Foto: Louis van Baar
E così, anche quest’anno la liturgia si è compiuta. La DJ MAG Top 100 Djs, la classifica più votata al mondo, ha visto incoronare il suo re (con un sontuoso dj set dalla cima dell’Empire State Building di New York), ha visto esultare i fan del vincitore, ha visto recriminare i sostenitori che avevano aspettative più alte per i loro eroi, e tutto il consueto chiacchiericcio intorno ai cento dj più popolari del pianeta si sta consumando, come sempre, in queste ore, tra chi grida allo scandalo, chi cerca di analizzare a fondo i risultati, chi fa lo snob e chi cerca un po’ di attenzione facendo il bastian contrario (vero, deadmau5?).
Ma come stanno le cose? Che cosa racconta della club culture e del mondo dei dj la Top 100 di quest’anno? A un primo sguardo, c’è una stagnazione tangibile, con le prime dieci posizioni occupate dagli stessi dieci nomi dello scorso anno, certo con qualche piccolo movimento ma, di base, siamo sempre alle prese con i vari Afrojack, Alok – forse l’unica vera novità rilevante nelle ultime stagioni, anche considerando che per la prima volta un dj sudamericano arriva così in alto) -, Steve Aoki, Dimitri Vegas & Like Mike, e compagnia bella. Una top ten composta di rappresentanti di un genere che un tempo avremmo chiamato EDM (con la parziale eccezione di Armin Van Buuren) e che oggi è semplicemente pop. Un pop colorato, da festival, caciarone, se vogliamo, sicuramente adatto a intrattenere un pubblico ampio e trasversale. Un fattore che troppo spesso ci dimentichiamo, presi dai trend, dalle line up dei festival, dalla rincorsa della novità perenne. Tutte cose giuste, sacrosante, e necessarie. Ma nel mondo globalizzato della dance di oggi, non dobbiamo scordarci che i dj sono parte di un sistema diventato industria, e brand che vivono di posizionamenti, riposizionamenti, strategie; fattore che va a braccetto con bacini di voti che in larga parte arrivano da aree del mondo dove questi dj conoscono una popolarità esagerata, che in Europa è magari in fase calante. Ecco spiegate certe posizioni.

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Il giovane re e il padre nobile
Ci sono poi due casi unici e speciali. Il primo è quello di Martin Garrix, vincitore per la quarta volta della Top 100 a soli 26 anni, golden boy senza eguali, che supera Tiësto e David Guetta (3 vittorie per loro, ma nel corso di carriere decennali) e si mette in coda all’eterno Armin. Non abbiamo dubbi che nel corso dei prossimi anni Garrix diventerà l’uomo con il maggior numero di vittorie e con la carriera più straordinaria mai vista per la figura del dj. Perché da ragazzino prodigio ha presto maturato un’attitudine da top player, con la scelta dei giusti collaboratori, con la capacità di fermarsi al momento giusto e di calare sul tavolo gli assi quando serviva rilanciare. Essere l’autore della canzone degli Europei 2021 insieme a Bono e The Edge (gli U2!) non è roba da tutti. Essere capaci di riempire un palasport durante l’ADE e annunciare i biglietti per il 2023 il girno dopo è da campioni, punto. Significa avere un seguito fedele, una fanbase da popstar. Martin Garrix è olandese, l’Olanda è la terra dei dj, lo hanno dimostrato esempi illustri che oggi sono i venerati maestri del mestiere; lo dimostra un sistema capace di coltivare i talenti e di renderli fenomeni globali; in questo sistema Martin Garrix è cresciuto e ha saputo portare le esperienze passate ad un livello superiore. Oggi si può permettere di essere pop e di flirtare con Joseph Capriati e Carl Cox, e chissà mai che presto non lo vedremo in un percorso da dj più credibile in un ambiente anche underground. Nulla accade per caso, a quei livelli. Martin Garrix era un predestinato quando uscì ‘Animals’ e lo è ancora oggi, in una prospettiva futura. Come si fa a dire che non merita la sua posizione?
L’altro caso speciale si chiama David Guetta, e quest’anno ha ceduto il trono al giovane collega e amico. Guetta è un vero nobile, ammettiamolo. Uno che è partito da resident dj nei club house di Parigi, ha saputo intuire i cambiamenti che Ibiza prospettava a inizio 2000, ha investito e insistito fino a rendere vincenti e riconoscibili le sue serate; ha poi cavalcato l’onda del produttore fino a fare il botto vero a 40 anni. Da allora ha spinto a mille, per poi iniziare a divertirsi alternando annate pop ad altre da dj puro, da club. Da grande club, certo, ma comunque recuperando in parte le radici del suo essere dj. Non solo: fa tutto questo con il sorriso, con enorme sportività verso i colleghi, con una comunicativa sempre gentile, mai sopra le righe, e dando l’impressione di essere davvero uno che ce l’ha fatta, che è conscio di non voler stare nel frullatore per sempre, e di voler trarre il massimo godimento da un mestiere che potrebbe diventare una prigione ridicola (vero, Tiësto?). David Guetta è al numero 2, quest’anno, ma è un numero 1 della vita.

Foto: Studio Stories
La techno è femmina
Ma perché abbiamo titolato che la classifica è immobile, apparentemente? Perché se finora abbiamo parlato delle posizioni più alte, molto ribolle e si trasforma invece già dalle pendici della top 10. Il nome che incarna più di ogni altro questo cambiamento è senza ombra di dubbio quello di Charlotte de Witte. 30 anni, belga, una dj techno che oggi è la più nota e importante esponente del suo mondo. Capace di superare tutti i pregiudizi sulle dj-belle-e-poi-forse-brave. Non ci sono dubbi: de Witte è eccezionale in consolle, è bravissima a costruire il suo brand, la sua etichetta, il suo mondo. Credibile e sempre misurata nelle sue power moves, è il nome su cui scommettiamo senza esitazioni per il futuro. Non ci stupiremo quando tra tre, quattro, cinque anni siederà sul trono della Top 100, riportando la techno in cima al mondo e diventano la prima dj donna ad essere incoronata numero 1. Dietro di lei, altre donne dalla reputazione ormai consolidata e dall’appeal globale sono Peggy Gou, Amelie Lens, e pure Deborah De Luca, inossidabile e quest’anno sola dj italiana in classifica, accompagnata da due ragazzi, i VINAI, nella sparuta compagine tricolore presente. A proposito: siamo stufi di ripetere quanto sia avvilente non vedere nomi italiani in classifica, ma quest’anno possiamo dire di esserne stupiti, visto che di dj bravi a fare sistema e brand ne abbiamo,e meriterebbero di esserci: Tale Of Us, Meduza, Enrico Sangiuliano, Marco Carola, il già citato Joseph Capriati. Speriamo di vedere una corposa batteria italiana nel 2023. Tornando brevemente a parlare di female dj, siamo felici di vedere 14 dj in Top 100, una realtà che speriamo sia sempre più numerosa e finalmente oltre la barriera di un mondo che fino a pochi anni fa era davvero a trazione unica, da caserma, e oggi è invece decisamente in movimento verso una parità di genere degna delle radici di questa cultura.
Infine, altre posizioni che ci fanno vedere le trasformazioni future sono la 39esima di Black Coffee, il primo dj africano ad essere diventato un fenomeno globale, soprattutto con un sound molto “classico” e “chill”; la 49esima di Reinier Zonneveld, personaggio del momento, nuova entrata molto alta e uomo con i riflettori puntati, sia per il suo sound, sia perché in un tempo relativamente breve è riuscito ad amergere con forza e vanta una fanbse molto compatta e e devota; le new entry di Joel Corry (#67) e Topic (#69) hitmaker delle ultime stagioni “attenzionati” da super big come Guetta: se tengono botta, sono delle sicure promesse per un ricambio generazionale in quel mondo di cui abbiamo parlato riferendoci alla top 10. Le re-entry di Hardwell (#43) e Swedish House Mafia (#77) ci danno invece il senso tangibile di quanto sia importante costruirsi una reputazione forte e riconoscibile, perché il pubblico si innamora di chi sa dare loro qualcosa di speciale, e riconosce questo merito anche dopo anni di stop.
La DJ MAG Top 100 Djs 2022 è apparentemente ferma ai soliti nomi; in realtà, tanti cambiamenti sono in atto, e ne vedremo delle belle nei prossimi anni. Nel giro di poche stagioni la classifica sarà totalmente ribaltata, ne siamo certi. E comunque, è pur vero che il numero 1 è alla sua quarta vittoria in sei anni, ma non dimentichiamoci che ha 26 anni. Parliamo di un fuoriclasse, e lui sì resterà ai vertici a lungo. Buona Top 100 2023!
01.11.2022