Fort Punta Christo riapre ufficialmente i battenti dopo l’opening concert all’arena di Pola (se volete leggere com’è andata cliccate QUI). Anche quest’anno otto stage attraverso il bosco e le spiagge croate saranno il teatro perfetto delle esibizioni di oltre 200 artisti internazionali tra live e dj set. Il colpo d’occhio è invidiabile con alcuni stage che rispetto allo scorso anno sono stati modificati ed ampliati, in particolare il “The Clearing” dove si esibiranno alcuni degli artisti maggiori del Dimensions Festival 2015.
Si parte con Deadbeat & Tikiman live alla Mungo’s Arena dove l’impianto costruito ad hoc per questo stage schiaffeggia i presenti a suon di bassoni già dalle prime ore della sera. Deadbeat imposta, Tikiman rifinisce con una parte iniziale dub reggae ipnotica ed essenziale che decolla dopo la prima mezz’ora lasciando ampio spazio al canadese che aumenta vertiginosamente i BPM. “Grounation” chiude una performance piacevole e trasversale, un ottimo inizio per questa prima notte.
Ci spostiamo al Garden, altro stage rifinito per l’edizione di quest’anno ma come sempre ostico a causa della sua pendenza che rende il ballo una disciplina estrema. Qui Max Graef con il suo set ci riporta nella prima metà degli anni ’80 attraverso un compendio di black, soul e funky di grande eleganza per una performance che rapisce e che si chiude tra gli applausi generali.
Al “The Clearing” lo sciamano di Yoruba conosciuto come Osunlade ipnotizza i presenti con percussioni tribali e vocal avvolgenti. Il suo dj set non fa gridare al miracolo ma per carisma e capacità di coinvolgimento funziona molto bene nonostante lo stage non sia pienissimo (complice il termine del dj set di Four Tet che aveva fatto convergere qui la maggioranza del pubblico inglese nello slot precedente).
Parlando di soundsystem se c’è uno stage che come al solito stupisce è sicuramente il “Void” dove Dj Deep propone un’ora e mezzo di techno senza compromessi davanti alla folla entusiasta. Tecnica e selezione sono eccellenti soprattutto in un genere saturo dove è sempre più raro riuscire ad ascoltare set interessanti e dotati di un filo conduttore che non sia “togli la cassa, metti la cassa”.
A chiudere il tedesco Rødhåd che ci piace meno del suo predecessore ma che invece fa presa immediata sul pubblico. Una performance senza infamia ne lode da open air con tanto di passaggi obbligati come “The Bells” e “Jaguar” in chiusura. Peccato in una cornice come questa è davvero possibile esprimersi al 100% e la sensazione è quella che Bierbach abbia voluto fare il compitino.
Domani sarà la volta di Underground Resistance, Moodymann, Lil Louis, Goldie e molti altri ancora ma possiamo dire con certezza “buona la prima!”.
28.08.2015