito a questo progetto un valore aggiunto?
Jack ha un passato da musicista tradizionale rispetto a me e Will, e sicuramente questo ci ha permesso di esplorare con maggior profondità le sonorità che volevamo proporre con i Circle Traps. Will dal canto suo aggiunge le sue capacità di sound designer per far suonare tutto alla perfezione. Diremmo che si tratta di una combinazione completa.
Se poteste collaborare con un artista quale sarebbe la scelta dei Circle Traps?
Crediamo che le collaborazioni funzionino quando c’è reale interesse per gli stessi generi musicali. Ci piacerebbe trovare una voce talentuosa per i nostri prossimi lavori.
E’ vero che molte persone definiscono il vostro live come una “esperienza ipnotica”?
Francamente non lo sappiamo, anche se abbiamo sentito pareri simili in giro. Se fosse così ne saremmo entusiasti. Speriamo sempre che il nostro live sia un’esperienza coinvolgente per le persone.
Nel futuro dei Circle Traps cosa vedete?
Speriamo di continuare a sviluppare il live show e produrre nuovo materiale. Ci piace la piega che ha preso la situazione in questo momento e anche se facciamo parte di altri progetti ci piace trovarci, ragionare assieme e comporre. E’ stimolante, dà un senso alle nostre vite.
25.11.2014