• DOMENICA 28 MAGGIO 2023
Clubbing, News

Congorock in 3D

Frattali, celerini che menano manifestanti, crash test di automobili o spettacolari incidenti di aeroplani: c’è stato un lungo periodo di tempo durante il quale se sentivo la parola ‘visual’ queste erano le quattro macro-categorie di immagini che mi venivano subito alla mente. Frutto ovviamente di un’esperienza in club come il Matilda di Jesolo nei primi del 2000: lì, come in tanti altri posti visitati da giovinetto per ballare, c’era il light jockey e ad ulteriore corredo (arredo?) della musica loop infiniti dei suddetti visual. Sì, che cosa c’entrassero con pezzi come Point of View dei DB Boulevard me lo sono sempre chiesto anche io. Ed evidentemente se l’è chiesto pure il buon Congorock: durante la conferenza di apertura del suo progetto 3D insieme ad Apparati Effimeri il losangelino di adozione ha parlato infatti di «effetto di spersonalizzazione» di certi visual nei contesti dei grandi club e festival. Giustamente si potrebbe obiettare che tutto sommato, in un dj set, quello che conta è la musica. Altrettanto giustamente però, proprio in base a quest’ultima osservazione, si può aggiungere: ok, ma già che si utilizzano queste immagini in movimento, facciamo qualcosa di interessante. Qualcosa che vada un po’ oltre alla classica scritta con il nome dell’artista che sta suonando in quel momento.

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Venendo a questa serata in 3D, organizzata presso il Teatro Vetra di Milano lo scorso 17 luglio, si possono dire fondamentalmente due cose diverse. La prima riguarda l’organizzazione dell’evento in sé, che ha lasciato alquanto a desiderare: la riduzione del (bel) live di Furtherset a soli venti minuti e il numero chiuso di partecipanti all’evento (con conseguente mezzo teatro vuoto) dicono di quella patina di evento fighetto che personalmente non ho mai amato in nessun contesto artistico o pseudo-tale. Ad ogni modo, e veniamo al secondo punto che più ci interessa, la produzione ha permesso a Congorock di realizzare una serata dove l’incontro fra musica e visual apparisse meno raffazzonato di quanto accade abitualmente. Ed è qui che entrano in gioco Marco e Federico di Apparati Effimeri, già nominati nel numero scorso di Dj Mag a proposito di Imago Festival. I nostri, con alle spalle una variegata carriera che comprende anche produzioni nel mondo dell’opera, hanno pensato di usare la mai così rinvigorita stereoscopia per offrire un’esperienza di clubbing differente dal solito. Sì, perché ballare (muniti di occhialini) mentre si ammirano anamorfosi di figure geometriche e astratti paesaggi in bianco, nero e rosso (a metà fra Tron e i combattimenti sulla Morte Nera di Return of the Jedi) al ritmo di una techno oscura e aggressiva non è esattamente quel che si dice il solito clubbing.

Merito sicuramente della selezione di Congorock, che potrebbe essere descritta come una lunga variazione (circa 40 minuti di spettacolo in tutto) su sonorità tipo It doesn’t matter dei Chemical Brothers. A dimostrazione del fatto che l’etichetta edm appiccicatagli di recente soprattutto negli Stati Uniti poco abbia a che vedere con il suo passato (e il suo futuro) di musicista. Ma merito indubbio dell’opera di Apparati Effimeri: anche se è difficile dire quanto del materiale utilizzato fosse stato pensato appositamente per la serata, rimane la forza della loro visualizzazione, in grado di doppiare l’effetto della musica pur mantenendo una propria identità. Mi rendo conto che stiamo parlando di un modello difficile da replicare in altri contesti, soprattutto se si pensa ai generici dj set. Ciò non toglie che questo incontro artistico possa essere un’occasione per riflettere sull’opportunità di impiegare i visual per qualcosa che non sia la mera compensazione (questione annosa) della scenograficità dei concerti di musica ‘suonata’.

Foto credits: Viridiana Casara

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