Come ogni anno arriva quel momento in cui viene svelata, tutta d’un botto, la line up di Coachella Valley Music and Arts Festival, per tutti semplicemente Coachella, uno dei più importanti eventi musicali del mondo, in programma durante i due weekend centrali di aprile a Indio, in California, nel deserto di Mojave. Ormai lo sanno anche i sassi. Un festival iconico da molti punti di vista, addirittura il flyer è mitico, sempre identico nell’aspetto grafico e oggetto di meme da anni. Ma veniamo al sodo. Coachella 2019 presenta la consueta abbuffata di cantanti, rapper, dj, band, in cui vale tutto, non esiste una vera e propria condotta nello scegliere gli artisti che riempiranno i palchi se non quella di “essere sul pezzo”, proponendo nomi che rincorrono quanto di nuovo stia accadendo nel panorama musicale mondiale e scattando da un lato un interessante e perenne istantanea delle trasformazioni della musica, anno dopo anno, ma dall’altro tracciando una sempre più veloce linea di demarcazione tra ciò che è cool e ciò che non lo è, o non lo è più.
I dj da qualche anno sono ovviamente tra i protagonisti di Coachella, vista la crescente importanza della musica da ballo nell’ecosistema dei festival. Non di rado abbiamo visto dei dj negli spazi più importanti e sui palchi principali, addirittura come headliner, in qualche caso. E quest’anno? Tanta elettronica, e tante trasformazioni. Tolti Zedd e Dillon Francis (quest’ultimo vera e irrinunciabile sensation negli States), vediamo che tutti i nomi anche vagamente associati all’era EDM sono completamente assenti. Un segno ormai netto di come quel periodo d’oro, che poi di fatto ha segnato il cambio di marcia della dance verso i big stage da rockstar, sia definitivamente tramontato. In favore di scelte molto più alternative: Aphex Twin (quasi headliner), Jon Hopkins, l’inossidabile Four Tet, Yves Tumor, Bob Moses. E di una notevole fetta di artisti della sfera techno e dintorni, nel senso più lato: Nina Kraviz, Tale Of Us, il ritorno di Gesaffelstein, Guy Gerber, Cirez D, Fisher, per citarne qualcuno.

Abbiamo visto il mondo della dance riconfigurarsi notevolmente nel corso delle ultime due stagioni. Se è vero che Coachella è una cartina tornasole molto fedele delle tendenze in corso, allora dobbiamo prendere atto, se mai ci fosse ancora bisogno di conferme, che Techno is the new EDM. Non solo: resistono certi outsiders che hanno un sound tutto loro, come Diplo e DJ Snake, star che hanno ormai travalicato lo steccato dei generi, e arrivano artisti assolutamente estemporanei, più figli di Instagram che di una gavetta dietro il mixer: fa sorridere leggere il nome di Virgil Abloh, ma ve l’avevamo detto. Asso pigliatutto, Abloh rappresenta il marketing nella sua maniera più intelligente e sfacciata. Fa sorridere anche il nome di Idris Elba, ma va detto che l’attore ha un approccio diverso.
Coachella sarà entusiasmante, come ogni anno. Nonostante il forfait di Kanye West, presunto headliner e invece assente in favore di Childish Gambino, Tame Impala e Ariana Grande. Ma – e chiudo con una riflessione personale che non è pessimista ma solo un filo annoiata – tutta questa bulimia inizia a stancare. La musica è meravigliosa e condividerla in centinaia di migliaia di persone è fantastico, eppure c’è qualcosa, in fondo al cervello, che mi dice che star dietro a tutti questi nomi non solo è fisiologicamente impossibile, ma anche superficiale. Non amo le decrescite e piccolo non è per forza sinonimo di bello. Ma tutto sempre enorme è sicuramente dispersivo.
03.01.2019