Foto: Nuria
Un giovane argentino energico, vivace, vitale. Un attore che diventa modello e poi scopre la sua passione per la consolle diventando resident di due club prestigiosi a Milano. Quella di Federico Aldave è già una storia da film, nonostante la sua giovane età (26 anni) e tanta strada ancora davanti a sé. Ma Federico si è già fatto notare per le sue doti da dj e per la sua esplosiva personalità, che l’ha portato in pochissimo tempo nel booth di Armani Privé e del Rocket, e ad essere una presenza fissa delle migliori feste a Milano. L’abbiamo intervistato alla fine di un anno per lui ricco di novità e soddisfazioni.
Foto: Fenton Fox Bailey
Raccontaci di te: come hai iniziato a fare il dj e come ne hai fatto la tua professione?
Ti confesso che ho inizato da poco, da circa due anni. Da quando sono venuto in Italia, a Milano, però conta che suono il pianoforte da più di dieci anni, quindi non è che mi sono proprio improvvisato con la musica. Suonavo in diverse band e in Argentina suonavo in vari locali. Chiaramente quando mi sono trasferito a Milano non mi era possibile portare il piano né tantomeno comprarlo, anche perché sono arrivato qui con 300 euro in tasca. Però volevo fortemente continuare a fare qualcosa con la musica, quindi di quei 300 euro ne ho investiti 150 in una consolle. Così ho iniziato a imparare a usare la consolle, fino a quando mi sono trovato a suonare in una festa molto, diciamo underground, sotto la stazione centrale. Era il tempo del covid, ci siamo capiti… e poi queste feste arrivavano a mille partecipanti, così quando i club hanno riaperto davvero ho iniziato ad affacciarmi anche nei locali ufficiali.
E hai subito trovato un tuo spazio?
Sì, le prime volte non avevo mai nemmeno suonato con le consolle professionali, i lettori e tutto il resto, avevo solo la mia piccola consolle. Infatti ricordo un amico che mi diceva “tu sei pazzo, dove vai? Farai una figuraccia…”.
Invece?
Invece no, è andata bene, io mi sono messo seriamente a studiare tutto ma comunque ormai sapevo mixare e sapevo gestire una strumentazione. Però ho suonato soltanto per una mezz’ora a causa di una serie di circostanze, e visto che era la prima volta che mi trovavo a suonare in una situazione così grande, forse è un bene che abbia fatto il mio figurone per la prima mezz’ora e non una figuraccia per due ore.
Foto: Fenton Fox Bailey
Senti, dacci delle coordinate in più: tu sei argentino di Buenos Aires, giusto?
Sì.
E come sei finito a fare il dj a Milano?
Sono venuto a Milano per lavorare come modello, era il febbraio 2021 e non c’erano le sfilate ma gli shooting sì, quindi mi hanno chiamato e mi sono lanciato. Era ancora un periodo di zone rosse, di contagi, di scarse possibilità di muoversi, però era il mio lavoro, potevo anche spostarmi, sono stato in Inghilterra e altri posti, però come base mi ero scelto Milano.
E sei ancora un modello?
Sì, sì, lo faccio ancora.
Tra cinque anni ti vedi come modello o come dj?
Come dj, senza dubbio. In realtà un’altra mia passione è la recitazione, già recitavo in Argentina.
Pure!
Sì, da cinque anni. Il lavoro da modello arriva da lì, sono stato notato in alcune parti che ho fatto e al Lollapalooza un agente mi ha avvicinato chiedendomi se fossi interessato a fare il modello per pubblicità e shooting, ed è andata così.
Avevi già il taglio alla Mick Jagger?
No, è stata un’intuizione del mio agente.
E avevi già notato questa somiglianza?
Sì e no… un pochino sì ma con questo taglio è molto più accentuata.
E ti piace o ti fa un po’ incazzare?
Mi piace, mi piace! Alla fine è un gioco, no? Perché dovrei incazzarmi?
Senti, ma se veniamo a un tuo dj set, cosa balliamo?
Una house un po’… come definire… progressiva? Però non so se è il termine giusto. Diciamo che ci sono degli elementi un po’ nu disco, dei suoni più dark, un feeling proprio da club, anche un po’ anni ’90 se vuoi. Non so se mi sono spiegato bene ahahah!
Quali sono i club dove suoni attualmente?
Il Rocket di Milano, dove suono una volta al mese e curo la serata Motel Calypso il giovedì insieme a Massi, il proprietario, che suona pure lui il giovedì. Nel 2023 Motel Calypso diventerà anche una label e abbiamo dei grandi progetti per il futuro. E poi, due sabati al mese mi trovate all’Armani Privé, sempre a Milano.
Un club e un festival dove ti piacerebbe suonare?
Bella domanda… il Pacha di Ibiza tra i club, sicuramente. Tra i festival faccio più fatica perché ce ne sono tanti, ma in realtà forse preferisco l’energia di un club, più focalizzata, e poi adoro la performance anche visiva quindi un festival spersonalizza un po’ questo lato del set. Forse mi vedo di più in una Boiler Room, con la gente intorno, l’entusiasmo… un posto dove vorrei suonare di nuovo è il CLUB 69 in Argentina, proprio per questa mia passione per una visione performativa del clubbing: lì ci sono le drag queen, uno stile da Grande Gatsby, mi piace molto, ci ho già suonato ma ci vorrei suonare di nuovo.
Invece produzioni tue pensi di farne?
Sì, ho appena pubblicato un mio edit di ‘Come Together’ dei Beatles ma sto lavorando a una traccia inedita che uscirà per Motel Calypso a inizio 2023 per poi arrivare al mio primo EP in primavera, saranno probabilmente quattro tracce.
30.12.2022