Ieri pomeriggio Sebastian Ingrosso mi ha detto una frase molto interessante che mi ha fatto riflettere: “a volte capita che per fare un passo avanti bisogna farne prima uno indietro”. Si riferiva allo stato attuale della musica dance elettronica, che nel primo giorno dell’Ultra Music Festival di Miami ha dimostrato di essere in una fase particolare, dove gli artisti preferiscono tenere stabile il livello dell’asticella piuttosto che alzarla di nuovo. Non è facile. Negli ultimi tre anni sono state toccate vette inimmaginabili e pensare di fare di più è sinceramente parecchio difficile. La quasi totale assenza di guest star sul Main Stage, ad esempio, confermano la mia tesi e quella di Ingrosso.
In giro c’è molta eccitazione per il primo giorno di Ultra Music Festival. I cancelli non fanno in tempo ad aprirsi che migliaia di ragazzi provenienti da tutto il mondo prendono d’assalto il check ID. Bisogna avere almeno 18 anni e per bere è necessario passare un ulteriore controllo. Il main stage è giù gremito quando Don Diablo apre le marcature. La tensione sul suo volto prima di salire sul palco dimostra quanto sia grande la pressione per gli artisti in un evento del genere. Preferisco spendere la prima ora e mezzo al Bayfront Park girando per le varie zone, per farmi un’idea precisa della logistica e per entrate in partita. La vela dell’Ultra Worldwide e Resistance (Carl Cox MegaStructure) sono caratterizzate (così come il Main Stage) da un uno massiccio e impeccabile di Led che rendono superfluo l’uso dei filtri di Instagram. Ultra Worldwide è uno stage sempre molto frequentato. Figuriamoci ieri con gli idoli di casa in azione: Bro Safari, Slander, Adventure Club, e Jauz ospite finale a sorpresa. Sulla MegaStucture tocca a Capriati alzare la temperatura. Lo fa bene. I soundsystem sono impeccabili. La qualità del suono è altissima anche sotto il ragno di Arcadia dove l’impianto è stato strutturato a 360° in modo da non lasciare scampo.
Come spesso accade, le cose più interessanti accadono sul Live Stage. L’anfiteatro del Bayfront Park ospita, in questo primo giorno, due degli artisti che sto seguendo con maggior attenzione: Youngr e ZHU. Il primo è il figlio di Kid Creole ed è un vero e proprio one man band. Se la suona, se la canta, se la campiona, se la balla. Contagioso. Ho visto molti giovani annotarsi il nome. Molto bene. Il secondo è uno dei protagonisti più attesi di giornata. Innanzitutto non è così semplice partecipare ad un suo live. Poi l’artista di Los Angeles alimenta il mistero non mostrandosi in volto. Il telo bianco delle prime uscite è stato sostituito da un effetto controluce che ne enfatizza la sagoma. ZHU non delude, il suo sound è unico, profondo e sensuale. Un viaggio elettronico accompagnato da un chitarrista elettrico e da un sassofonista che spostano la performance su un livello new vintage veramente interessante.
Mi perdo Garrix, che rivivo in differita on line e mi sembra aver portato a casa benissimo il risultato. E’ l’idolo indiscusso dei giovanissimi che lo aspettano per una foto in ogni angolo e che affollano il Main Stage ed è giusto così. Io se avessi 18 anni e sognassi di fare il dj vorrei essere come lui. L’Arcadia Spider viene molto valorizzato. La “resistenza undeground” viene addirittura proiettata sui grattacieli che fanno da cornice alla location, unica nel suo genere. L’attenzione verso il genere fa intuire un leggero spostamento della bilancia verso queste sonorità che ampliano l’offerta. E’ molto bello veder convivere tutti i genere insieme appassionatamente in questo modo.
Chiudono la prima giornata Diplo e i suoi Major Lazer. Sono degli eroi nazionali. Non faticano per nulla. Il loro marchio di fabbrica è noto, appoggiato su fondamenta salde e credibili che rendono l’act di Diplo uno dei migliori in circolazione, nonostante ‘La Gasolina’. Mi aspettavo qualche ospite a sorpresa che non c’è stato. Sono loro le star e vestiti di bianco si godono un momento unico per la carriera di un artista. Il bilancio del primo giorno di Ultra Music Festival è positivo. La partecipazione fisica e affettiva è ai massimi livelli. Il sold out ne è la prova. Personalmente avrei preferito sentire il sempre impeccabile Armin Van Buuren in uno slot differente, magari al posto di Alesso sempre più orientato verso la dimensione pop. Ma il pubblico sembra gradire e questo in un festival come Ultra è un dato imprescindibile.
25.03.2017