Qualche tempo fa ho ricevuto una di quelle tipiche mail da uffici stampa in cui si ricorda che la tal casa discografica (o la tal etichetta, o il tal artista…) aveva preparato qualcosa di speciale per celebrare la ricorrenza di un vecchio successo. Nella fattispecie, venivano ricordati i 20 anni dall’uscita di ‘Another Chance’ di Roger Sanchez con una versione restaurata del video. Sono quelle mail che d’istinto ti fanno dire “ma no! Davvero? Già vent’anni?!”. Eh, sì. Vent’anni. Era l’estate del 2001 e uno dei dj e producer più noti e credibili nell’ambiente house cedeva alle lusinghe di un suono crossover, dopo anni di status cuttin’ edge della scena. E fu un successo esagerato: ‘Another Chance’ ripescava furbamente il ritaglio di una strofa di ‘I Wont’ Hold You Back’ dei Toto (1983) per appiccicarlo su una strumentale house energica e relativamente “facilotta”. Uscita ufficialmente come singolo all’inizio di luglio, ma già nota a dj e addetti ai lavori da mesi come promo, ‘Another Chance’ divenne in breve uno dei successi di quell’estate. Un’estate in cui la house regnava incontrastata nell’ambito dance, e in cui raggiungeva con facilità anche i canali mainstream. In alcuni casi con episodi analoghi a quello di Sanchez, con veterani della scena finalmente pronti al salto verso il pop; in altri casi, grazie agli inattesi exploit di newcomer dal colpo fortunato al momento giusto.
La dance negli anni ’90 aveva vissuto un periodo d’oro, ma dopo che la wave italo si era esaurita verso la metà del decennio, lasciando spazio ai più caciaroni suoni euro e poi alla trance tedesca ed olandese sul finire del decennio, la cassa in quattro stava vivendo un momento di relativa stanchezza di idee, nonostante non mancassero i successi. E quando la tendenza latita, rimerge il classico. In questo caso, la house, appunto. “Il” genere dance per eccellenza. Se l’estate del 2000 aveva definitivamente affermato i dj house come protagonisti delle consolle anche più crossover dei club italiani ed europei, nel 2001 tutto fu ancora più palese. Era un momento magico in cui sembrava possibile il miracolo.
Ibiza viveva uno dei suoi momenti migliori, con Erick Morillo e le Subliminal Sessions protagonisti assoluti della Isla; Londra era il centro del mondo, e da lì partivano producer come Joey Negro e label come Azuli che a quel tempo erano guardate come “ciò che andava suonato” dai dj di tutto il pianeta; la Francia era forse all’apice del primo French Touch, con i Daft Punk freschi di ‘Discovery’ e tutta la loro scia di artisti e producer in orbita e Bob Sinclar rinomatissimo e raffinato producer per la sua Yellow e con il progetto Africanism; e in Italia ci difendevamo alla grande sia in consolle (gli inossidabili Dj Ralf, Claudio Coccoluto, Joe T. Vannelli, Alex Neri ma anche Ricky Montanari, Claudio Di Rocco, Roberto Carbonero, Walter S, Steve Mantovani solo per citare qualche nome) sia a livello di produzioni: il duo Gianni Bini e Paolo Martini con i loro innumerevoli progetti Bini & Martini, Eclipse, The Goodfellas; i Pasta Boys; i Fathers Of Sound; Luis Radio, tutto il gruppo di lavoro veneto di Airplane! con Mauro Ferrucci, Tommy Vee, Alfred Azzetto, e anche qui potremmo andare avanti ancora. E gli americani: abbiamo citato Roger Sanchez ma l’elenco è infinito, dai Masters At Work a Van Helden, da Danny Tenaglia a Peter Rauhofer fino a Cajmere.
Quell’estate era molto differente da quella di oggi, e non soltanto perché potevamo bighellonare liberi senza restrizioni, green pass, e senza la schiavitù di localizzarci e girare video di 15 secondi per mostrare a tutti dove stiamo ballando o cosa stiamo per mangiare. Era tutto molto meno calcolato, e le hit house erano uno tsunami che stava travolgendo i dancefloor e in alcuni casi il mercato: The Supermen Lovers (‘Starlight’), Basement Jaxx (‘Romeo’ e ‘Where’s Your Head At’), Jakatta (‘The Real Life’), Mutiny (‘Secrets’), Different Gear vs Sia (‘Drink To Get Drunk’), Fatboy Slim (‘Star 69’ nei vari remix). Anche qui l’elenco è incompleto ma significativo. L’estate del 2001 ha rappresentato un periodo storico transitorio, in cui molti underground heroes erano pronti a prendersi una scena più ampia; alcuni trend erano alla fine ed altri stavano per trovare una direzione; il suono house si stava facendo più duro (proprio in quei mesi due tracce come ‘La La Land’ di Green Velvet e ‘The Revolution’ di Superchumbo avrebbero reso obsoleto tutto il sound “settantone” fatto di sample e saccheggi funk di moda nelle stagioni precedenti).
Fu l’estate della house, quella vera, elegante, coinvolgente, come grande protagonista. Forse non fu l’estate con i migliori brani di sempre in circolazione, ma certamente la media era molto alta e soprattutto, se paragoniamo quel momento di risacca con quello attuale, il paragone è avvilente, a livello mainstream come underground. Non siamo tanto dei nostalgici, da queste parti, ma non si possono negare certe verità. Forse anche oggi stiamo vivendo il post-anni ’10, che tanto ci hanno portato? Probabile. Anche lo stop di oltre un anno alle nostre vite come le abbiamo sempre conosciute gioca la sua parte. Ma prendiamola così: il presente non è il top, ma saperlo è un ottimo incoraggiamento a migliorare nel futuro prossimo.
13.08.2021