Freddy K. Un nome inciso nella storia della techno romana, diventato cult e a un certo punto, come quello di molti altri protagonisti di quella formidabile stagione, quasi dimenticato, nascosto tra le pieghe di un sistema che aveva preso una direzione diversa, mettendo da parte tanti tra coloro che ne avevano costuito le fondamenta. Ma il vento fa il suo giro e personaggi come Lory D, Leo Anibaldi e, appunto, Freddy K, sono stati riportati al posto che gli spetta. Celebrati e cercati da realtà internazionali di nuova generazioni e da player come Boiler Room. Nel caso di Freddy K, una vera e propria “seconda giovinezza”, come ci dirà lui stesso in questa intervista, tra tour in tutto il mondo, ristampe prestigiose e lo show su SoundCloud nato in questo periodo di permanenza forzata in casa. Di questo, delle sue origini, degli anni ’90, delle trasformazioni della figura del dj e della techno, ci ha parlato a cuore aperto.
Sei un protagonista della techno italiana e internazionale da lungo tempo, come hai iniziato e qual era il panorama nel periodo in cui ti sei affacciato al mestiere del dj in modo professionistico?
Grazie del complimento, per prima cosa. Ho iniziato a interessarmi al mondo dei dj ascoltando hip-hop e seguendo le competizioni del DMC. Avevo un gruppo di amici che facevano principalmente feste private portando tutta l’attrezzatura e la musica. Mi sono avvicinato quindi solo con la passione di imparare a mixare, mi affascinava far ballare altre persone con la musica selezionata da me, è una sensazione unica. Poi arrivò l’acid-house e mi cambiò tutto… sentivo la radio (cosa fondamentale a quei tempi) e andavo nei negozi di dischi a comprare musica ma anche a vedere i flyer delle feste, le riviste, le fanzine. Cominciai a suonare, prima alle feste private, fino poi ad arrivare alle prime feste di pomeriggio, e all’epoca erano situazioni importanti, e a ruotare intorno al giro di Radio Centro Suono grazie a Luca Cucchetti, uno storico dj e conduttore romano dei programmi radio techno per eccellenza Mad Show + Centro Suono Rave. Iniziai perchè mi piaceva mixare e andare in giro la notte… quell’atmosfera un po’ sporca, viziata e nascosta, sai… non avrei mai pensanto di farlo in un futuro come lavoro o meglio lo facevo ma mai pensando che potesse diventare il mio futuro, era tutto spontaneo.
Qual è lo scenario che vedi oggi, invece?
Oggi l’approccio al mondo dei dj è completamente diverso. Non è tanto spontaneo, tanti si avvicinano perchè può essere una professione ben pagata, hai l’attenzione su di te, sei un fico insomma. Quindi nella maggior parte dei casi è tutto visto con un quadro ben delineato e meno spontaneo. E con le nuove tecnologie è anche molto facile essere un dj oggi.
Stanno per uscire delle release di tuo materiale storico in una riedizione molto particolare, me ne vuoi parlare?
Sono tre tracce che facevano parte del mio primo LP su ACV Records (la label dove uscivano Robert Armani, Leo Anibaldi, D’Arcangelo, etc.). Nella versione in vinile erano solo 8 tracce, nella versione CD c’erano 5 tracce in più. Queste tre sono della versione CD mai realizzate in vinil, difficili da trovare su internet; ogni traccia ha la sua storia e si capisce dal titolo di ognuna. In questo momento in cui tutti parlano degli anni ’90 con visioni molto distorte del periodo mi sembrava giusto fare uscire questa release per dire “tu parli degli anni ’90, noi eravamo lì negli anni ’90”. Anche per mostrare uno stile che non è il solito anni ’90 che si pensa oggi… Roma aveva uno stile molto diverso: dark, metallico, quasi rock.
Mi pare che questa riedizione sia il naturale proseguimento di un discorso che ti riguarda. In tempi recenti vedo un riposizionamento molto alto del tuo profilo: serate in club cult, back to back con dj di grande credibilità… come vedi la tua carriera in questo momento?
Beh sì, ho fatto uscire adesso questa release sulla mia label KEY Vinyl perché ho molta più visibilità. Sto vivendo una seconda giovinezza, avevo smesso come dj per un po’, ero stanco delle solite noiose cose legate a questo mondo, niente stimoli. Spostandomi a Berlino ho avuto di nuovo quel brividino nel mixare e mi ci sono completamente immerso di nuovo. E sto vivendo quasi una favola, contentissimo.
Il recupero e la “beatificazione” – passami il termine – di chi ha vissuto da protagonista un certo periodo storico è quasi inevitabile quando quel periodo diventa storia. Nel tuo caso però vedo l’altro lato della faccenda. Secondo me tu ai tempi hai goduto di meno considerazione di quella che ti spettava. Sei d’accordo o mi sbaglio? Cosa hanno significato per te gli anni ’90?
Negli anni ’90 era tutto nuovo… e mi sono vissuto appieno quegli anni avendo anche molto successo con soddisfazioni enormi, mi sono goduto Roma nel miglior periodo di sempre, poi come tutto a Roma passi di moda e quindi devi resistere e inventarti tante cose o addirittura ricominciare da un’altra parte. Ma tutto questo ti crea un’esperienza così solida che poi se riesci a farti notare nuovamente ecco che hai i tuoi risultati. È vero, sono come un nuovo artista ma già con un’esperienza di più di 25 anni di techno… quasi un sogno.
Nel frattempo i dj sono cambiati, la percezione e la posizione sociale del clubbing e della techno sono cambiate, il modo in cui si vive una certa musica è cambiato. Come vedi la techno oggi? Qual è il suo significato culturale e sociale, a tuo modo di vedere?
Come ho detto prima, gli anni ’90 rappresentano l’inizio. Dovevi andarti a cercare la tua musica o i tuoi interessi, nello specifico dovevi andare nei negozi di dischi, sentire la radio, comprare riviste etc. non c’era internet, non c’erano i cellulari così diffusi e soprattuto non c’erano i social media. Un’invenzione bellissima ma distrutta dalla possibilità di comprare like, views, etc. Insomma quello che poteva essere un quadro dei gusti è diventato spesso una realtà finta creata da chi compra e nasconde le radici e la cultura dietro a ogni cosa. Non fraintendermi, se la usi bene è fantastica come cosa, il social media. Quindi oggi la techno è più globale e ovunque, e secondo me si sta vivendo un certo senso di libertà nei party che rende la techno una musica ancora viva. Ovviamente nella grande diffusione c’è anche una grande confusione… tutto sembra omologato ma sicuramente sono caduti tanti tabù e limiti che condizionavano per anni la scena dance in generale.
Visto che sei decisamente on fire in questo momento, cosa stai preparando per il futuro?
Diversi tour, negli USA, Australia, India e tante gigs… ovviamente in stand by vista l’emergenza sanitaria in tutto il mondo, ma fiducioso di poter recuperare tutto al più presto, appena ci saranno le condizioni per farlo. Sono molto impegnato anche con la programmazione della mia label KEY Vinyl che sta andando benissimo. Tra qualche mese saranno rese ufficiali anche alcune date per lo showcase di KEY Vinyl in clubs molto molto importanti. Non vorrei fermarmi mai…
09.04.2020