Foto: Soheil Raheli
Elasi è una delle figure più interessanti nello scenario affollato delle “nuove promesse” della musica italiana. Una cantante che è anche un producer e nei suoi live fa emergere forte questo lato, così come quello di dj. Un’ottima dj, con una cura rara per la ricerca di ciò che ama suonare. L’abbiamo sentita in situazioni importanti come La Prima Estate, la Boiler Room milanese, mentre il suo calendario estivo prevede ancora parecchie date (le trovate sui suoi profili social).
E nei suoi pezzi fanno capolino tutte queste esperienze. Succede anche nella nuova ‘Che Caldo’ insieme al franese Anoraak, ovviamente titolone iper-estivo che però non corrisponde esattamente al classico wannabe-tormentone da ombrellone e click facile. Insomma, Elasi se la gioca sempre con la bandiera della qualità e della personalità. L’abbiamo intervistata per conoscerla meglio.
Ci parli del tuo nuovo brano ‘Che Caldo’? Come ti è venuta l’idea, le fasi di realizzazione, l’uscita…
È uno dei pezzi che ho scritto in maniera più spontanea. Mentre di solito compongo musica, testo e beat insieme, in questo caso ho scritto su un beat di Anoraak che mi ha divertito così tanto da ispirarmi una jam istantanea di parole e melodie. È una magia che non capita sempre.
Il titolo è fin troppo paraculo vista la stagione. Eppure tu riesci ad essere sempre in equilibrio su quel filo sottile che divide le facilonerie sfacciate e banali da qualcosa di più artistico e ricercato. In sostanza, riesci ad andare oltre dove moltissimi artisti si schianterebbero contro se stessi. Ti ci ritrovi? E come ti viene questa tua caratteristica?
Grazie Albi, giuro che non l’ho fatto apposta! Ho scritto il pezzo tempo fa, quando non faceva così caldo ma, per via di varie peripezie non fortunatissime, l’uscita è tardata fino a questo periodo di temperature infelici. Per rispondere alla tua domanda, penso che questa cosa succeda perché (nel bene o nel male) non mi prendo molto sul serio, pur essendo per me la musica una cosa serissima. Curo il sound in maniera maniacale, ma senza smettere di divertirmi, di empatizzare e di ricercare ritmi, suoni e parole che ci possano far ballare, fluttuare e viaggiare.

Foto: Soheil Raheli
In ‘Che Caldo’ hai coinvolto Anoraak. Ci parli di questa collaborazione?
Fred ed io ci siamo conosciuti due anni fa ad un songwriting camp di producer e autori italiani e francesi di SIAE – Italia Music Export. Prima di allora, già ero fan di Anoraak: non potevo credere di poterci collaborare. Al camp abbiamo scritto ‘Franco’ con una spontaneità rara, in poco meno di un’ora, in collaborazione con Dumar. Il pezzo ancora non è uscito, ma, quando lo spoilero ai miei live, succede una cosa stramba: dopo il primo ritornello le persone lo cantano e ballano con me divertite, pur non conoscendolo… Vista la semplicità, l’originalità e i feedback positivi con cui è nato il primo pezzo insieme, abbiamo deciso di proseguire la nostra collaborazione. Così abbiamo lavorato a distanza Milano-Marsiglia a ‘Che Caldo’. La traccia inizialmente era destinata ad una compilation di un grosso producer francese, ma, una volta finita, abbiamo deciso che dovesse essere il nostro primo singolo italofrench.
A proposito di collaborazioni, anche questa è una cifra della tua musica molto presente e sempre con un gusto molto personale. Ci parli di alcune tue collaborazioni a tuo avviso molto ben riuscite? E quali sogni di realizzare in futuro?
La collaborazione fondamentale per me in questo progetto è quella con Rocco Rampino, produttore che chi frequenta la sfera della musica da club ricorderà per essere stato Congorock anni fa e che ora lavora su molti progetti diversi e spesso con grande successo. A lui ho affidato la direzione artistica del mio EP ‘OASI ELASI’ e del disco a cui stiamo lavorando al momento. La connessione con Rocco è avvenuta tramite un’altra persona per me fondamentale: Populous, per me un fratellino e un maestro, con cui abbiamo già pubblicato già due brani insieme. Negli EP che ho pubblicato ho coinvolto musicisti, cantanti e artiste provenienti da Paesi o culture lontane (cito tra tutti Eva De Marce, Meryem Aboulouafa, Moustapha Dembelè): amo mescolare linguaggi, suoni etnici e tessuti elettronici. I pezzi che devono uscire nel futuro prossimo vedono la collaborazione di amiche e amici per me importantissimi nella musica e nella vita: Plastica, Peppe Petrelli, Clap!Clap!, Cucina Sonora, Montoya, Giulia Tess, Braoboy, Marta Tenaglia, Bawrut, e altri che ancora non posso ancora svelare!
Sei una cantante, autrice, producer, e una performer che incarna tutte queste figure aggiungendoci un pizzico di djing. Qual è il tuo rapporto con la musica da club?
Amo così tanto la musica che nella vita ho ascoltato, studiato ed esplorato tantissimi mondi, stili e strumenti. Sono partita dal Conservatorio studiando la chitarra classica fin da bambina, ho suonato con una band punk rock quando ero adolescente, ho esplorato il jazz, il funk e la bossa da autodidatta e nelle jam mentre facevo l’università e, infine, mi sono immersa nella musica etnica e nell’elettronica quando ho avuto l’opportunità di vivere, studiare e lavorare in Olanda e in California. Vivo il clubbing con la stessa curiosità con cui esploro tutti gli altri ambienti musicali: adoro i dj e gli artisti che non si pongono limiti nella ricerca e nella creazione di viaggi e mondi nuovi senza dimenticarsi di essere empatici con il pubblico.
Cosa ti piace suonare nei tuoi dj set?
Suono musica colorata: cori, strumenti e ritmi etnici incontrano l’elettronica, la tech house e la disco. Mi piace essere molto attenta al mio pubblico: cerco di capire cosa possa fare star bene alle persone in quel momento e di divertirle con pezzi che contengano melodie o suoni che non si aspetterebbero da un club. Produco infatti tanti edit di musica esotica mista ad elettronica per suonarli solo dal vivo (senza pubblicarli) cercando di offrire un viaggio nuovo a chi ascolta. Mi piace pensare alla dancefloor come un tappeto volante intorno al Mondo e a mondi immaginari.
E il tuo live show invece come è strutturato?
Fino all’anno scorso era un live elettronico composto da tre elementi: Cucina Sonora ai synth, Braoboy alle drums e ai cori ed io al synth, alla voce e alla chitarra. Quest’anno, ho ibridato il mio animo (e il mio tour) da dj con quello da musicista: performo da sola cantando, ballando e suonando con tutti i miei strumenti intorno. I visuals che proietto durante i miei show sono stati creati da Ocular Lab per trasportare chi guarda e ascolta in un viaggio onirico dai colori accesissimi.
Hai un’estate piena di date. Da settembre in poi cosa hai in cantiere?
A settembre il tour andrà avanti fino a fine mese tra live e dj set. Nel frattempo farò due residenze artistiche in Albania e in Occitania per la ricerca, la composizione e la produzione di brani con strumenti tipici delle radici di quei territori. Da agosto in poi, inoltre, abbiamo programmato diverse release e da ottobre ci chiudiamo in studio a lavorare al disco… tanta musica che non vedo l’ora di poter condividere e ballare insieme!
02.08.2023