• MARTEDì 08 LUGLIO 2025
Festival

Che cos’è il Kappa FuturFestival nel 2025?

120mila persone in tre giorni, una line up da urlo, una produzione incredibile. Ma perché oggi KFF è così amato da pubblico e artisti?

Foto: Claudio Caprai

Risposta facile: uno dei top festival al mondo. E grazie tante, basta guardare in casa per saperlo: nell’ultima DJ MAG Top 100 Festivals, annunciata poco tempo fa, il FuturFestival è il sesto festival più bello del mondo, davanti anche a un gigante come Coachella, per dire. Non è poco. Ma un conto è snocciolare numeri e posizioni, un conto è raccontare perché un festival diventa così grande, importante, atteso e amato, in un momento storico in cui di festival ce ne sono letteralmente centinaia al mese. Dunque, eccoci qui a raccontare that weekend of the year again.

La line up del Kappa quest’anno è una dimostrazione di forza, perché è tutta un crescendo: la concentrazione maggiore di pesi massimi è la domenica (spesso nei festival il giorno meno hot), mentre il venerdì – pur con un cartellone che da solo umilia buona parte dei concorrenti – ha visto un inizio più “gestibile” per la quantità di act da vedere, e il sabato ha concentrato una giusta quantità di forze e stili in campo. Andiamo in ordine.

Foto: Antonio Corallo

Venerdì il main show è sicuramente Anyma, a chiusura di Futur Stage (il main), ed è inutile spiegare il perché. Al momento, Matteo Milleri è l’artista più importante nel mondo della musica elettronica. E gli occhi sono sempre puntati su di lui. Il suo è il set di chi sa di essere la superstar che riempie gli stadi. Sul Futur bene anche ANOTR, Pawsa e Fatima Koanda (tenetela d’occhio! ve l’abbiamo detto…). Skream e Prospa palleggiano molto bene sul Voyager, che viene poi chiuso da Nina Kraviz, anche lei sempre molto attesa e amata (e le va riconosciuto il coraggio lungimirante nel proporre nel tempo scelte atipiche seguite poi da tanti, giusto per sottolineare l’importanza storica di Kraviz). Solar Stage è un mondo a parte per tutti e tre i giorni, perché se è vero che oggi i suoni hard, spigolosi ed elevati in bpm vanno molto di moda, è altrettanto vero che passaggio dopo passaggio, non riusciamo davvero a cogliere sfumature significative tra un set e l’altro che ci facciano urlare al miracolo in questo contesto, seppure personaggi come Fantasm o l’inossidabile Gandalf brillano in uno stage dove il pubblico è particolarmente infervorato. Ma l’altro grande highlight della giornata è il poderoso live dei Soulwax, che ci ricordano quanto sia figo quello che fanno, da sempre. Se la musica elettronica ci sembra talvolta una giostra di mettitori di dischi molto basici – anche ad alti livelli – i fratelli Dewaele sono la prova vivente di quanto si possa costantemente inventare, giocare, reinventare, costruendo una fortissima identità che al neto di hype e mode, non intacca un briciolo della credibilità di questo act. Un po’ insipidi, infine, set come quelli di Donato Dozzy e il b2b di Ryan Elliott e Ogazon, un poco telefonato. 

Sabato il panorama si preannuncia con una tavolozza di colori più ampia: la chiusura del Futur è affidata al live dei Meduza che riescono a portare una dance allo stesso tempo pop, mainstream e vicina al mondo più club dei fan del festival. Un lavoro ben calibrato, piacevole, decisamente riuscito, a conferma che questi tre ragazzi non sono solo bravi ad azzeccare le hit ma sanno proprio gestire ogni tipo di dancefloor con maestria. E ottima scelta del festival nel piazzarli lì. Prima di loro, molto divertenti Vintage Culture e Beltran in b2b, e prima ancora gli MVPs del KFF 2025: DJ Tennis e Seth Troxler si esibiscono in un set che è pura vibe: house, bass, tech house, breaks, raveate varie: 90 minuti magici, e va sottolineato che non è scontato, perché se i due sono notoriamente bravi (maledettamente bravi) è anche vero che sono grandi amici e compagnoni, e talvolta c’è il rischio “pilota automatico”. Non è stato così sabato, per fortuna, e abbiamo goduto davvero tanto con un set da campioni, vario ricco imprevedibile. E anche la nostra personale medaglia d’argento arriva dal sabato: è un micidiale Floating Points tutto UK breakkate varie, rave colto, bassi devastanti e real time visual da paura. Incantevole. Altra bellezza sparsa: Dixon che in un crescendo emozionante incastona uno dei migliori set dei tre giorni, Dj Stingray b2b Helena Hauff e così come Fjaak b2b Elli Acula in doppiette cariche di energia, Artbat, Massano, Shlømo, tutti bene. Da segnalare – e vale per tutti e tre i giorni – The Lab, palco a 360 gradi, piccolo, intimo, dedicato alle sperimentazioni live o in b2b. Ha sempre regalato momenti notevoli, in tutte le giornate del festival.

La domenica è “quel” giorno. Sono attesi Joseph Capriati, Charlotte De Witte, Enrico Sangiuliano, Carl Cox, per dire di quattro artisti tra i più amti e osannati dal pubblico del Kappa. E ancora, Mau P, Kevin De Vries, Adam Beyer b2b Maceo Plex, Caribou che chiuderà con un live. E su un terreno più “facile”, Diplo e Peggy Gou. Andiamo con ordine: Carl Cox non ha bisogno di una parola una, è la solita roccia e alleggerisce una techno granitica con i suoi mitici “oh yes! oh yes!” al microfono. Dopo di lui, Mau P deve aspettare più di mezz’ora per suonare, perché c’è il vero top moment del festival: un ragazzo si arrampica sulla cime di uno dei piloni (altissimi) del parco. Potete solo immaginare il casino, il panico, le paure di tutti noi che lo guardiamo con apprensione. Tutto si risolve al meglio grazie all’intervento dei Vigili Del Fuoco, della sicurezza del festival, dell’ambulanza che da prassi arriva. Solo che questo episodio ha tenuto fermi tre palchi e come potete immaginare, ha spaventato tutti. Ci tengo a sottolineare quanto un’organizzazione iper preparata e professionale e un apparato sicurezza adeguato facciano la differenza. Non è assolutamente scontato in un evento di queste dimensioni.

Si torna alla musica, molto bene Mau P, Kevin De Vries, e poi arrivano i nomi più attesi. Enrico Sangiuliano domina il Nova Stage (a proposito, palco sulla carta un palco un pochino “sacrificato” e invece grande location con grandi vibe, intuizione fortunatissima) con un’ora e mezza di bombe (un Victor Ruiz clamoroso in chiusura, ‘Reflection’ che è ormai un classico, un edit anthemico di ‘Born Slippy’); Jospeh Capriati, in grande forma, si esalta sul Futur con la techno più muscolosa, ed è il Capriati che preferiamo: robusto, granitico, il pubblico apprezza; Charlotte De Witte va dritta sul Voyager e infiamma letteralmente la platea, il suo set è quello di chi è al top del gioco. Questi tre sono probabilmente l’espressione più vicina a ciò che lo spirito del Kappa FuturFestival è sin dai suoi albori: la techno nella sua molteplice natura, ma ben ridicata nella sua cultura. Poi certo, il festival ha giustamente (e intelligentemente) aperto a nuove frontiere e generi, sia sul versante più mainstream sia sulla vena ancora più underground. È una formula vincente. Ma al netto di tutto ciò che abbiamo sentito, mi sento di affermare che la triade Sangiuliano-Capriati-De Witte è lo stato dell’arte di un festival come questo, oggi. Non a caso abbiamo visto Enrico e Joseph fare capolino sul palco di Charlotte.

Foto: CLAPPO

E allora, al netto di questo lungo racconto, torniamo alla domanda del titolo: che cos’è il Kappa FuturFestival nel 2025? È un top festival mondiale, per tutto quello che abbiamo descritto e perché la customer experience è davvero di alto livello, per la musica, per la produzione in campo, che è stellare e formidabile da vedere; per una logistica che non può eliminare del tutto le inevitabili code (e quando hai 120mila presenze in tre giorni è anche fisiologico) ma le rende sicuramente agevoli sia nei transiti da un palco all’altro, sia nelle file per cibo, drink, ricariche. Vediamo festival molto più piccoli gestire molto peggio i flussi, per dire. Forse il vero tallone d’achille, a detta di molti, erano i volumi un poco bassi rispetto agli anni passati. Si sentiva bene, ma si poteva spingere di più.

FuturFestival è un evento ormai imprescindibile, che fa trend e costume: abbiamo visto i 20 e 30enni appassionati, i raver, i technohead, certo. Ma anche un numero altissimo di persone che arrivano serenamente ai 40 e 50 anni, curiosi, turisti di lusso, in hotel un distinto signore francese mi raccontava ad esempio di essere venuto a trovare la figlia che vive a Torino e hanno deciso di andare insieme al festival, perché è noto in tutto il mondo. Nel 2025 anche un cretino capirebbe quanto un colosso che muove 120mila persone sia una forza economica e culturale enorme per una città. Se a Torino c’è del turismo d’estate, lo si deve anche al Kappa, parliamoci chiaro.

Andando oltre, KFF è uno dei place to be anche per gli artisti, perché un set al Kappa cambia lo status, permette di alzare i cachet e fa curriculum come pochi, oggi. Quindi dj e manager cercano con ogni forza di atterrare su uno degli stage del festival piemontese. Il FuturFestival è tra i pochi eventi al mondo ad avere questo peso, questa importanza e anche questo ascendente. Lo si nota da come si comportano gli artisti e i loro staff, che si fermano a guardare altri dj, a parlare con gli organizzatori, addirittura in certi casi prendendosi giorni off in un weekend di piena estate per tornare nei giorni successivi a fare backstage e tessere rapporti. Vuol dire tantissimo.

Che cos’è il Kappa FuturFestival nel 2025? Un festival imperdibile, una delle migliori experience globali per qualità dell’offerta, musicale e non. Che ritorna il prossimo anno, dal 3 al 5 luglio, al Parco Dora (gli early bird in vendita QUI dal 10 luglio).

 

 

 

 

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