Nel 2018 i club non si possono più permettere di disturbare la quiete pubblica di una grande metropoli. E su questo siamo tutti d’accordo. D’altro canto, non è nemmeno giusto chiudere tutti quei locali ubicati storicamente in un’area urbana poi trasformata in zona residenziale. E anche su questo siamo più che d’accordo. E allora come fare? Come trovare un equilibrio ad una annosa questione che, soprattutto in Italia, affligge le attività della nightlife trattate ancora come un qualcosa di preoccupante piuttosto che come una possibilità sociale ed economica?
A dare l’esempio è ancora – guardacaso – l’amministrazione di Berlino che ha annunciato lo stanziamento di 1 milione di euro per permettere a quei locali notturni ubicati in zone considerate a rischio di dotarsi di impianti adeguati di insonorizzazione e ammodernamento. Anche nella capitale tedesca esistono, ovviamente, problemi di ordine pubblico legato al divertimento notturno. Ma invece di penalizzare un’attività che frutta tantissimi soldi alle case comunali (leggi turismo), l’amministrazione ha pensato a come trovare una soluzione che possa accontentare tutti.
Amsterdam, New York e Londra hanno già il “sindaco della notte”, una persona e un team dedicati alla gestione istituzionale delle questioni legate ai locali, alle attività e alla vita notturna della città. Sarebbe ora che anche in Italia si cominciasse a pensare seriamente a come salvare il nostro patrimonio culturale. Anche musicale.
16.04.2018