Foto: Davide Colagiacomo
Ginevra Nervi è una compositrice e una producer, una musicista d’avanguardia che da sempre gioca con la sperimentazione e con il coraggio di portare la propria musica in territori certamente lontani dal consueto, dalle comfort zone di molti dei nostri ascolti. Dopo diverse esperienze e uscite, che vanno da dischi in cui la compnente elettronica è predominante fino a sonorizzazioni e colonne sonore per il cinema – è candidata ai David di Donatello 2021 per la miglior canzone con ‘Miles Away’ contenuta nel film Non Odiare di Mauro Mancini – Ginevra Nervi torna con un nuovo EP, in uscita in aprile, dal titolo ‘Klastós’, in cui la sua maturazione è impressionante, dal punto di vista musicale, produttivo, e vocale. Ad anticipare l’EP, ‘Annihilation’, traccia appena uscita e perfetto apripista per ‘Klastós’. Abbiamo raggiunto Ginevra per un’intervista che si è rivelata un piacevolissimo e interessante confronto.
Dopo due anni di release interessanti tra eletronica e classica ti presenti con un nuovo disco in uscita. Cosa metti sul piatto questa volta?
Metto sul piatto ‘Annihiliation’, un brano che mi presenta in una dimensione inedita, e ‘Klastós’ un EP in uscita ad aprile che effettivamente è stato impegnativo da partorire.
Perché?
Perché dopo il mio primissimo progetto discografico nel 2013 – era molto distante da ciò che faccio ora, ero una ragazzina, una vera esordiente – ho messo in atto una sorta di introspezione un po’ voluta un po’ inconsapevole, perché da allora ho studiato in conservatorio, ho studiato produzione, ho incontrato la musica elettronica, la musica da film, e tutto questo mi ha portato a scrivere brani con contaminzaioni molto diverse tra loro. Nel febbraio 2020 è uscito ‘P!2’, che doveva essere un singolo ma poi è diventato un corpus a sé stante, ed è stato un po’ il ponte tra i lavori precedenti e questo mio nuovo EP, che è il frutto di tante riflessioni e spero sia il biglietto da visita il più possibile veritiero di ciò che faccio adesso.
Come lo descriveresti a chi non ti conosce?
Uh… non sono assolutamente brava a descrivermi attraverso i generi musicali, faccio fatica anche quando devo fare i pitch per le submission, per dire. Mi viene da pensare all’approccio che esercito sul suono, al modo di processarlo, ma anche la matrice pop è molto forte, anche le influenze new wave sono tutte lì.
In passato sono usciti anche dei remix dei tuoi pezzi, qual è il tuo rappto con la musica da club, da ballare?
A me la scena del club affascina tantissimo, non ti nego che per un breve periodo avevo anche pensato di portare avanti un progetto più dance, e mi diverto sempre a giocare con certe macchinette che ho a casa. È una dimensione che mi diverte parecchio, molto più di altre scene di ambito elettronico. E mi manca il club anche come utente, l’interazione con la musica e le persone, per me è un modo per rilassarmi dal punto di vista della fruizione musicale. Per quanto riguarda i remix di miei brani, Anastasia Kristensen come remixer non è stata una scelta casuale: apprezzo il suo lavoro ed è stato naturale contattarla, è stato interessante sentire il suo lavoro su ‘P!2’ che era una traccia piuttosto cupa e che lei ha un po’ ribaltato con maggiore brio e una freschezza sorprendente.
Molto spesso mi trovo constatare con amarezza la quasi totale assenza di producer donne in Italia, le remixer per intenderci: ci sono compositrici e cantanti, manager e promoter, ma mancano quelle figure di “topo da studio”. È una considerazione emersa anche insieme a una figura di grande successo come Marta Salogni. Come te lo spieghi?
È strano, perché effettivamente ci sono le compositrici di elettronica sperimentale ma poche producer nella scena prettamente dance, ed è un molto più fluido in teoria, più accessibile rispetto alla sperimentazione. Credo ci sia da fare un’infinita riflessione sulla consapevolezza delle proprie competenze e delle proprie pulsioni, mi capita di avere a che fare con colleghe che chiedono di essere assistite quando invece potrebbero benissimo fare da sole, hanno i mezzi, il talento, forse noi ragazze facciamo ancora un po’ fatica a pensare di fare certe cose da sole. È il falso mito della figura femminile che non è adatta a compiere certi lavori.
Forse il mondo della dance è ancora un po’ “caserma”, nonostante la sua presunta apertura. Però mi fa strano perchè negli ultmi anni le dj donne sono l’archetipo del successo: Amelie Lens, Charlotte de Witte… oltretutto con un suono spesso duro e aggressivo. È strano che in Italia ce ne siano poche, no?
Sì, io penso sempre che ci sia un grande lavoro da fare a livello di istruzione, di mentalità comune. Ma a partire dai giochi dell’infanzia, da far giocare bambini e bambine con la tecnologia, perché è assurdo pensare ancora come se la tecnologia sia esclusivamente materia da uomini… non è così. Anzi è assurdo, se ci pensi: posso capire il lavoro “da uomini” inteso come lavoro da fatica, per le condizioni fisiche, ma la tecnologia è un lavoro perlopiù intellettuale, di concetto, e allora perché escludere le donne?
Me lo chiedo anch’io… Senti, domanda più frivola: hai un tatuaggio molto particolare sul dorso della mano. Che cosa rappresenta?
È la sinusoide, l’equazione del moto armonico semplice.
Sei di Genova. Come ti ci trovi? C’è una scena, c’è modo di far fiorire le proprie passioni e lavorare con la musica?
In realtà non sono proprio di Genova, sono di Rossiglione, nel parco del Beigua, sulle alture dietro Genova. Vivevo a Roma, mi ci ero trasferita qualche tempo fa ma poi con la pandemia sono tornata qui, ho lo studio e tutto quanto mi serve per lavorare quindi ci posso stare senza problemi. Chiaramente l’altro lato della medaglia è che un piccolo paese non ti porta a grandi contatti in ambito proofessionale, è inevitabile.
Chiudiamo tornando al principio: quando esce ‘Klastós’?
Esce il 23 aprile. Si tratta di una self release, distribuita da AWAL international, che ha sposato il progetto fin dal principio ed è molto entusiasta. ‘Annihilation’ invece è disponibile dal 25 marzo.
26.03.2021