“Back with another one of those block rockin’ beats”
Così recitava la voce di Schoolly D, campionata dalla sua ‘Gucci Again’ datata 1988, nel celebre hook vocale di ‘Block Rockin’ Beats’, singolo che ha aperto a Ed Simons e Tom Rowlandsi Chemical Brothers le porte della notorietà internazionale. ‘Dig Your Own Hole’ è il secondo album di The Chemical Brothers, esce il 7 aprile 1997 ed è la decisiva svolta. Il disco che davvero li mette sulla mappa della musica. Già con ‘Exit Planet Dust’ del 1995 si erano fatti notare e avevano raccolto consensi e calamitato attenzioni, ma qui si cambia marcia. Il singolo è una deflagrazione, un cortocircuito generazionale che abbatte definitivamente le barriere tra elettronica e rock, tra rave e concerto, tra campionatori e chitarre elettriche. Insieme a ‘Smack My Bitch Up’ dei Prodigy e a ‘Rockafeller Skank’ di Fatboy Slim, ‘Block Rockin’ Beats’ segna un punto di non ritorno, sfonda un muro, varca una linea da cui non si può tornare indietro. Piace a tutti, sdogana il campionamento come qualcosa di figo e accettabile anche per le radio, per la TV. Un successo.
Brit pop e drum’n’bass
A dire la verità, il successo vero i Chems lo raggiungono già con il singolo precedente. ‘Setting Sun’ è un capolavoro British che mette insieme una sensazione di costante vertigine allucinata, una ritmica in zona drum’n’bass (e capirete che nel 1996 siamo al top di questo gioco, con gente come Goldie in classifica e sui tabloid da vera popstar), e la voce di Noel Gallagher degli Oasis, che all’epoca è come mettere Gesù Cristo davanti a un microfono. Pezzone da brividi, endorsement intoccabile, video che guarda al futuro: Tom e Ed sbancano, toccando per la prima volta la vetta della classifica dei singoli UK. A quel punto l’attesa per ‘Dig Your Ow Hole’ diventa pesante, tutti hanno gli occhi su di loro e non possono sbagliare. Non sbagliano. Arriva un album che è una sassata sul vetro della tua Ferrari mentre corri a 2000 come un coglione, per citare Thegiornalisti.
So ’90s
Era una trasmissione di MTV che creava la mitologia degli anni ’90 facendo revival in diretta: già sul finire del decennio, in prima serata su MTV Italia una volta alla settimana andava in onda un’ora di musica “così anni ’90” con tanto di aneddoti sui pezzi in questione e su ciò che c’era intorno. Così anni ’90 è anche ‘Dig Your Own Hole’, un album che segna fortemente l’immaginario del decennio, grazie a un suono che fa scuola ed epoca (il big beat da lì in poi conoscerà un triennio di enorme splendore e successo pop), grazie alla cura per i video che contruibuisce a mettere al centro del mondo la nuova generazione di registi che si affermeranno in quegli anni: Spike Jonze dirige ‘Electrobank’ in cui recita Sofia Coppola, mentre Dom & Nic, coppia che in futuro vedrà il rapporto con i Chemical collaudato e duraturo, sono i registi di ‘Block Rockin’ Beats’ e di ‘Setting Sun’ (va detto che più tardi Michel Gondry, altro prodigio di quegli anni, sarà dietro la macchina da prresa per numerosi video di futuri pezzi dei Chemical Brothers), e grazie a un paio di ospiti che sono proprio l’istantanea di una certa Cool Britannia davvero so ’90s. C’è Noel Gallagher, il pop da classifica, e c’è Beth Orton, la indie per eccelelnza, discreta e defilata. A legare il tutto, loro: The Chemical Brothers, veri geni capaci di saldare tutto questo senza rendere banale né kitsch l’opera.
Tutto il resto è noia. Anzi, no
Cosa rende un buon disco un capolavoro? Una delle caratteristiche i in grado di fare la differenza è questa: le canzoni minori. Se in ‘Dig Your Own Hole’ i singoli e le collaborazioni fanno brillare l’album, il resto dei brani non è affatto da meno, anzi. ‘The Private Psychedelic Reel’ è diventato un inno per i fan di Tom e Ed, spesso utilizzato in chiusura dei loro live (tutt’oggi). ‘Lost In The K-Hole’ è il tunnel dell’allucinazione sintetico-chimica perfetta dei ’90. ‘It Doesnt’ Matter’ butta lì una cassa in quattro che non ti aspetti e una compressioni sui bassi che ancora oggi ti spettina. ‘Dig Your Own Hole’ e ‘Piku’ sono episodi notevoli.
‘Dig Your Own Hole’ è uno di quei dischi che cambiano la vita di chi lo ascolta per la prima volta. Gli anni ’90 per la musica elettronica sono stati un periodo selvaggio e pionieristico, in cui il successo di massa stava arrivando ma dove la libertà per fare cose che non avessero troppa strategia di cui tenere conto era ancora ampia. Tom e Ed daranno alla luce molti altri capolavori. Questo, a distanza di vent’anni, è ancora indiscutibile.
09.04.2017