Siamo stati al concerto di Zedd ieri sera a Milano, e siamo tornati a casa soddisfatti. A parte la bordata di hit che hanno fatto scatenare i presenti (inedite o remixate dall’artista stesso), quello che ha maggiormente colpito tutti è stato il look, i visual, la scenografia avveniristica, ricchissima ed essenziale allo stesso tempo. Un vero dj show, come esige lo standard oggi nel settore dei festival e delle serate legate alla musica dance, o EDM che si dica.
Anton Zaslavski, in arte Zedd, ha preso in contropiede tutti, con dei mega ledwall che hanno trascinato il pubblico in una costante clip, in un videogioco, alla caccia continua di immagini perfette da condividere in social network come Instagram o Youtube. “Video Killed the Radio Star”, cantavano The Buggles; i video hanno ucciso le stelle della radio. In questo caso le immagini sono totalmente al centro della scena, mettendo quasi in secondo piano il protagonista stesso. Il sound è piacevole, fruibile a tratti duro e a volte iper melodico; come dicevamo, una lunga serie di successi.
Dopo il riscaldamento dello stage iniziato verso le 20,30 grazie ai Vindata e alla loro bass music devastante, Zedd è salito in cattedra alle 22,15. E dopo un’introduzione quasi da mega evento sono state subito hit, in una sequenza che non ha dato scampo a nessuno.
La nota stonata? Vedere come cornice poche persone, un migliaio se non poco di più, spinte fin sotto il palco a causa della presenza di teloni che delimitavano lo spazio centrale del Fabrique. Sarebbe da aprire una parentesi sull’affluenza, ma è meglio di no: sarebbero visioni, pareri e polemiche gratuite. Poca gente, ma buona, tuttavia, che ha goduto di un coinvolgente show. Un caleidoscopio continuo, un arcobaleno di led in 3D che rende letterale il titolo dell’album di Zedd, “True colors”, appunto. Un concept portato in scena con grande efficacia.
19.11.2015