In piedi dietro la sua consolle con le cuffie al collo, la dj saudita Leen Naif passa senza intoppi tra successi pop e brani da club per una folla di laureati in economia che mangiano sushi. Non siamo a Londra né a New York. Siamo in Arabia Saudita e la scena è ben lontana dai palcoscenici di alto profilo. Il Gran Premio di Formula 1 a Jeddah e l’Expo 2020 di Dubai sono solo un ricordo a migliaia di chilometri di distanza. La giovane Naif comunque si è fatta un nome nel circuito musicale saudita.

Le donne dj in Medio Oriente sfidano le norme portando nuovi suoni, moderni, martellanti. E hanno conquistato un traguardo importante: sono oggi un fenomeno, tra l’altro impensabile fino a pochi anni fa in un regno tradizionalmente ultraconservatore. Così ora stanno diventando l’attrazione nelle principali città della regione. Come si nota dal filmato del canale israeliano i24news sotto riportato, le donne dj in Arabia Saudita sono una lieta realtà.
Sono arrivate molte donne dj anche dall’estero e il pubblico, soprattutto straniero, con tanti turisti alla ricerca delle feste più esclusive, si sente più a suo agio, più a casa, nel vederle all’opera. Naif e le sue colleghe rappresentano due importanti riforme sostenute dal principe ereditario Mohammed bin Salman, il sovrano de facto dell’Arabia Saudita: nuove opportunità per le donne e l’ampliamento delle opzioni per l’intrattenimento.
La musica, che un tempo era scoraggiata dal wahabismo, una rigida versione sunnita dell’Islam, oggi è tollerata. La possibilità che i dj (soprattutto le donne) vengano ricercati in occasione di eventi pubblici oggi “è qualcosa che la gente del posto non si sarebbe mai aspettata fino a poco tempo fa”, ha affermato al sito della tivù France24 Mohammed Nassar, dj saudita noto come Vinyl Mode. “Ora poi ci sono sempre più artiste in circolazione”, dice Nassar.

Prima “era solo un hobby da sfogare nelle proprie camerette”, adesso con le nuove piattaforme “si può avviare anche una carriera professionale”. Conquistare gli scettici è l’obiettivo principale della comunità legata all’elettronica locale. Mentre i suoi amici sognavano una carriera come infermiera o insegnante, Naif ad esempio sapeva benissimo di non avere passione e interesse per quelle mansioni. Diversi anni fa un uomo si avvicinò alla sua esibizione ammonendola e spiegandole che quel dj set non le era “permesso”. Le chiese perché lo stesse facendo. Una scena che appartiene al passato.
Le cose ultimamente sono cambiate. Tira nuova aria in Medio Oriente. Altre donne dj sono in consolle per restarci, seppur abbiano incontrato resistenza negli anni. Lujain Albishi, nota come Biirdperson, ha iniziato a sperimentare musicalmente durante la pandemia. Oggi, con l’ascesa di Dorar, Kayan, Solskin, Danah, Mender, Mariam Arab, LeSad, Missy e Cosmicat (nell’immagine in apertura), Biirdperson è una delle massime esponenti delle feste private. La sua grande occasione è arrivata l’anno scorso quando è stata invitata ad esibirsi all’MDLBeast Soundstorm, un festival nella capitale Riyadh. Oltre 700.000 persone hanno ballato al suo ritmo e a quello di David Guetta.

Il messaggio di protesta si è espanso dal 16 settembre quando Mahsa (Jina) Amini, una ragazza curda di 22 anni uccisa dalla polizia per aver indossato il suo hijab in modo ‘inappropriato’. A ricordare la lotta delle donne iraniane anche uno streaming da parte dell’iniziativa Sonic Liberation Front, organizzato dalla stazione radiofonica della comunità palestinese Radio Alhara, che ha curato una line up di dj iraniane e artisti non binari e produttori in solidarietà per Amini.
08.01.2023