Puoi farlo se ti chiami The Weeknd. Il cantante canadese non è nuovo a collaborazioni di super lusso in fase di produzione. In particolare, con i Daft Punk intrattiene un rapporto particolare, che ha già portato a hit mondiali come ‘Starboy’ e ‘I Feel It Coming’. Ciò che mi ha colpito del nuovo mini album ‘ My Dear Melancholy, EP’ è però la versatilità che tutti gli straordinari artisti coinvolti hanno mostrato mettendosi a disposizione di Abel Makkonen Tesfay. Il disco è uscito pochi giorni fa e per ascoltare per bene The Weeknd mi sono preso il weekend (scusate il gioco di parole): quello lungo di Pasqua. Non ci sono forzature, non ci sono protagonismi. Non si sente il tocco da Skrillex, non si sentono i tratti tipici delle produzioni Daft Punk né i suoni duri di Gesaffelstein, per dire. I nomi coinvolti sono pazzeschi, eppure tutto è egregiamente al servizio di un solo denominatore stilistilistico comune, quello appunto vicino al suono di The Weeknd, che ancora una volta riesce a pubblicare un lavoro di grande spessore e di alto livello. La qualità è una merce rara in tempi di iper-produttività. Non che manchi, ma spesso quando sulla carta le super collaborazioni sembrano promettere miracoli, poi assistiamo a uscite mediocri. Questo all-star team invece ha fatto davvero un ottimo lavoro. Per completezza di credits, oltre ai già citati Guy Manuel De Homen Christo, Nicolas Jaar, Skrillex, Gesaffelstein, su ‘My Dear Melancholy, EP’ ci sono le mani di Frank Dukes, Mike WiLL Made-It. Scusate se è poco.
03.04.2018