È stato proclamato il nuovo decreto del Consiglio dei Ministri, datato 17 maggio 2020 e in vigore dal 18 maggio 2020, con il quale vengono sancite le tanto agognate riaperture per molte attività commerciali e grazie al quale la fase 2 dell’emergenza sanitaria dovuta al COVID-19 cambia la sua prospettiva. Di fatto, il 18 maggio è la data con cui in Italia tantissime persone ritorneranno più o meno a una vita simile a quella conosciuta prima del lockdown di marzo, e da qui in poi, con attenzione e con le dovute cautele, la situazione dovrebbe via via andare migliorando. Nel decreto si stabilisce anche una data di riapertura per molte attività artistiche e culturali: la decisione riguarda “spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto” che potranno riprendere l’attività, con norme e restrizioni previste e menzionate in un apposito allegato del decreto.
Le condizioni poste per lo svolgimento dei concerti è che vi siano posti a sedere pre-assegnati e distanziati di almeno un metro l’uno dall’altro (distanza che vale per gli spettatori come per il personale). Anche le capienze per ora sono limitate, com’era prevedibile: il numero massimo di spettatori sarà di 1000 per gli spettacoli all’aperto e di 200 per quelli in luoghi chiusi. Le linee guida disposte dal governo sono del tutto simili a quelle che riguardano altre categorie di locali commerciali, con le specifiche del caso: mantenimento del distanziamento interpersonale (anche tra gli artisti sul palco); misurazione della temperatura corporea a tutti (spettatori, artisti e lavoratori), impedendo l’accesso in caso di temperatura superiore a 37,5 °C; utilizzo obbligatorio di mascherine per gli spettatori; utilizzo di dispositivi di protezione individuale da parte dei lavoratori; periodica pulizia e igienizzazione degli ambienti; adeguata areazione naturale e ricambio d’aria; disponibilità e accessibilità a sistemi per la disinfezione delle mani; divieto del consumo di cibo e bevande e della vendita al dettaglio di bevande e generi alimentari in occasione degli eventi e durante lo svolgimento degli spettacoli.
Bene il fronte dei live, o perlomeno buone notizie, anche se va notato come i grandi concerti e i festival siano ancora molto lontani dal ritrovare una possibilità di svolgimento (e suona abbastanza ovvio, viste le difficoltà di gestione di grandi assembramenti).
E i club? Chiusi. Il decreto non prevede la riapertura delle discoteche e dei locali da ballo. Anzi, la vieta espressamente, poiché viene precisato che la non sarà possibile svolgere “attività che abbiano luogo in sale da ballo e discoteche e locali assimilati, all’aperto o al chiuso, le fiere e i congressi”. Un duro colpo a un settore già in ginocchio, sia a causa dei lunghi mesi di inattività, sia per la natura e le dinamiche di guadagno di questo tipo di locali, che – l’abbiamo raccontato più volte in questi mesi – devono fare i conti con una certa continuità di apertura per mantenere un regime economico decoroso e che consenta di non avere passivi pesanti. È chiaro che club e discoteche non possono garantire la stessa sicurezza di un concerto in cui si sta seduti o si può comunque mantenere le distanze sociali con maggiore facilità; tuttavia, è davvero anomalo che non si sia pensato di studiare una soluzione che possa dare ossigeno a tutto il mondo dell’intrattenimento che si regge sui locali da ballo. Anche perché normative, burocrazia, e classificazioni dei club appartengono a un ventaglio estremamente ampio di tipologie commerciali. E siamo pronti a scommettere che nelle prossime settimane vedremo affiorare le anomalie.
A proposito di anomalie, la Sicilia ha deciso invece che le discoteche potranno riaprire già il prossimo 8 giugno, in totale controtendenza rispetto alle disposizione del governo. Nell’ordinanza C.U.-n.-21-del-17-maggio-2020 si legge infatti che “nella stessa data dell’8 giugno 2020 è, altresì, autorizzata l’apertura delle c.d. discoteche, dei teatri e dei cinema all’aperto, per le quali attività dovranno essere emanate apposite linee guida regionali e, in ogni caso, esse dovranno svolgersi nel rispetto delle disposizioni di cui al decreto del presidente del Consiglio dei Ministri del 17 maggio 2020.”. Il che porta a un paradosso giuridico, visto che il DPCM non consente di svolgere atitivtà nelle discoteche. Un altro bug di un sistema che non sancisce mai in modo netto dove inizia l’autonomia delle leggi regionali e dove invece la gerarchia legislativa metta lo Stato al primo posto.
La riapertura deve ancora cominciare. Sarà una fase lunga, dovremo essere prudenti e comportarci in modo molto, molto responsabile. Però si intravede la luce in fondo al tunnel. Facciamoci coraggio.
17.05.2020