Esistono festival che hanno una storia tutta loro, che uniscono passato, presente e futuro senza soluzione di continuità. EXIT Festival appartiene senza ombra di dubbio a questa èlite e la sua edizione 2023 non ha fatto che confermarlo.
Tanti sono gli ingredienti ed i fattori che rendono il festival serbo uno di quelli da vedere e da vivere, almeno una volta nella vita. Innanzitutto la sua location, la fortezza di Petrovaradin, alla riva destra del Danubio: un tempo roccaforte militare, adesso sito dove cultura ed intrattenimento la presidiano con fierezza ed orgoglio. Altro elemento che fa la differenza, l’organizzazione, la stessa di Sea Star, sempre adeguata ad ogni circostanza: location ed organizzazione sono i requisiti di base che hanno permesso anche quest’anno ad EXIT di radunare oltre 200mila persone a Novi Sad in Serbia dal 6 al 9 luglio 2023; un pubblico cosmopolita attratto da una line up all’insegna della trasversalità più assoluta, non circoscrivendosi esclusivamente alla musica elettronica.
Tanti i momenti clou da ricordare di questa edizione di EXIT. Giovedì 6 luglio sono stati The Prodigy a prendersi più che meritatamente il centro della scena sul Gorki List Main Stage: la band inglese con EXIT e con il pubblico serbo ha da sempre un rapporto molto speciale, sin dal loro primo live al festival nel 2009. Un legame con il territorio che in realtà aveva avuto inizio nel 1995 con il loro storico concerto a Belgrado, all’epoca no fly zone, uno dei primi segnali di rinascita per una terra storicamente martoriata come poche. In ricordo di tutto ciò, The Prodigy ed il pubblico presente sono stati una volta di più un unicum quando hanno cantato ‘Breathe’. Quante volte può valere la pena utilizzare l’espressione pelle d’oca? Stavolta si è mostrata più che azzeccata.
Nei giorni successivi – sempre sul main stage – sono stati Skrillex e Wu-Tang Clan a suscitare le maggiori attenzioni ed emozioni. Skrillex resta un caso unico nell’universo elettronico: ha uno stile musicale tutto suo, che soltanto lui sa cavalcare ed interpretare con naturalezza e maestria. Consiglio per tutti gli altri dj: non ci si provi nemmeno con il pensiero a fare quello che fa Skrillex in console. È fisicamente impossibile. E soltanto al geniale statunitense poteva venire in mente di aprire il suo set con la canzone “Zvižduk u 8” della leggenda nazionale Đorđe Marjanović. Un brano del 1959. Si, del 1959.
Altro momento clou di EXIT, l’esibizione del collettivo Wu-Tang Clan, scelti come headliner dell’ultimo giorno del festival, il modo migliore per celebrare il 50esimo compleanno dell’hip-hop. Una crew talmente a proprio agio prima, durante e dopo la loro performance, da fermarsi dopo il loro live per concedersi una partita a scacchi e trovare il tempo per un tatuaggio. Mai come questa volta l’hip-hop ha saputo confermarsi un linguaggio universale in grado di unire un pubblico di generazioni diverse e con gusti musicali altrettanti diversi.
Analoga energia non poteva mancare nella mts Dance Arena grazie alla techno di Nina Kraviz e Indira Paganotto, lo show sempre più pazzesco di Eric Prydz, la house sempre calibrata dei CamelPhat e di Hot Since 82, il live delle italiane Gioli&Assia, il sound molto deep di Ben Böhmer e soprattutto grazie alla crew di Keinemusik al gran completo: Adam Port, &Me e Rampa hanno saputo confermare una volta di più perché i loro set siano quanto di meglio si possa desiderare in un club ed in un festival. Il loro set è iniziato alle 6 di mattina di lunedì 10 e si è protratto per più di tre ore. Non che poi tutto sia finito a mattinata inoltrata. Si è andati avanti con il più canonico degli after party, perché ci si trovava in una di quelle rare situazioni che si voleva non finissero mai: per tornare alle storie di tutti i giorni si era sempre in tempo.
21.07.2023