Nel mondo della musica, non solo elettronica, il percorso standard seguito della maggior parte degli artisti è quello che li vede pubblicare prima su piccole etichette e solo in seguito, raggiunta una certa credibilità e uno stile riconoscibile, approdare su qualche major o grossa label indipendente. La maggior parte, appunto. Perché esistono delle eccezioni per le quali questo percorso a tappe non sembra essere obbligatorio come per tutti gli altri. Una di queste corrisponde al nome di Andrea Marino, un giovane produttore genovese che ieri ha pubblicato ‘The Plug’, la sua prima traccia su Confession, l’etichetta francese punto di riferimento per la scena bass e g-house mondiale. Non è l’unico italiano ad essere riuscito a entrare nelle grazie degli A&R di Tchami – tra gli altri ricordiamo Delayers, Stereoliez, Lozz, Back2Black – ma è il primo che è riuscito a pubblicare la sua prima traccia in assoluto proprio su questa etichetta.
Andrea, produci da otto anni, non hai mai pubblicato un tuo singolo e sei il primo italiano di sempre a pubblicare la propria traccia di debutto su Confession.
È iniziato tutto quasi per gioco, da ragazzino suonavo la batteria, ascoltavo solo musica rock; piano piano mi sono avvicinato alla musica elettronica facendo cover dei primi pezzi di Skrillex e, poco dopo ho iniziato a produrre. Da quel momento in poi è stato il mio pensiero fisso. Riguardo al debutto su Confession, non potrei essere più felice, è una soddisfazione immensa e mi riempie d’orgoglio.
Come è stato il dialogo con gli A&R di Confession senza un catalogo di lavori pubblicati alle tue spalle?
Non è stato per niente facile anche solo attirare l’attenzione degli A&R di Confession, ma questo è ciò che volevo e per cui ho lavorato da sempre. Ho preferito produrre in silenzio per anni ed essere in grado di uscire da subito con un prodotto il più professionale e di impatto possibile.
Da zero a Confession. Un sogno per molti produttori che hanno come punto di riferimento Tchami, Malaa & co. Ma quanti sono stati i “no” che hai dovuto lasciarti alle spalle per poter raggiungere questo risultato?
Penso che la quantità di “no” che ho ricevuto in passato, anche da etichette più piccole di Confession, non sia quantificabile! Alla fine fa parte del gioco. Quello che conta davvero è continuare a lavorare per arrivare ad un livello più alto possibile. Penso sia matematico: se davvero vuoi qualcosa e lavori ogni giorno per ottenerla, alla fine ce la fai.
Sei stato di recente a Miami. Tra i giovani produttori italiani c’è lo stereotipo che un soggiorno a Miami, Londra o Berlino possa dare una spinta notevole alla propria carriera. Per te è stato così?
Assolutamente si. Sono a Miami ormai da quasi due mesi e penso di restarne altrettanti. È molto importante frequentare posti come come questo, è una cosa che ho sempre fatto sin dall’inizio. Creare il proprio network di contatti, conoscere più persone possibili aiuta davvero tanto. Qui, inoltre, sto lavorando ad alcune collaborazioni con produttori davvero forti del posto: Damaged Goods, Jc Ordoñez e Rique, tutti scuola Confession ovviamente!
02.04.2019