Foto: Instagram @skmtgram
Si è spento ieri, domenica 2 aprile, all’età di 71 anni (da poco compiuti), a Tokyo, Ryūichi Sakamoto, colpito da un tumore al colon. Una delle menti più brillanti, geniali e versatili della storia della musica dell’ultimo secolo, ma probabilmente della storia della musica tutta.
Il compositore, musicista, produttore, e anche attore giapponese è stato uno dei pochissimi in grado di muoversi con assoluta autorevolezza in ogni ambito della musica da lui prodotta. Dalla classica (neoclassica) alle sperimentazioni elettroniche, dal pop ai suoni vicini ai club, fino alle derive bossa nova e ambient, ed etniche. Un autentico vulcano capace di svettare in qualunque territorio, senza sembrare mai un turista, un situazionista, un improvvisato, al contrario riuscendo a padroneggiare benissimo ogni linguaggio, con la statura dell’intellettuale ma con la leggerezza di chi si diverte nell’atto creativo.
Sakamoto ha conosciuto la notorietà in un primo tempo con la bislacca band Yellow Magic Orchestra – insieme a Yukihiro Takahashi e Haruomi Hosono -, curioso e seminale esperimento di musica elettronica (anche proto-house e proto-techno, a ben guardare) che tra il 1978 e il 1983 ha prodotto dei brani assolutamente pionieristici tra drum machine, arpeggiatori, synth e macchine varie, tappeti su cui si inserivano frasi, assoli, riff o anche suite di tastiere e piano. Un mondo sonoro avveneristico, ritratto di quel Giappone che all’epoca sembrava una dimensione uscita da un tempo più avanzato del nostro. Il trio nel tempo è diventato un vero cult per gli appassionati, e soprattutto nel mondo dei dj e dei producer di musica elettronica, proprio per la mentalità e i suoni avanguardistici che hanno gettato diversi semi in molti generi a venire. Tanto che dagli anni ’90 la YMO si è spesso riunita per concerti e tour, mentre i loro album hanno conosciuto remix e nuove pubblicazioni.
Ma per Sakamoto la fama arriva con una delle composizioni più iconiche del Novecento, la colonna sonora del film del 1983 Furyo di Nagisa Oshima, in Occidente Merry Christmas, Mr. Lawrence di cui il brano ‘Forbidden Colors’ con la voce di David Sylvian è incastonato nell’immaginario collettivo mondiale, raro equilibrio tra sensibilità nipponica e gusto occidentale. Il pezzo fa il giro del mondo e diventa un classico dei saggi di fine anno dei pianisti di tutto il pianeta così come oggetto di cover e reinterpretazioni, nonché di migliaia di remix in versione club (il periodo d’oro della trance-progressive lo saccheggiò a piene mani in svariate occasioni). Il film già di suo è un cult, con Tom Conti, David Bowie e lo stesso Sakamoto nel cast.
A quel punto Ryūichi Sakamoto è un mito vivente, la sua carriera è fatta di album di neoclassica, colonne sonore di pregio: per Bernardo Bertolucci, quelle mitiche de ‘L’Ultimo Imperatore'(Premio Oscar nel 1987, composta insieme a Cong Su e a un’altra leggenda come David Byrne), ‘Il Tè nel Deserto’, ‘Piccolo Buddha’, per Almodovar quella di ‘Tacchi a Spillo’ nel 1992; e album solisti in cui si avventura in genersi diversi, sempre mosso dalla voglia di sperimentare più che dai calcoli da hit parade con facilonerie varie. Sempre nel ’92 è l’autore delle musiche per la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Barcellona.
Gli anni ’90 sono dedicati alle collaborazioni di lusso: Caetano Veloso, Youssou N’Dour, Cesaria Evora, per citarne qualcuna. E contemporaneamente, inizia la proficua collaborazione con il compositore/artista sperimentale tedesco Alva Noto, con il quale pubblica diversi lavori a nome Alva Noto + Ryūichi Sakamoto, che lambiscono diversi territori del mondo sperimentale, sia in senso compositivo, sia nell’accezione da producer di musica elettronica. Celebri i loro dischi per la label Raster Noton e la colonna sonora del film ‘Revenant’ di Iñárritu, 3 Oscar, con Leonardo Di Caprio e Tom Hardy in stato di grazia.
Ultima, ma non per importanza, è da citare la collaborazione di Sakamoto con Dreamcast e SEGA, aziende di videogame per le quali ha composto e prodotto musiche. Un altro linguaggio assolutamente contemporaneo, oggi, ma assolutamente futuristico e avveneristico anni addietro, per dire della lungimiranza del personaggio.
Jazzista, producer, compositore, arrangiatore, pianista, musicista di rara sensibilità e apertura mentale, Ryūichi Sakamoto è un mito per moltissimi e un’influenza enorme per chiunque lavori oggi nella musica, anche per chi non lo sa. Uno dei rarissimi artisti di cui davvero si può dire che “ha cambiato le regole del gioco”, spostando l’ago della bilancia della sensibilità e portando un gusto nuovo, inedito, ma allo stesso tempo già famigliare al primo ascolto, alle orecchie del mondo intero. Un gigante assoluto, di cui dire che ha lasciato un segno profondo nella musica è riduttivo. È, in definitiva, uno di quei pochissimi che hanno saputo ridisegnare dalle fondamente il palazzo infinito che noi chiamiamo storia della musica. Un immortale. Buon viaggio.
03.04.2023