Foto: Alessio Panichi
Esce venerdì 28 ottobre ‘Duality’, il nuovo album firmato Dardust, uno dei musicisti, producer, compositori e autori di maggior successo degli ultimi anni, ma anche di maggior impatto. Dario Faini è stato infatti capace di ritagliarsi un profilo unico nel panorama italiano, diventando un riferimento come autore e produttore pop e allo stesso tempo un rispettatissimo musicista sia in ambito pianistico sia nel circuito degli artisti che navigano nel grande mare dell’elettronica contemporanea.
E grazie a un appuntamento organizzato da Apple Music e dal team di Dardust, siamo stati invitati a un ascolto in anteprima dell’album, in uno studio nuovissimo a Milano, molto digitale e molto tecnologico, uno dei primissimi progettati e costruiti appositamente per la produzione, il mix, il mastering, e naturalmente per l’ascolto, in Dolby Atmos, il sistema di “audio totale” che sta prendendo sempre più piede nell’industria musicale, e che certamente rivoluziona l’esperienza di ascolto “immergendoci” complentamente nel suono, che ci circonda a 360 gradi in modo spaziale.
Inutile dire che essere al centro di una stanza circondata da una dozzina di speaker che riproducono i brani in modo non solo limpido e perfettamente equilibrato, ma anche ripartito secondo le regole di mix di questa nuova tecnologia, è entusiasmante. Ci si sente avvolti, è come nuotare dentro la musica. Un’esperienza di ascolto certamente da privilegiati nel nostro caso, ma che è possibile ottenere anche nel quotidiano, a patto di possedere un dispositivo Apple e delle cuffie come le AirPods (peraltro, sono appena uscite quelle di ultima generazione, e sono bellissime).
Ma com’è ‘Duality’? È un doppio album, molto concettuale, che parte dalle divisione del cervello umano tra l’emisfero razionale e quello emotivo, creativo. Da una parte, quindi, piano solo, la massima espressione di un gesto compositivo ed esecutivo asciutto e minimale. Dall’altra, l’esplosione di elettronica che lambisce tanti generi diversi, con il tratto unificante e distintivo dello stile Dardust. Un disco che vuole inserirsi in un discorso internazionale, guardando a quelli che sono i riferimenti più alti per questo tipo di produzioni: Jon Hopkins, Four Tet, Bicep… quella musica elettronica a un tempo dance (o perlomeno danceable) e colta, pop e alternativa, figlia dei precursori degli anni ’90 ma pienamente consapevole dei propri mezzi e del proprio potenziale. Ed è bello sapere che in Italia esiste un talento multiforme come quello di Dardust, che non appare dozzinale e provinciale se messo a fianco ai big internazionali.
“Mi sono dedicato a questo lavoro per più di un anno”, ci racconta, “mettendo da parte molte delle richieste di produzione per altri artisti che ricevo ogni settimana, perché quello è un discorso dove credo di avere già detto molto: i milioni di streaming sono galvanizzanti e certamente appagano, in tutti i sensi, però dopo diversi anni a giocare questo sport voglio adesso praticare un gioco che sento appartenermi ancora di più. Per farlo so che dovrò rinunciare a certi numeri sulle piattaforme, che un album come ‘Duality’ per quanto possa andare bene sarà pur sempre appannaggio di una grande nicchia, ma è una scelta serena e consapevole. D’altronde il mondo è pieno di bravi producer e autori che non vedono l’ora di farsi avanti, e io faccio un passo indietro invece di cannibalizzare il mercato”.
‘Duality’ vive di momenti espressamente dance, con la cassa dritta e reference house, disco, e l’electro di Moroder, e di episodi dove la ritmica si spezza, la scrittura si fa stratificata e il gusto è quello di un musicista raffinato e di un produttore attento, curioso, maniacale. “Per me l’ispirazione può arrivare in ogni momento e in ogni forma, infatti tendo a registare riff, suoni, rumori, e a scrivere i pezzi in modo molto rapido. Poi tutto lo sviluppo, la rifinitura, la cura per i dettagli sono invece un processo che richiede molto più tempo”.
È sorprendente notare poi la lucidità e la rapidità di ragionamento dell’artista: “questo lavoro è figlio dei lockdown e di un periodo che è già in qualche modo passato, tra il tempo della produzione e quello dell’uscita c’è un salto temporale non gigantesco ma che per me è pur sempre notevole. Infatti sto già pensando ad altro, in primis al tour che arriverò nei prossimi mesi, uno spettacolo concepito in due atti proprio come l’album è diviso in due parti, ma anche con tutta una progettualità che prevede sia elementi visivi di ultima generazione, sia oggetti di scenografia reali, solidi, più classici. Tutto questo rende lo spettacolo perfetto per posti intimi come gli auditorium. Ma non solo: ho già in testa nuova musica, nuove idee, mi piace però pensare che se per me ‘Duality’ è un’opera già conclusa, per voi che lo ascoltate è invece nuovissima e la sua vita inizia in realtà solo ora, e sarà un disco ancora più vivo in tour. In fondo, è la fotografia di un pezzo della mia vita, messo su disco”.
27.10.2022