• SABATO 03 GIUGNO 2023
Interviste

La fine dei Motel Connection è il 20 luglio al Market Sound di Milano

 

 

 

Fine. Come i titoli di coda su storie a lieto fine. Che sia quella di un film, la storia, quella di un buon libro o quella di una lunga avventura musicale. I Motel Connection hanno scelto di mettere la parola “fine” alla loro storia. Quando ho saputo questa notizia, e prima che mi venisse proposto di intervistare Samuel a riguardo, ci ho pensato per un po’. Perchè i Motel Connection li seguo dal primo disco, anzi da prima, da quando Pierfunk era ancora nei Subsonica e Pisti era il dj che stava nell’orbita della band di Samuel. Li ho conosciuti, ho tutti i dischi, li ho remixati anni fa. E ho pensato questo: “come si fa a dire “fine” a un gruppo, a un progetto musicale, quando i membri sono tre amici che comunque si vedono, si frequentano regolarmente, e hanno sicuramente voglia di scambiarsi musica?”. Perciò l’opportunità di intervistare Samuel sull’argomento era davvero ghiotta.

L’ultimo show dei Motel Connection sarà mercoledì 20 luglio al Market Sound di Milano, una location estiva perfetta, per diverse ragioni. Metteteci pure l’ingresso gratuito ed è una di quelle feste a cui non si può mancare.

Intanto, con Samuel è nata una lunga chiacchierata dove il cantante mi ha parlato dei Motel, dall’inizio alla fine, di come cambiano le dinamiche umane, di quanto Torino sia un laboratorio sociale, e anche del suo prossimo album da solista.

 

 

Motel Connection - Meeting del Mare 2013

 

 

Ciao Samuel, a costo di sembrare ovvio inizio con la domanda più scontata: perchè avete deciso di mettere fine ai Motel Connection?

Perchè siamo amici, siamo tre amici che fanno musica insieme da molti anni, e a un certo punto ci si chiede se quello che si sta facendo abbia senso nella realtà intorno a noi. Quando abbiamo iniziato questo progetto, tra noi c’era uno scambio di ispirazione: Pisti è un dj e si è avvicinato alla produzione; io ero un cantante, con l’esperienza in studio avevo acquisito la curiosità verso la produzione ma grazie a Pisti mi sono messo a fare il dj; Pierfunk è un musicista e ha un imprinting diverso che ci dava un altro punto di vista sulla musica. Motel Connection è nato in un momento in cui sentivamo forte l’esigenza di sposare la musica elettrica con quella elettronica, infatti siamo una formazione anomala di dj-cantante/chitarra-basso. Ciò che ci animava al tempo era l’influenza del periodo fine anni ’80 e inizio ’90, in cui appunto la musica elettrica -un certo tipo di rock – si fondeva con l’elettronica che stava arrivando forte e ricca di novità: la dance, i campionamenti, un modo nuovo di fare e produrre musica.

 

Trovi che ora invece quel periodo e quelle ispirazioni non siano più contemporanee?

Trovo che quelle ispirazioni ci abbiano dato tanto e abbiano messo a fuoco ciò che volevamo fare con Motel Connection, ma che ora siano finite. Credo che siamo arrivati alla fine di un ciclo, la musica è andta oltre, ha preso altre direzioni, e abbiamo la sensazione di aver dato quello che c’era da dare.

 

Come sono cambiati in questi quindici anni i rapporti tra voi, umanamente e artisticamente?

Umanamente siamo sempre amici, ma avendo vissuto diverse esperienze, insieme e non, ci siamo scambiati molto e siamo cambiati molto, come è naturale che sia. Artisticamente sono cambiate le esigenze di ognuno di noi. Per esempio, io sto preparando il mio disco da solista, Pisti sta lavorando a un suo progetto… ci siamo sempre influenzati molto a vicenda, come ti dicevo prima. E sicuramente questo scambio continuerà ad avvenire. Non è detto che in futuro non ci troveremo a mettere in piedi un altro progetto, chissà.

 

 

 

 

Siete uno dei simboli di Torino, non solo musicali, con una storia anche culturale ormai mitologica e radicata nel tessuto sociale della città. Motel Connection, Subsonica, Krakatoa, i Murazzi. Dall’essere gli alternativi degli anni ’90 al grande successo popolare. Come hai visto cambiare Torino tra quell’epoca e oggi?

Torino è sempre stata una città laboratorio, un luogo di sperimentazione. Un posto dove avvengono certe cose che poi succedono nel resto d’Italia. Nei primi anni ’90 girava già molta musica elettronica, la sentivi nei club e nei locali. Parlavamo prima dell’intervista del Kappa FuturFestival dove siamo stati entrambi: il Kappa, il Club TO Club, sono realtà estremamente importanti a livello internazionale, e sono a Torino. Sono festival nati e cresciuti grazie a una ricettività fuori dal comune, di un città che ama le novità, le sostiene e cerca di farne veicolo di cultura e innovazione. Realtà cresciute in oltre dieci, quindici anni di attività. Nel 2006 abbiamo avuto le Olimpiadi Invernali che hanno portato una ventata di freschezza alla città, e la voglia di misurarsi con una grande sfida a livello di infrastrutture e di organizzazione. Purtroppo ci ha lasciato diversi debiti, ma d’altro canto abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con una moltitudine di visitatori da tutto il mondo, e questo è importante e significativo per una città che vuole guardare al futuro.

 

Io nella vostra musica, e – da curioso – anche in tutto l’immaginario che vi ha sempre circondati, ho sempre percepito Torino come ulteriore elemento del progetto, più che come uno sfondo. Leggevo nei vostri lavori una volontà di riprendere in mano una città che usciva dalla fine del sogno industriale un po’ a pezzi, un dormitorio, e di farne nuovamente un centro di gravità culturale e artistico. E vedendo la Torino di oggi, direi che tutto questo si è realizzato.

Sì, anche politicamente e socialmente vale il discorso che ti facevo poco fa: quello della città laboratorio, dove avvengono dei cambiamenti che più tardi coinvolgono anche il resto del Paese. Se penso alle ultime elezioni comunali, trovo che ci sia stata una scelta ben precisa e consapevole qui, e che questa volontà di dare una visione differente della politica sia un messaggio molto chiaro e forte, che arriverà in Italia nei prossimi anni. Un cambiamento importante. Quando abbiamo iniziato a fare musica, negli anni ’90, la città era in un periodo non proprio felice, con il collasso delle grandi realtà industriali del Novecento. Però erano le condizioni perfette per stimolare la voglia di spezzare certi cliché, per far qualcosa che non si era mai fatto né sentito prima. Si fa di necessità virtù con quello che si ha a disposizione. Questo vale per Motel Connection, per le serate ai Murazzi, per i Subsonica, per Club TO Club. Quando le idee sono buone mettono radici. E oggi vedere un altro periodo di cambiamento mi fa pensare che ci sono, come allora, ragazzi che saranno gli ideatori del nuovo Club TO Club, di nuove band, di un ricambio artistico e culturale. Ci sono già artisti, produttori e dj che da Torino stanno ricevendo consensi e attenzione da tutto il mondo.

 

 

 

 

Una domanda un po’ stupida e poco garbata: visto che state arrivando a fine corsa, tracciando un piccolo bilancio, qual è il lavoro dei Motel Connection che consideri migliore e quale il peggiore?

Non è una domanda a cui è facile dare una risposta sintetica. Ogni disco dei Motel è stato fatto senza troppo ragionamento, abbiamo modificato il nostro percorso a seconda dei suoni del momento e di quello che le nostre antenne di musicisti, ma soprattutto di sinceri appassionati, captavano dal mondo della musica da club e non solo. Se vogliamo essere onesti, in ogni album c’è la traccia top e quella flop, per dire. Non è facile dire risponderti se allarghiamo a tutta la discografia dei MC. Probabilmente uno dei nostri pezzi meglio riusciti è ‘Two’, mente nelle colonne sonore ci sono brani più deboli, a volte riascoltandole ci trovo degli esperimenti di scrittura personale non molto a fuoco.

 

Riascolti spesso i vecchi lavori?

In questi giorni sì, stiamo preparando lo show del 20 luglio a Milano in un casolare in Toscana (tra l’altro qui si sta molto bene), così siamo in fase di preparazione scaletta e di conseguenza riascoltiamo alcune vecchie cose per dare un arrangiamento nuovo e remixarle in modo da portare un suono fresco e aggioranto sul palco.

 

A proposito di live, vi ho sempre considerati qualcosa di anomalo per il panorama italiano, ma anche per quello internazionale: una band con un cantante, un dj, un bassista. E qualche elemento armonico/melodico come la chitarra. Ben prima che il termine “live” venisse sdoganato nei club e nel loro immaginario. Pensate di essere stati dei precursori, in questo senso?

Sì, in effetti è così. Io sono un cantante e un chitarista, Pisti è un dj e dal vivo mixa e si occupa di tutta la parte elettronica dell’arrangiamento, e Pierfunk suona il basso dal vivo, cosa che dà molto tiro e groove allo show. Ma questo discorso non è limitato al live. Pensa a un pezzo come ‘Two’: è una canzone, con strofa-bridge-ritornello, che però vive dei meccanismi delle tracce da dj, da club. Era davvero innovativa, se consideri che è uscita nel 2002.

 

 

Motel Connection - Meeting del Mare 2013

 

 

Visto che ne parlavamo prima dell’intervista e hai accennato a una “scrittura personale” anche poco fa, vuoi dirmi qualcosa dell’album da solista che stai preparando?

Volentieri. È un album che nasce dall’esigenza di misurarmi con me stesso. Dopo 20 anni in cui cui ho sempre lavorato insieme ad altre persone, che fosse con i Subsonica, con Motel Cotel Connection, con Krakatoa, si ha voglia di sperimentare qualcosa da soli. Non c’è nulla di cui possa lamentarmi, sono sempre amico con le persone che ho nominato, ma nelle band succede questo: se ci sono diverse personalità, e i Subsonica sono sempre stati un gruppo particolarmente “corale”, dove le capacità e i talenti di ciascuno di noi venivano messi in evidenza, bisogna tirarsi indietro di tanto in tanto, lasciare spazio alle esigenze degli altri componenti. Tutti noi abbiamo fatto dei piccoli sacrifici su un pezzo o su un altro. Spesso gli altri ne hanno fatti per mettere in evidenza me, anzi in parecchi casi, visto che sono il cantante. Ma proprio per queste ragioni arriva il momento in cui vuoi mettere tutto te stesso, la tua scrittura, le tue idee, anche la tua responsabilità, in un progetto di sui sei unico titolare.

 

Cosa ci aspetta?

Ci sarà l’elettronica, ci sarà la forma-canzone, ci sarà una grande cura per la parte letteraria. Le canzoni sono pronte, ad agosto volerò a Los Angeles per registrarle.

 

 

 

 

 

 

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Albi Scotti
Giornalista di DJ Mag Italia e responsabile dei contenuti web della rivista. DJ. Speaker e autore radiofonico.

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